Tanti Sorrisi Diversi.

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Apro la porta di casa ed esco sul vialetto. Inalo l'aria autunnale di prima mattina e mi dirigo verso la fermata a pochi metri da casa. Non ho mai preso il bus, e so a malapena la strada, oltrepasso le strisce pedonali, passo di fronte a qualche palazzo e mi trovo in un vicolo strettissimo e puzzolente.

-BOOH!- mi dice alle spalle una voce a me familiare.

-Ciao Steph!- mi giro e abbraccio la mia amica.

Non la vedo dalla fine di terza. Tutta l'estate lei è partita per le vacanze o è andata da suo padre, perciò non era quasi mai in città.

-Come ti va PhePhe?- solo lei mi chiama così.

-Non male e a te?-

-Tutto a meraviglia! Quest'estate mi sono divertita un mondo, tra viaggi di qua e di là...-

Non finisce la frase perchè un clacson assordante copre le parole che terminano la frase.

Ci giriamo automaticamente. L'autobus è arrivato e ci fa segno di toglierci dalla strada, nel tentativo di spostarmi finisco in una pozzanghera.

-Merda!- dico io stringendo i denti. Ho uno stivale coperto di fango o di qualcos'altro, non so. Me lo scuoto di dosso e salgo gli scalini.

L'autista ci fa cenno di accomodarci e nei sedili sono stravaccati alcuni studenti di ogni età.

Troviamo al fondo due posti, ci sediamo e Steph mi da' dei fazzoletti per pulirmi dalla spazzatura che ricopre il mio povero stivale invernale.

-Quindi- dice lei –non va più di moda pulire questa roba?- indica le gomme da masticare sotto la sedia minuscola.

Fingo una risata sarcastica.

Mi guardo intorno: tutti si salutano e si conoscono, mi sento un po' esclusa. Ci sono almeno venti sorrisi diversi dentro al bus. Alcuni hanno l'apparecchio, gli incisivi separati, o i canini sporgenti.

Passano dieci minuti con le cuffie nelle orecchie ascoltando l'album dei Green Day finchè l'autista (del quale mi sembra aver visto il nome "Bill") grida: -Siamo arrivati ragazzi!-

Così, una mandria di adolescenti si alza chi velocemente e chi lentamente dai sedili per poi scendere gli scalini. Per ogni ragazzo o ragazza "Bill" augura un buon rientro a scuola, e quando tocca a me scendere rispondo:-Grazie Bill- ma, in modo imbarazzato lui balbetta :- W..Will non Bill- mi giro appena per scoccare un sorriso veloce e mi avvio all'entrata del liceo.

Professori, studenti, bidelli, genitori, riempiono l'atrio principale con urla e schiamazzi da ogni angolo dell'istituto.

L'edificio è ricco di colori, di suoni e di profumi diversi. Troppe informazioni per il mio povero cervello già stanco. Chiedo ad alcune bidelle dove si trova la mia classe e mi invitano a prendere l'ascensore per salire al primo piano.

 Sono nella 1B con persone di cui conosco solo il nome e cognome. Io e Steph ci salutiamo con un abbraccio per poi dissolverci tra il mucchio di gente che si suddivide in piccoli gruppi i quali si dirigono nelle rispettive classi.

Ci sono ragazzi che escono da tutte le porte per distribuire volantini di ogni genere, chi per una festa, chi per un evento scolastico, chi per le votazioni del capoclasse... quando varco la soglia dell'aula mi trovo in mano almeno sette fogli che mi sono stati dati, tutti riguardanti dei sondaggi sui compiti e le verifiche. Li sistemo in modo disordinato dentro alla tasca interna della giacca e mi trascino fino alla cattedra.

Ci sono già almeno dieci ragazzi e ragazze all'interno della classe intenti a leggere, mandare messaggi, parlare, guardare fuori dalla finestra... non tutti si conoscono e questo mi rassicura molto. C'è chi è da solo in disparte in un banco e chi è all'interno di un gruppo. Arrivano altri tre ragazzi in fila. La maggior parte li saluta e va loro incontro. Decido di sistemare il mio zaino in un banco dato che è abbastanza pesante.

 Analizzo i posti disponibili: sono tutti occupati a parte uno. Mi siedo e noto che ho un compagno di banco. Sembra essere alto anche se è seduto, capelli neri, occhi... non li vedo, sono nascosti dietro alle mani che gli coprono in parte il viso. E' magro e ha un orologio al polso.






Tutto Troppo Perfetto.Where stories live. Discover now