Buon viso a cattivo gioco

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Louis' POV

La notte la passo insonne non riuscendo a dormire, troppe emozioni, troppi pensieri, troppe preoccupazioni. Se stessimo sbagliando tutto? Non riesco a immaginare un mio futuro senza lei, senza noi. Sarebbe come vivere senza respirare, concentrarsi non mettendo a fuoco l'obbiettivo, guardare la tv ma non il film, sognare di dormire abbracciato a lei e svegliarmi da solo. So di aver fatto una promessa alla piccola Lois, ma per quanto mi possa impegnare non credo di poterla mantenere. Mi addormento con questo brutto presentimento e dieci minuti dopo suona la sveglia che mi riporta alla triste realtà quotidiana. Accompagno Lois a scuola ma prima ci fermiamo in un bar dove facciamo la colazione dato che non c'era più latte a casa.

"Papà, a scuola tutti i miei compagni fanno uno sport dopo la scuola" mi comunica la mia cara figlia, mangiando la brioche.

"Ne vorresti praticare uno anche tu?" le chiedo intuendo il punto a cui vuole arrivare.

"Sì, voglio giocare a calcio così ti potrò battere" esclama convinta la bambina.

"Va bene, in giornata mi informerò per una scuola di calcio. Però ti avviso che sarà davvero dura battermi" affermo accettando la sua sfida e lei ride mentre le prendo la mano per andare verso la scuola.
La mattina non è cominciata poi tanto male come mi aspettavo, a renderla migliore ci ha pensato la dolce Eloise. Ma il peggio doveva ancora arrivare e purtroppo non per il servizio fotografico. La modella con cui ho lavorato oggi è molto brava nel suo lavoro, non che debba fare nulla di impossibile, ma a volte mi capita di lavorare con delle persone incompetenti. Soddisfatto del mio lavoro, scarico le fotografie sul computer e inizio a modificarle per la prima pagina di "Vogue".

"Signor Tomlinson, posso vedere come sono venute le foto?" mi domanda la ragazza che poco prima stava posando sul set.

"Chiamami Louis, mi fai sentire vecchio chiamandomi così" le rispondo gentilmente, invitandola a superare la scrivania per vederle dal pc. Senza indugiare troppo mi viene accanto mettendomi una mano sulla spalla e avvicinandomi a lei.

"È un vero peccato che tanta bellezza rimanga nascosta dietro a un obbiettivo, non credi Louis?" mi domanda sedendosi sulla scrivania, di fronte a me.

"Concorderei con te, se avessi una vaga idea di chi stai parlando" le rispondo confuso alla biondina con gli occhi azzurri come i miei. Lei ride appena finisco la frase ma vedendo che ancora navigo nel buio, continua incredula:"Davvero non ci arrivi?"

Io semplicemente muovo il capo in segno di negazione e lei molto sorpresa dice:"Parlo di te, occhi blu"

"Non credo di essere tagliato per questo lavoro" affermo molto francamente.

"Fammi indovinare, moglie gelosa?" domanda mostrandomi la sua mano e indicando il dito con la fede per farmi capire come sapeva del mio matrimonio.

"No, in realtà non ci ho mai pensato"

"Mi piacerebbe lavorare sul set con te. Se dovessi cambiare idea, questo è il mio numero" afferma mentre scrive su un foglio il suo telefono e nome. Uscendo dal mio ufficio mi manda un bacio mentre io cerco di capire come una ventenne possa trovare attraente un uomo sposato con più di trent'anni. Ok, non proprio sposato ma comunque molto più vecchio di lei. Leggendo il biglietto scopro il suo nome, Allison Black. Non ho nemmeno il tempo per realizzare che una ragazzina di appena vent'anni, se non meno, ci abbia appena provato con me che dalla porta entra Erica decisamente arrabbiata seguita da uno scimmione.

"Chi era la biondina che è uscita dal tuo ufficio?" domanda come se fossi sotto processo.

