8.See You Tomorrow

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Jeff's Point of View



Lo avevo trovato.
330,corridoio 6.
Era lui, non ne ero certo, ma un qualcosa continuava a dirmi che fosse lui.
Lo guardai bene, studiandone al meglio i dettagli, da quello che la visuale in lontananza mi permetteva.
Entrai in stanza.
E i miei dubbi si sfoltirono, ancora.
Era lui, avrei riconosciuto quei capelli bianchi ovunque.
Era lo stesso ragazzo dello skatepark, della finestra, del bosco.
Era lui che avevo salvato.
I tatuaggi erano gli stessi, stessi tratti, stessa corporatura, stesso fisico, ma, per esserne sicuro al 100% mi mancava la prova fondamentale:i suoi occhi, profondi come pochi, azzurri tanto da far male.
Dormiva,sotto anestetico,tramortito e addormentato da chissà quale mix devastante di medicinali.
Medicine
Come se ti facessero solo star bene.
A me hanno solo fatto impazzire, hanno solo confermato e affermato quella pazzia dilaniante in me, l'hanno fatta esplodere, resa implacabile ed irrefrenabile.
Per questo... Il mio compito era quello di uccidere, stroncare giovani vite, senza un apparente motivo.
Il motivo c'è eccome.
Io sono stato reso così dalla crudeltà del mondo, e per evitare che questa crudeltà rovini le loro vite, devo ucciderli.
Ed era questo a fermarmi.
Questo.
Lui aveva i segni, le cicatrici, i tatuaggi, i sentimenti che guidavano quell'uragano azzurro incastonato intorno alla pupilla, erano tutti simboli che confermavano il fatto che lui era già entrato in contatto con la crudeltà del mondo, che aveva combattuto una battaglia quotidiana contro il mondo, e aveva perso, e ne portava ancora i segni.
Come me.
Era questo che mi bloccava,doveva essere così.
Mi avvicinai al suo lettino, sempre di più, con il suo battito cardiaco di sottofondo.
Sorrisi.
«Mi sente...»
Mi avvicinai ancora, sentendo il suo crescendo di sottofondo, aldilà del suo letto.
Salii sul lettino, sentendolo muoversi sottoposto al mio peso, puntellando i piedi ai lati del suo esile corpo.
Sporsi il volto contro il suo,tanto da arrivargli abbastanza vicino per sentirlo respirare.
Il bippare alle mie spalle era quasi insopportabile, talmente era veloce;sembrava stesse per fermarsi e esplodere.
Ma, non fu così, perché rividi quel così tormentato azzurro.
Sorrisi, nel vederlo sveglio.
"T-Tu... ".



Jeremy's Point of View


Era lui, si quel personaggio tanto affascinante, così inquietante che aveva occupato i pensieri fino a quel momento.
Mi drizzai, mentre lui si sedeva, senza smettere di puntarmi quegli occhi sbiancati addosso.
"S-Sei stato tu non, è vero?"-rimase immobile, continuando a guardarmi, con il capo inclinato, e quell'innaturale sorriso ad incorniciargli il volto.
"Sei...Sei stato tu a salvarmi, e a portarmi qui?"-annuì, con i suoi occhi dal bianco iride, fissi nei miei-.
Mi sistemai meglio sul lettino.
"P-Perché? "-rimase in silenzio ancora una volta -.
Volse il capo verso l'entrata della mia stanza, per poi tornare a guardarmi, e alzare le spalle.
Sentii dei passi in corridoio e mi voltai verso di esso.
Era l'infermiera.
Mi girai ma lui, era già sul cornicione della finestra, pronto a saltare sulla scala antincendio.
"Aspetta!"-gridai prima di che saltasse-.
Non pensavo che mi ascoltasse , invece si fermò, e si girò a guardarmi -.
"D-Dimmi almeno il tuo nome "-era più una mia speranza, che una richiesta -.
Insomma mi aveva salvato la vita, avrei voluto sapere almeno il nome del mio salvatore;era ancora lì intento a fissarmi, in silenzio, mentre i passi dell'infermiera si avvicinavano.
Abbassai lo sguardo deluso dalla mancata risposta.
"Jeff... Jeffrey Woods"-mi voltai per guardarlo, ma era già sparito-.
"Jeffrey Woods - sussurrai mentre l'infermiera entrava nella mia stanza-.
"Jeremy! Stai bene? "
" S-Si... Ho solo fatto un incubo, perché? "
"I tuoi battiti e i valori dell'adrenalina sono saliti alle stelle in pochissimo tempo. Ma se è stato un incubo allora è normale."
"Ora me ne torno a dormire, scusi il disturbo, buonanotte "-mi accoccolai tra le coperte con Purdy-
" Buonanotte a te Jeremy"-mi accarezzò i capelli con dolcezza-
Uscì dalla mia stanza, ed io strinsi Purdy con la sensazione del non riuscire a dormire, già addosso.

Jeff's Point of View


Quegli occhi, quel tornado di emozioni incastonato in essi, erano puntati nei miei, vitrei.
Non riuscivo a non sorridere nel guardarlo, non so cosa mi avesse spinto a sorridere, ma continuai.
Nella sua voce, nei suoi occhi, non c'era paura, erano sorpresa, stupore e esitazione, ma non c'era paura, lui non aveva paura, nemmeno di me.
Rimasi rapito da ciò che solcava il suo volto e ciò che determinava il suo sguardo:erano gli stessi sentimenti che mi avevano lentamente distrutto, corroso e che erano diventati parte integrante di me.
Ed ormai ero sicuro che fosse questo a frenare l'istinto omicida nei suoi confronti :era perché combatteva ancora contro quello che era il "Mondo", o meglio,quell'ammasso di merda che lo aveva coperto, e quasi sostituito.
Sentivo il suo dolore pulsarmi sulla pelle, e vedevo le ragioni delle sue lacrime, incastrate nelle macchie più scure del suo iride, lo capivo, lo capivo benissimo.
Forse fu per questo.. Che risposi alla sua domanda.
Con un sussurro, sicuro che lo avrebbe colto.
"Jeff, Jeffrey Woods"
Poi saltai, corsi via, dall'ultima cazzata che era stato in grado di farmi fare il mio istinto.
Adesso aveva qualcosa contro di me, poteva benissimo andare alla polizia, sapeva il mio nome, mi aveva visto, e sicuramente avrà capito che ero io il misterioso killer che gira per la città da ben 5 anni.
Ho fatto il possibile per non lasciare tracce, per non farmi scoprire, prima mi faccio vedere da lui, poi gli salvo la vita, e...come se non bastasse gli rivelo il mio nome, come se fosse normale.
Mi fermai, in mezzo al viale che portava al bosco, e mi voltai.
E sorrisi, tornandomene nel bosco, con un'idea in testa, che avrei sicuramente seguito.
"Ci vediamo domani, Jeremy"


Apathy||Jeff The KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora