22. Quel Maggiordomo, Orgoglioso

867 102 56
                                    

L'aria nello studio era satura di tensione.

Ciel camminava avanti e indietro, scuro in volto, e si tormentava il mento con una mano.

Il diavolo non era abituato a vederlo così e nemmeno Mey Rin, ma nessuno dei due osava parlare.

Il Conte si bloccò di colpo e li fissò. « Raccontatemelo di nuovo. »

« Elano una dozzina di signoline miscole, signorino. Avevano le ali e blillavano di luci cololate. Hanno detto che la signolina Susan apparteneva a lolo e l'hanno portata via, mentre una è limasta indietlo a combattere. » spiegò la domestica. Non aveva più gli occhiali a ingentilirle il viso e il rossore sulle sue guance contrastava con i tratti duri del sul viso. Non riusciva ad accettare lei per prima che la sua mira perfetta si fosse rivelata inutile contro quelle strane creaturine.

« In compenso, » intervenne il maggiordomo « siamo riusciti a catturare la fastidiosa intrusa. » Indicò il barattolo in cui la fata si dimenava come un'ossessa e sorrise: poteva provarci quanto voleva, ma non sarebbe riuscita ad abbattere la barriera magica che la imprigionava.

Il ragazzo si piegò in avanti e la guardò. « Come ha fatto una cosina tanto piccola a battere voi due, grandi e grossi come siete? »

« Non mi ha battuto, signorino. » si difese il demone. « Altrimenti non sarebbe lì dentro. »

« Ma le sue compagne sono fuggite con la signorina Beresford. »

Mey Rin abbassò gli occhi e si torse le mani. « I miei ploiettili limbalzavano, signolino. Non capisco pelché. »

Ciel non si disturbò a spiegarglielo. Tamburellò con il bastone sul pavimento e li fissò. « Sarete voi a spiegarlo ai suoi genitori. » decise. « La colpa è vostra, perciò assumetevene la responsabilità. E adesso andatevene: devo pensare. »

La domestica uscì di corsa, con sollievo.

Sebastian, invece, rimase dov'era.

« Non mi hai sentito? » gli chiese Ciel. « Vattene. »

« Non desiderate interrogare la prigioniera, signorino? »

Ciel si piegò verso il barattolo. « Perché, parla? »

"Certo che parlo!" esclamò la fata, offesa. "Solo, non a uno sclábhaí*  come te."

« Attenta a come ti rivolgi al mio padrone, moscerino. »

"Come se potessi aver paura di un diabhail**!" rise lei. "Non siete altro che parassiti."

« Questo parassita ti ha chiuso in un barattolo, lucciola. » intervenne Ciel. In genere era il primo della fila, quando c'era da dare il tormento a Sebastian, ma in qualche modo lo infastidiva che qualcun altro potesse prendersi tanta libertà con il suo servitore.

La fata fece frullare le ali e incrociò le braccia. "Ha avuto solo fortuna."

« Può darsi, » le concesse il Conte « ma questo non cambia il fatto che sei nelle nostre mani, ora, perciò... ti conviene cominciare a parlare, se tieni a quelle ali. »

"Non ti dirò proprio niente!" esclamò la prigioniera. "La ragazza ci appartiene e voi non ce la porterete via."

« Siete voi che l'avete rapita e strappata ai suoi genitori. » la corresse il giovane lord.

"Ha! Questa è bella!" disse la creatura. "Lei ha scelto di venire con noi. È stata lei a invitarci a entrare e a chiederci di salvarla dall'Ombra."

Ciel assottigliò lo sguardo. « Dunque siete state voi a istillarle quel sogno. L'avete terrorizzata fino a irretirla. »

"Non essere stupido!" lo rimproverò la fata. "Sognare l'Ombra è qualcosa che non augurerei nemmeno a te o quello spilungone lì. Figurarsi se avremmo mai potuto fare una cosa del genere ad una nostra sorella!"

« E cosa sarebbe quest'Ombra? » la incalzò il ragazzo. « Non vorrai farmi credere che anche le fate hanno i loro babau. »

"Nemmeno noi sappiamo cosa sia." ammise la minuscola donna. Alzò lo sguardo verso di lui attraverso il vetro e sedette all'indiana al centro del barattolo. "Sappiamo solo che da secoli ci dà la caccia per rubare la nostra luce."

« E cosa dovrebbe farsene della signorina Beresford? Lei non mi sembra abbia alcuna luce fatata da rubare. »

La fata si morse le labbra.

« Credo di averlo capito, signorino. » intervenne Sebastian. « La figlia del marchese è una changeling, una bambina scambiata. »

« Vuoi dire che è una fata? »

« Solo per metà. » chiarì il demone. « È figlia di una creatura fatata e di uno degli umani rapiti prima di lei. Non è abbastanza fatata per dominare e lo è troppo per essere dominata. Per le fate, quelli come lei sono pericolosi. Per questo, quando nasce uno spriggan ­­– è questo il termine irlandese, no, lucciola? – viene subito scambiato con un neonato umano, che invece può essere allevato come schiavo. »

"Non è vero!" sbottò la minuscola creatura. "Noi mandiamo gli spriggan tra di voi per proteggervi, stupidi umani ingrati! E gli umani che vivono con noi sono felici!"

« Quindi la signorina Beresford è davvero una changeling. » la zittì Ciel. Si accarezzò il mento e fece il giro della stanza diverse volte. « Dubito che ai genitori possa importare. Rivorranno la figlia e basta, fata o non fata. »

"È fuori discussione." disse la prigioniera. "Riportarla tra gli umani significa condannarla a diventare preda dell'Ombra. Mi rifiuto di fare una cosa del genere!"

« Allora temo che resterai in quel barattolo per molto, molto tempo. »


* Schiavo.

** Demone.


Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Buona domenica, fanciulle!

Questo capitolo è più corto dei precedenti, ma prometto che compenserò con il prossimo, che sarà bello corposo. Ho fatto un pasticcio con la lunghezza delle scene e mi sono rotta la testa per decidere come sistemare la cosa, ma prometto che sistemerò tutto.

Intanto, si chiariscono un paio di altre cosette a proposito di Susan e spero che la cosa vi stia intrigando. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete fare di me una scribacchina felice.

Ci sentiamo nei commenti! Kissini! <3

Tetragrammaton [Completa]Where stories live. Discover now