2. Occhi di ghiaccio

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Punto di vista di Harry

"Per quanto dovremmo stare a questa festa del cavolo?" domandai salendo sulla nostra macchina privata e sedendomi sul sedile con il livello di grazia al minimo.

Io e i ragazzi avevamo alcuni giorni liberi dal tour, il che succedeva sempre più raramente, e l'idea di doverli passare a delle feste del genere non mi piaceva per niente, soprattutto quando avremo potuto davvero rilassarci e buttare giù qualcosa per il nuovo album. I manager ci stavano con il fiato sul collo da quando Zayn se ne era andato, mettendoci praticamente sulla bocca di tutti, e noi non facevamo passi avanti riguardo l'album imminente. L'unica cosa che sapevamo era che il 13 novembre migliaia di fan avrebbero avuto tra le loro mani il frutto di un anno di lavoro, il quale però non aveva ancora un nome o una scaletta ben definita. Era da gennaio che ci lavoravamo eppure nessuno di noi quattro era pienamente soddisfatto di quello che avevamo fatto finora, forse perché era l'ultimo album prima della pausa che si stava facendo sempre più reale man mano che i giorni passavano. Con questo lavoro volevamo fare qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta in una maniera che mai fatta prima, eppure non sapevamo da dove cominciare o come arrivare a quel traguardo. Semplicemente aspettavamo che qualche idea ci colpisse in pieno, come era già successo in passato, però ormai avevamo il tempo contato e i produttori volevano l'album pronto per la metà di agosto.

"Andiamo Harry! Pensavo che ti piacessero le feste" rispose Niall sedendosi al mio fianco. Tra lui e Louis non sapevo chi fosse peggio, delle volte mi chiedevo se i più "normali" fossimo solo io e Liam. Per tutto il giorno non avevano fatto che parlare di questa festa, come se fosse la prima alla quale partecipavano, e alla fine riuscirono a trasmettere il loro entusiasmo pure a Liam. Inutile dire che, essendo tre contro uno, quello che pensavo o che volevo fare valeva ben poco, soprattutto se di mezzo si mettevano i manager con le loro frasi tipiche sul fatto che dovevamo farci vedere più spesso in giro. Le loro strategie per attirare più l'attenzione su di noi, proprio in questo momento della nostra carriera dove stavano succedendo fin troppe cose contemporaneamente, finivano sempre con qualche nuovo articolo di giornale con le nostre facce stampate in prima pagina. Le uniche speranze che avevo per questa sera erano di ubriacarmi fino a dimenticare la serata e di trovare altri modi per passare il tempo.

"Si mi piacciono...ma non è questo il punto".

"Allora qual è il punto?" si intromise Liam staccando gli occhi dal suo telefono, quasi scocciato. Da quando si era lasciato con Sophia non lo vedevo sorridere come una volta. La loro rottura era stata una sorpresa per tutti, compresi noi membri della band. Liam era stato veramente male e non sapere come aiutare uno dei tuoi migliori amici era stata la cosa peggiore, tutti e tre ci sentivamo impotenti davanti alla sua depressione e una parte di me mi diceva che se aveva continuato a salire sul palco con il sorriso sulle labbra era solamente perché si sentiva in dovere di farlo per le fan e per noi. Ovviamente i manager l'avevano presa superficialmente, un po' come tutte le cose che succedevano nella nostra vita privata, e anche se Liam non ce lo aveva detto direttamente sapevamo che lo avevano costretto ad esibirsi pure quando il dolore gli si leggeva in faccia.

"Lasciamo stare" sbuffai voltandomi verso il finestrino oscurato. Sinceramente non sapevo nemmeno io il motivo per cui non mi andava di andare a quella festa, forse semplicemente non era giornata. Era inutile negare che in questi ultimi giorni fossi stato più nervoso del solito, mi capitava spesso durante il tour soprattutto quando la voglia di prendersi i propri tempi era tanta. Quando si era in tour era tutto una continua corsa e non ci si poteva permettere di fermarsi per prendere fiato, perché equivaleva a rallentare un qualcosa di più grande di noi.

Amavo il mio lavoro, era quello che volevo fare fin da piccolo quando fingevo di esibirmi nella mia piccola cameretta, e non avrei cambiato niente per nulla al mondo, però in questo momento desideravo ritrovare un po' i miei tempi. Erano mesi che non tornavo a casa e passavo del tempo con la mia famiglia, la quale però mi supportava giorno dopo giorno. Non vedevo Gemma da settimane e lo stesso valeva per mia madre e Rob, però in fondo era sempre stato così e non avrei potuto fare nulla per cambiare le cose. Solitamente non stavamo nella stessa città per più di due giorni, solamente in casi particolari come interviste o esibizioni ci fermavamo un giorno in più per poi ripartire ancora più veloci di prima. La mia vita, come quella dei miei compagni, ormai era tutta una continua corsa contro il tempo e contro gli impegni, tanto che delle volte tutti e quattro ci ritrovavamo esausti. Nonostante tutto però andavamo avanti perché era giusto farlo, perché questa vita ce la eravamo cercati noi e nessuno avrebbe mai voluto tornare indietro. Nei primi anni eravamo tutti mossi dall'entusiasmo provocato dalla fama, da quel desiderio che si faceva sempre più reale davanti ai nostri occhi, ma ora come ora sapevo di non possedere più quella passione che mi spingeva a dare tutto me stesso come all'inizio.

Lost In Your Eyes ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora