Mattia

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Mi è uscito, spontaneo, poco sicuro, di getto, senza pensarci.
"In vino veritas"? No, è diverso, sono sobrio, troppo per sopportare questa situazione, ed è Emma che mi fa dire la verità, non un vino qualsiasi, non una droga, Emma. Semplicemente.
Forse i suoi occhi
Forse il modo in cui la sua pelle era in contatto con la mia
Forse le sue labbra, che non sono come quelle di nessun'altra
Forse il suo respiro, insieme al mio
Forse i suoi occhi mentre io sprofondavo in lei, senza nessun cazzo di preservativo
Forse il profumo dei suoi capelli
Forse quello che ci siamo detti in tutti questi mesi, ma solo con gli occhi, perché a volte le parole sono si troppo, o non sempre si possono accettare
Forse il modo in cui mi guarda la mattina
Il modo in cui mi dice Cretino, è colpa tua quando invece ride e sa che questa volta ha sbagliato lei
O forse il modo in cui mi parla a raffica anche dopo che veniamo, anzi soprattutto dopo, ma non tanto questo, ma il fatto che adoro ascoltarla, anche dopo che vengo.
Forse il suo incazzarsi col mondo, e rifarsela anche con me, a volte bastano due minuti, a volte le servono ore per sbollire, ma un sorriso non manca mai.
Forse il colore della sua pelle, come diventa quando le dico che non solo è bella, ma che non la cambierei.
Forse il modo in cui mi parla di notte, sottovoce, mentre ci diciamo cose stupide,
Mentre facciamo l'amore.
Forse quando mi picchia così forte che mi tocca prenderla di forza e farle il solletico sul divano, fino a che non mi chiede scusa.
Forse per il semplice fatto che ho sofferto troppo, che ho rincorso troppo qualcosa, da arrivare ad una perfezione che non credevo di trovare.
Forse perché il nostro non è un amore facile, come quello dei film, come le nostre vita, come la nostra situazione.
Forse è tutto il contorno, intrigante, difficile, insostenibile, divertente, mai noioso, da prendere al volo, da litigare ogni santo giorno, da prenderci in giro ogni minuto.
O forse sono solo un deficiente. Come cazzo ho potuto.
Sono sembrato uno scemo, che diceva una cosa senza senso, una cosa che non sono abituato a fare, lasciare un ti amo a mezza aria.
Ma che cazzo ho fatto?

Stamani mattina poi è stato molto tutto più veloce, più freddo, come se ci conoscessimo meno, se così si può dire. Abbiamo quasi fatto finta. Di non conoscersi negli angoli della stanza dove ci scontravamo mentre facevamo le "valigie". Infondo al letto disfatto dove abbiamo dormito, lo ha rifatto lei. Il letto neanche toccato dove nessuno di noi due ha dormito.
Abbiamo spento l' abat-jour. Quella grande della stanza, e una delle due accanto ai letti, la sola che avevamo acceso.
Abbiamo fatto tutto in silenzio, l'ho aspettata mentre si truccava, sulla poltrona della stanza con il telefono in mano, come se la donna nel bagno, non fosse la mia.
Potessi ritornare a quel momento mi metterei sulla cornice della porta appoggiato, a guardarla, sbilanciata sul lavandino, per essere vicina allo specchio, a truccarsi.
Come sempre, come piace a me.
Ho fermato la porta con la mia valigia, l'ho fatta passare. A capo basso, ma non malinconica, certo, non come se andasse ad una festa, ma rilassata.
Chissà come avrà preso quelle parole. Chissà se avrà capito, se vorrebbe chiedermelo, se non le importa, se sta facendo così per allontanarsi da me, perché le mie parole le sono sembrate azzardate, di troppo fra noi due. Di troppo per noi due.

Un cenno con la testa, d'intesa, e poi l'ho vista sparire, e poi anche il treno, in lontananza tra le rotaie. Veloce.
Abbiamo girato per la stazione di Firenze, i tabelloni sfocati dai miei occhi, pieni di rabbia, frustrazione e non so cosa.
La toilette, una piccola cappella, un giornalaio, altre stanze con vetri sporchi in cui non si vede il dentro. Una panchina.
Una ragazza giovane è incinta, si tocca la pancia, è a telefono, arrabbiata, è bellissima.
Troppo giovane per essere nello stato in cui è, chissà quante ne avrà passate.
Mi soffermo a guardarla troppo e lei mi guarda male, come per dirmi un Che cazzo vuoi anzi, quasi me lo aspettavo, mi avrebbe risvegliato dall'incubo.
Mi giro di scatto, non sa chi sono fortunatamente, e la voglia di girarmi di nuovo è talmente tanta che mentre la guardo, mi chiedo quale stronzo abbia avuto il coraggio di lasciarla in una stazione da sola, incazzata al telefono, con una pancia più grande di lei.
Io non mi sarei staccato un attimo. È bellissima. Ma ciò che nutro è solo tenerezza e rabbia per uno stronzo a caso. Per un attimo stacco la mia mente da Emma, ma sento il treno arrivare.

Lo stesso treno, due persone diverse.
Ma come si salva una persona che non vuole essere salvata?

Al sorgere del giorno, nel giro di un istante. [[Mattia e Emma]]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora