I. My past.

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«Mamma ho paura...», disse il piccolo Louis rivolgendosi alla mamma che si trovava di fianco a lui, al posto del guidatore.

«Amore, stai tranquillo, ti divertirai, conoscerai tanti nuovi amici», rispose Johanna, sua madre, in tono confortante.

«Quanto manca ad arrivare?», chiese Lou maggiormente agitato.

«Manca pochissimo tesoro», rispose la mamma cercando di tranquillizzarlo sempre di più.

«Ecco, SIAMO ARRIVATI!», esclamó entusiasta Johanna qualche minuto dopo, svoltando in una piccola stradina e parcheggiando davanti ad un grande e colorato edificio.

Il piccolo Louis si affrettó a scendere dalla macchina aprendo lo sportello con difficoltá, data la poca forza, una volta sceso si sistemó il grembiulino, passó una mano sul suo ciuffo disordinato e prese lo zainetto che la mamma gli stava porgendo, mettendoselo in spalla.

Afferró la mano della mamma ed insieme si incamminarono verso la porta d'ingresso dell'asilo.

Era spaventato, eccome.

Era il suo primo giorno di scuola, ed era anche il suo primo giorno in quel paesino sconosciuto.

I genitori si erano trasferiti lì momentaneamente, quindi il povero Lou era completamente spaesato.

Mentre la mamma gli faceva le ultime raccomandazioni, la maestra stava richiamando i bambini per cominciare ad entrare nelle varie classi.

Louis, ammirando il luogo in cui si trovava, aggiunse al suo stato d'animo spaventato un'altra emozione, la curiosità.

Ma nonostante il mix di emozioni, dato che sin da quell'età voleva dimostrare di essere un vero uomo senza alcun timore, entrò all'interno dell'edificio senza alcuna esitazione lasciando la mano della mamma e salutandola con la manina.

Mentre il piccolo Lou avanzava, distratto dal salutare la mamma, andó a scontrarsi con un compagno facendo cadere a terra entrambi.

«Accipicchia...», disse il bimbo ricciolino dagli occhi verdi seduto per terra massaggiandosi la nuca.

«Oh per dindirindina, scusa!», disse mortificato Louis tirandosi su e porgendo una mano all'altro bimbo che subito la afferrò e si rialzò.

«No tranquillo! Emh... sto bene, credo. Io sono Harry, tu come ti chiami?», chiese curioso il ricciolino.

«Io sono Louis»

Esitò qualche secondo per poi chiedere «Anche tu non conosci nessuno qui?».

«No, in verità no! Non conosco nessuno», rispose Harry evidentemente spaesato e dispiaciuto.

«Be', allora dato che non conosco nessuno anch'io, possiamo diventare... amici, se vuoi», disse Louis picchiettando dolcemente la mano sulla schiena di Harry per confortarlo, mentre Harry sollevato gli annuì sorridendo mostrando le sue tenere fossette ai lati delle guance.

Qualche minuto dopo sentirono una voce che interruppe i loro interessanti dialoghi.

«Allora.. Buongiorno a tutti, io sono Charlotte la vostra nuova maestra, seguitemi ed entriamo nella classe, che siamo in ritardo!», disse ridacchiando dolcemente la maestra.

Louis entrò nella stanza in cui li aveva condotti la dolce signora sorridente, accompagnato ovviamente da Harry.

Rimase fermo sulla soglia della porta per qualche secondo, ad ammirare la positività che gli trasmetteva quella stanza.

Era coloratissima, piena di giocattoli, aveva una lavagna enorme, tantissimi banchi e tanti tanti disegni colorati appesi alle pareti.

Louis si incamminò verso un banco e trascinò Harry con sè, ed insieme, si sedettero ad un banchetto della fila centrale.

Like Two Kids » L.S.Where stories live. Discover now