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Scusate il ritardo...


POV ALEC

"Ne ho sentito parlare", liquidai in fretta Renuar quando tentò di aggiornarmi su alcune dicerie che infestavano il villaggio.

Nadine mi aveva raccontato dettagliatamente ciò che era riuscita a scoprire riguardo le sparizioni dei bambini. Nonostante la stanchezza, quella notte l'avevo presa due volte, addormentandomi solo alle prime luci dell'alba. Mia moglie si era comportata come una donna appassionata, dando e ricevendo tutto ciò di cui era capace, eppure ogni suo movimento era stato frenato e teso. Sapevo che stava soccombendo alla preoccupazione e che non si sarebbe data pace finché non fossimo riusciti a ritrovare ogni bambino. Ma sapevo anche che la volevo fuori dal quel problema. Mandarla in prima linea avrebbe significato due cose: distrazione da parte dei miei uomini e preoccupazioni per me.

Prima di ogni cosa la volevo al sicuro, poiché ero consapevole che i suoi comportamenti emancipati prima o poi avrebbero attirato su di lei la curiosità della gente. Molte donne l'avrebbero presa come modello e questo avrebbe condotto gli uomini al malcontento. Altre invece l'avrebbero additata ed emarginata. In entrambi i casi, il suo comportamento avrebbe attizzato la rabbia degli uomini. E nel momento precario in cui ci trovavamo non c'era nulla di più pericoloso . L'odio verso la moglie del Signore avrebbe portato ben presto ad una rivolta.

In secondo luogo non avevo la forza di sopportare altre preoccupazioni. La sua presenza costante accanto ai miei uomini avrebbe fatto sì che l'intero esercito si deconcentrasse sui propri obiettivi, spostando l'attenzione su di lei. Da troppo tempo erano lontani dalle loro case e dalle loro spose, e sebbene mi fossi accertato che la loro condotta nei confronti di Nadine fosse rispettosa, era probabile che il suo corpo snello e aggraziato li avrebbe spinti ad occhiate o gesti involontari di seduzione. Inoltre non si sarebbero mai lasciati comandare da una femmina, arrivando inevitabilmente a disertare.

No. Non potevo averla sempre tra i piedi. Le donne erano ingestibili, esseri diversi che ragionavano in un modo a me completamente oscuro. Talmente oscuro che nessun manuale avrebbe potuto indirizzarmi nella scelta del giusto atteggiamento da riservarle. Ogni mia parola rischiava di offenderla, sebbene fossero i miei pensieri ciò che più di ogni altra cosa avevano la capacità di allontanarla da me. Per quanto tentassi di colmare le nostre divergenze c'era un abisso di sofferenza e pregiudizi che ci teneva su due coste diverse. I nostri rispettivi secoli avevano fatto di me e lei due persone diametralmente opposte, incapaci di comprendersi nonostante i molti tentativi per adeguarci l'uno all'altra. Solo in rari casi eravamo sulla stessa lunghezza d'onda e quando succedeva diventavamo come il bianco e il nero. Io rappresentavo l'oscurità, mentre lei portava in sé tutte le sfumature che a me mancavano. Visti dall'esterno potevamo apparire come uno il completamento dell'altro, ma nella realtà le cose erano completamente diverse. Eravamo come una tavolozza di colori fusi insieme e nessuno avrebbe potuto dire con certezza dove finiva uno e iniziava l'altro. Ma non bastava. Non ci bastava. Le ondate di pregiudizi e di incomprensioni ci spingevano uno lontano dall'altra e l'oceano teneva i nostri cuori su due terre diverse: potevamo vedere i sentimenti nascosti in quell'organo strano e mutevole, ma non avremmo mai potuto toccarli.

Osservai l'oceano davanti a me. La spuma dell'acqua di accartocciava contro le rocce per poi venir risucchiata indietro e dissolversi come neve al sole. Quel posto, dove le onde e le scogliere si aggredivano da centinaia d'anni, era il mio rifugio. L'unico luogo che mi permetteva di rincorrere i miei pensieri senza che nessuno mi disturbasse. Per questo la presenza di Renuar era da me poco tollerata. Stava facendo il suo dovere, era vero, e lo stava facendo bene. Senza il suo aiuto prezioso il mio esercito sarebbe stato debole e vulnerabile. Ma se ero qua, lontano dalle voci e dagli occhi dei miei uomini, era perchè le luci dell'alba avevo acceso in me il desiderio di fare chiarezza sul mio matrimonio. Nadine aveva fatto la sua scelta. Tra il futuro e me, aveva scelto me. Malgrado questo, entrambi non potevamo accantonare ciò che le era accaduto. La sua presenza nel 1612 era sbagliata e mistica, e qualcosa, forse la paura che avevo al solo pensiero di perderla, mi spingeva a sospettare che prima o poi sarebbe scomparsa, senza lasciare alle sue spalle alcuna traccia della sua presenza. Non potevo negoziare coi miei sentimenti; perderla in quel modo sarebbe stato terribile poichè non mi avrebbe lasciato nemmeno la possibilità di piangere una tomba a lei dedicata. Avrebbe lasciato nella mia vita solo il suo ricordo, fievole e incerto come un sogno che si ricorda di aver fatto ma che ugualmente si ripresenta alla nostra mente spoglio di qualunque dettaglio.

SE TI PRENDO SARAI MIA // Vincitore #wattys2016 "In Tutte Le Librerie d'Italia"Donde viven las historias. Descúbrelo ahora