"Una modella con cui ho appena finito di lavorare...e lui invece è il tuo bodyguard?" le rispondo alludendo al palestrato alle sue spalle.

"No, non ci siamo ancora presentati. Sono William King, il suo fidanzato" interviene lo scimmione elegante porgendomi la mano.

"Louis Tomlinson, il suo ex marito" mi presento con l'amaro in bocca per quella parola che precede marito.

"Siamo qui proprio per questo, io e Erica vogliamo sposarci ma per farlo ci servono i documenti del divorzio firmati" mi informa freddamente il nuovo compagno della bimba che gioca nervosamente con i suoi capelli e guarda per terra, mentre lui mi porge i fogli da firmare.

"Una bellissima notizia, avete già deciso la data?" mi sforzo di chiedere cercando una penna sulla mia scrivania che è un poco incasinata.

"No, in realtà sei il primo a cui lo diciamo" mi risponde Erica continuando ad evitare i miei occhi.

"Quale onore" ...e infatti quale onore? L'unica cosa che vorrei fare adesso è dare un calcio negli stinchi a questo bell'imbusto e baciare l'unica donna che mi ha rubato il cuore.

"Ecco, tieni la penna" mi offre infine William con un sorriso stampato in faccia per mascherare la sua irritazione per la mia sbadataggine.

"Grazie" rispondo facendo anche io buon viso a cattivo gioco. Devo pur difendermi in qualche modo da questo avvoltoio...avvocato.

"Prima di firmarli però dovrei leggerli" dico, ricordandomi di tutte le volte che me l'ha rimproverato la bimba, dell'importanza di leggere tutto per filo e per segno prima di firmare qualunque contratto o documento.

"Sì, hai perfettamente ragione. Vedo che tutte le volte in cui te lo dicevo finalmente hanno prodotto qualche risultato" afferma sorpresa Erica ma allo stesso tempo felice che l'abbia ascoltata nonostante tutto.

"Tempismo da paura, comunque è un tuo diritto, se avessi bisogno di chiarimenti questo è il mio biglietto da visita" dice William lasciando un bigliettino sul tavolo.

"Non esiterò a usarlo" gli comunico sorridente.

"È stato un piacere conoscerti, spero verrai alla cerimonia" afferma l'avvoltoio.

"Non mancherò" rispondo stringendogli di nuovo la mano.

"Bimb...Erica, volevo solo dirti che oggi Lois mi ha chiesto di iscriverla a una scuola di calcio e pensavo di andare a informarmi in giornata" la informo mentre lei mi ha guardato male perché la stavo per chiamare bimba.

"Va bene, se vuoi possiamo andare insieme" mi propone lei.

"Ma oggi hai un'udienza" le ricorda il signor King.

"Mi ero dimenticata, mi dispiace Louis" dice davvero dispiaciuta Erica.

"Non puoi mandare il tuo segretario?" insisto speranzoso.

"Certo che potrebbe, ma solo in caso di urgenza" precisa l'avvoltoio stizzito prima di uscire. Lei lascia il mio ufficio poco dopo di lui ma quando è sulla porta mi dice:"Ti faccio sapere"

Appena pronuncia quelle tre semplici parole il mio cuore scoppia di gioia, non riesco a nascondere il sorriso che mi viene naturale e lei lo ricambia prima di chiudersi la porta dietro. Mi risiedo sulla sedia molto più rilassato di quanto fossi fino a cinque minuti fa', poi prendo il biglietto da visita dell'avvoltoio King e lo leggo ad alta voce con un intonazione molto regale:"Studio legale, Avvocato divorzista William King, telefono, fax, email...", faccio una pausa prima di ripetere le parole che ho detto a lui.

"Non esiterò ad utilizzarlo, come pallina per fare un canestro da tre punti" concludo esultante, centrando il cestino vicino alla porta. Forse ho ancora qualche chance di riconquistare la mia bimba e quindi potrò mantenere la parola data alla piccola Eloise. Uno a zero per me, signor King.

Promesso? (Sequel: "Ti fidi di me?")Where stories live. Discover now