2. Quel Maggiordomo, Dubbioso

1.6K 155 63
                                    

Saldarono il conto di mattina presto.

L'assonnato portiere non gradì dover maneggiare i soldi con gli occhi ancora mezzi chiusi, ma fece il suo dovere. Se avesse saputo chi aveva davanti, forse avrebbe ringraziato tutti i santi di sua conoscenza che il Conte non avesse riversato su di lui le sue lamentele.

L'unico motivo per cui Ciel si era accontentato di trucidarlo con gli occhi era stata la fretta. Si sentiva del tutto sveglio e criticare era uno dei suoi passatempi preferiti, ma non poteva rischiare di perdere il traghetto. Non intendeva passare un minuto di più in quel tugurio, il cui unico merito era essere vicino al molo. « Se ti azzardi a trascinarmi di nuovo in un simile postaccio, giuro che come minimo ti cavo gli occhi. » disse, una volta fuori dall'edificio. Altro che ottima reputazione! Era stato uno scherzo di pessimo gusto e l'avrebbe fatta pagare a quel dannato.

Sebastian non si scompose. « E cosa ve ne fareste, poi, di un demone cieco? » chiese, beffardo.

Ciel si voltò e sorrise. « Sono abbastanza sicuro che tu possa cavartela egregiamente anche senza la vista. » rispose, mellifluo, quindi riprese a camminare.

Sebastian inarcò un sopracciglio, ma non rispose. Si limitò a portare i bagagli come se fossero senza peso. Un paio di volte dovette indirizzare il padroncino ‒ che si ostinava a voler "guidare" anche se non aveva idea di dove andare ‒ sul giusto percorso, ma riuscirono a raggiungere il traghetto senza perdersi.

Il St. Anne non era una nave da crociera. Rispetto al Campania era quasi minuscolo. Certo, restava comunque più massiccio di un battello da fiume, ma avrebbe potuto portare appena un terzo dei passeggeri del transatlantico su cui si era consumata la tragedia dei cadaveri semoventi.

Ciel arricciò il naso. Quel viaggio si stava dimostrando ancor più ostico di quanto avesse supposto all'inizio. Scosse la testa.

La ressa intorno alle passerelle di terza classe appariva opprimente già a distanza, mentre per la prima le cose sembravano funzionare con più calma. I passeggeri erano disposti in una fila ordinata, già muniti di biglietto, e il censimento pareva fluire con una certa rapidità.

Conte e maggiordomo si unirono alla coda. Nessuno dei due parlò, per tutto il tempo dell'imbarco, che fu lungo e tedioso.

« Avete la cabina diciassette, Conte Phantomhive. Ponte di passeggiata, verso prua. Seguite i cartelli. » disse l'attendente, una volta ritirato il biglietto. « Partiremo tra un'ora al massimo. »

Ciel si morse le labbra e annuì. Era stato paziente fino a quel punto; non poteva esplodere proprio alla fine, anche se sentiva l'irritazione gorgogliare nel suo stomaco ‒ o era la fame? Decise di non volerci pensare e si mise in cerca della cabina.

I cartelli erano a prova di idiota, tanto che persino quei tre svampiti dei suoi domestici sarebbero riusciti a seguirli. Mancavano solo i disegnini.

Il Conte sbuffò e inserì la chiave nella toppa.

Se non altro, la cabina era all'altezza delle aspettative. Non più grande della stanza dove aveva trascorso la notte, era di certo meglio arredata, con un'allegra carta da parati a righe bianche e azzurre e un bel letto comodo nell'angolo.

Sebastian si dovrà accontentare della poltrona, stavolta. pensò Ciel, con un sorrisetto. Si fece da parte per permettere al maggiordomo di portare dentro i bagagli, quindi chiuse la porta. « Una volta a Dublino, dovremo subito iniziare le ricerche. » disse. Sedette all'indiana sul letto e appoggiò la schiena contro la parete.

Il maggiordomo lo guardò.

« Come prima cosa, dovrai procurarmi i verbali della polizia e una lista completa delle vittime. Voglio sapere quando sono spariti, dove e quando sono stati ritrovati e se c'era qualche legame tra di loro. » ordinò il Conte.

Tetragrammaton [Completa]Where stories live. Discover now