Capitolo 54.

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Nadia entrò nell'auto in silenzio e aspettò che anche Mattia facesse lo stesso. Quando le portiere si richiusero, nell'abitacolo calò un senso di tensione tangibile. L'atmosfera era gelida.

Nadia continuò a guardare di fronte a sé, mentre si reggeva ai braccioli del sedile. Era più agitata del solito e le parole del compagno avevano solo peggiorato la situazione. Rovistò nella borsa e afferrò la bustina del ghiaccio per poi appoggiarla di nuovo sulla guancia. Sentiva la mandibola pulsarle come se avesse vita propria. «Ti ascolto», ruppe il silenzio per prima, evitando accuratamente lo sguardo di Mattia.

Lui prese un respiro. Una, due volte. Forse si stava rilassando. Forse stava riflettendo. «Nadia... Quella frase che hai scritto su quel foglio... La pensi davvero?» Arrivò dritto al sodo.

«Non scrivo mai cose false, Mattia. La scrittura per me è un mezzo sincero. E non si può mentire alla carta.»

«Perché lo hai fatto con me allora?»

Nadia voltò di scatto la testa e abbassò la borsa del ghiaccio. «Che cosa

«Non mi hai mai detto quelle cose dal vivo. Perché?»

«E me lo chiedi anche? Mattia, non ci parliamo da un mese. A scuola mi hai evitata come un'appestata. Cos'avrei dovuto dirti?»

Mattia rimase in silenzio e accusò il colpo. Aveva dannatamente ragione. Era stato un coglione.

«Mi hai lasciata senza porti il minimo dubbio di come sarei stata io... Di come l'avrei presa. Ti ricordi? Mi hai cacciata via. Mi hai fatta sentire una nullità», continuò lei, dandosi la spinta per tirare fuori tutte le cose che si teneva dentro da troppo tempo.

Il ragazzo deglutì, strizzando gli occhi. Eccome, se lo ricordava. Era stato uno dei giorni più pesanti della sua vita, almeno psicologicamente. «Hai ragione», mormorò, «mi sono comportato da perfetto idiota. Non sono qui per convincerti del contrario. Farlo sarebbe ancora più da idioti.»

«Allora perché siamo qui?»

Mattia abbassò lo sguardo sui suoi occhi. «Voglio scusarmi con te per ogni stronzata che ho fatto dal giorno in cui ti ho conosciuta. So che non accetterai le mie scuse e, credimi, posso capirlo. Sono stato stronzo dal principio. Ti ho allontanata in tutti i modi solo perché mi spaventavi.»

Nadia sollevò le sopracciglia. Lei che spaventava qualcuno? Da piccola non riusciva a spaventare nemmeno le galline nel pollaio, figuriamoci un esuberante ragazzo dell'alta società romana. «Mi stai prendendo in giro, Mattia. Ancora.»

Lui scosse la testa e le agguantò entrambi i polsi, stringendoli nelle sue mani. «Non voglio mentirti più. Ho deciso di essere completamente sincero con te da questo momento in poi. E mi auguro che anche tu faccia lo stesso.»

Nadia lo scrutò attentamente, cercando la bugia nascosta nei suoi occhi castani, vitali. «Cosa ti ha fatto cambiare idea? Fino a ieri non mi degnavi nemmeno di uno sguardo.»

Mattia giocherellò con il bracciale intrecciato al polso della ragazza. Quando alzò gli occhi su di lei, la trovò già a fissarlo. Trattenne il respiro, con il cuore che galoppava all'impazzata. Fece scendere lo sguardo sulle sue labbra e... no. Doveva restare concentrato. «Non ce la facevo più a mentire a me stesso», rispose alla fine, parlando piano. «Tenerti lontana da me è stato estenuante. Ogni giorno andavo a scuola con il terrore di non poterci riuscire, di rompere la barriera che io stesso avevo innalzato. Ti guardavo da lontano, di nascosto. Volevo assicurarmi che stessi bene, ma poi ti vedevo che stavi sempre per le tue, e Dio, quante volte mi sono chiesto come fosse possibile che gli altri non si rendessero conto di te... Di quanto sei, in ogni piccola sfaccettatura.»

Tutto quello che ho sempre cercatoWhere stories live. Discover now