~parte 12~

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Uscito dalla doccia, Alex si mise una tuta da ginnastica, scarpe sportive e uscì per fare jogging.

Vicino a casa c'era un bel parco dove poter correre e pensare. Il grande giardino era aperto per ricevere visitatori e sportivi, anziani e bambini. La giornata era bellissima e, nonostante fosse inverno, il sole riusciva a riscaldare la pelle.

Alex correva senza musica nelle orecchie. Quel giorno voleva sentire i rumori della natura: il gorgoglio del ruscello, lo starnazzare delle oche, il canto degli uccelli. Aveva bisogno di una carezza di vita e voleva assicurarsi di essere vivo anche lui. Dopo quello a cui aveva assistito, dopo quello che era successo, gli era sembrato davvero di morire dentro. Per un attimo aveva scavalcato quel parapetto insieme a Eluana e si era buttato con lei.

Aveva sfiorato la morte, l'aveva vista. Anche Eluana l'aveva accarezzata, ma lui era intervenuto in tempo. Quello era ormai un pensiero fisso e non voleva proprio allontanarsi dalla sua mente che puntualmente rievocava quei momenti di panico. Cercò di concentrarsi sui suoi passi, sulla curva che stava sopraggiungendo, sul breve rettilineo, poi sul proprio respiro e sullo scricchiolio della ghiaia sotto i piedi. Il cuore batteva al ritmo dei suoi passi ma senza stancarsi più di tanto. Non una goccia di sudore, né dolore ai muscoli. Alex era abituato ad affrontare ben altri sforzi. Nella vita praticava e insegnava il karate e dallo sport aveva imparato l'importanza dell'atteggiamento mentale nei confronti del mondo. Forse anche grazie alla lunga pratica delle arti marziali, si sentiva molto incuriosito e attratto dalla natura che lo circondava ma anche dalla natura dell'essere umano in sé. A volte, a causa di questa sua sensibilità, si sentiva davvero fuori posto, diverso dagli altri ragazzi della sua età.

Nella sua totale concentrazione, Alex non si accorse della figura poco dietro di lui che lo stava seguendo, calcando la ghiaia con il suo stesso ritmo. I loro passi battevano al suolo all'unisono, forse solo con una pressione più udibile, come se a correre sul quel terreno ci fosse una persona più pesante di Alex, ma niente più.

Lei lo seguiva a distanza di pochi metri, scrutando tutti i particolari del suo corpo. Dalla tuta attillata poteva intravedere un fisico asciutto, atletico e forte. Altezza perfetta, spalle ben piazzate, collo apparentemente fine, liscio e abbastanza muscoloso. La rasatura dei capelli corvini iniziava poco sopra la nuca e poi eccola, finalmente! L'aurea luminescente che tanto sperava di trovare, partiva dalla testa di Alex e inglobava tutto il corpo.

Era proprio ciò che stava cercando.

Vanessa si mise gli occhiali da sole per non essere infastidita da quella luce potente che sembrava quasi esplodere da dentro il corpo del ragazzo. Una luce abbagliante che faceva male soltanto a fissarla per pochi secondi, che avrebbe accecato chiunque, eccetto i rozzi esseri umani. Loro erano immuni alla luce e sembravano quasi non accorgersi di quello che succedeva davvero intorno a loro. Nascevano, crescevano, si riproducevano a caso senza nemmeno pensarci, lavoravano tutta la vita, invecchiavano e morivano. Uno spreco di energie completamente inutile. Dall'altra parte, invece, queste cose non succedevano. Vanessa lo sapeva, ma vederlo di persona era scandaloso, così come era scandaloso il semplice fatto che tutti loro fossero lì, messi di proposito, ma nascosti e mimetizzati per non suscitare paure, incomprensioni e forse inutili guerre.

Vanessa procedeva leggera spiando Alex, aveva visto quello che voleva vedere e la missione di quel giorno era stata compiuta, ma non aveva ottenuto ancora quello per il quale era stata mandata. Il suo incarico non era ancora terminato e la trasferta tanto meno.

Alex si fermò improvvisamente e si voltò.

"Mi sta fissando, maledizione, devo far finta di niente," pensò Vanessa intimorita. Abbassando lo sguardo superò Alex e iniziò a correre più velocemente per allontanarsi senza destare alcun sospetto.

Mentre correva, Alex si era reso conto che dietro di lui procedeva una figura. Con la coda dell'occhio aveva intravisto una ragazza bionda con la tuta bianca, alta, snella e molto piacente. Poteva avere circa la sua età e correva con gli occhiali da sole. Per osservarla meglio si era fermato di colpo, ma lei l'aveva superato e si era messa a correre più veloce. Come Vanessa gli passò a fianco, Alex si sentì investire da una folata di aria gelida che lo fece rabbrividire. Un fumo ghiacciato misto a vapore cristallino si sollevò intorno a lui fino a che non vide più niente. Quando la nebbia si diradò, la ragazza era scomparsa.

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