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E' un freddo lunedì mattina e come tutti i giorni mi alzo per vestirmi e andare a scuola.
Come sempre, appena spogliato del pigiama, mi posiziono davanti allo specchio ed inizio a fissare inorridito il mio corpo. Ho lividi e graffi ovunque. Ogni volta che mi guardo e tocco queste ferite avverto come una scarica dietro la schiena.

Come mai queste ferite? E' molto semplice. Io sono omosessuale e nella mia scuola ci sono dei bulli che sono contro questo principio di vita. A parer mio li trovo disgustosi, e li trovo ancora più vergognosi perche' al posto di cercarsi una ragazza, preferiscono prendersela con me e con quelli del mio stesso "stile di vita".

Ah! Che sbadato! Non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Steve Jhonson, ho 17 anni. Sono un ragazzo di media altezza, magro. Ho capelli bianchi e occhi azzurri. Come avrete capito sono Gay.

Tornando a noi.

Dopo essermi fissato per una mezz'ora, inizio a vestirmi per poi prendere lo zaino e dirigermi verso scuola.

Cammino per una buona mezz'ora e quando arrivo davanti ai cancelli mi blocco.

"Eccoli" penso mentalmente.
Li vedo avvicinarsi sempre di più e le mie gambe iniziano a tremare. «Ah?! Guarda chi c'è! Il nostro amichetto frocio!»
Lo fisso con occhi tremanti. Ho paura. Tanta, troppa paura.
«Cosa volete da me?» azzardo a dire sapendo già come sarebbe andata a finire.

Il capo dei bulli mi prende a braccietto e mi conduce dentro la scuola, in uno stanzino. Mi spogliano di qualsiasi indumento e poi inizia il pestaggio.

Calde lacrime scendono lungo il mio viso. Provo così dolore che ormai le botte che mi stanno dando non le sento più.

La campanella è suonata da un pezzo e né il professore né i miei compagni si sono accorti della mia mancanza.
A volte penso che io sia solo un fantasma in quella classe.

I bulli se ne sono andati ed io mi sto vestendo. Subito dopo esco e corro verso il bagno.

Sono fermo davanti allo specchio. Gli occhi sono gonfi e rossi, il mio viso è pieno di lividi e graffi, i miei vestiti sono sgualciti, il mio corpo è tremolante ed io ho paura. Appena sento la porta del bagno aprirsi la fisso ad occhio sgranati. Sospiro quando vedo entrare un ragazzo alto dai capelli mori ed occhi verdi.

Per qualche secondo ci fissiamo ma poi lo vedo sviare lo sguardo e superarmi. Quando sto per uscire dal bagno... «Scusa, per caso hai un fazzoletto?» mi domanda il ragazzo.

Mi controllo nelle tasche per poi tirar fuori un pacchetto semi-vuoto di fazzoletti. «Tienili, a..a me n-non servono» dico cercando di tranquillizzare il respiro accelerato per la troppa paura.
Il ragazzo mi osserva. "Mi mette soggezione... deve essere un ragazzo nuovo perché è la prima volta che lo vedo." Il tempo di posare una mano sulla maniglia della porta che mi ritrovo dal lato opposto schiacciato contro un muro.

«Non mi piace vedere le persone che piangono, soprattutto ragazzi dal cuore fragile»
«M-ma io n-non sto piangendo» Sento una lieve carezza sulla guancia.
«Bugiardo! Cosa è successo?»

Sospiro agitato. "Cosa faccio? Ho paura della sua reazione. E se poi mi picchia come Jean e il suo gruppo? O peggio ancora cerca di farmi vergognare davanti tutta la scuola? No, non posso farlo"

«È una lunga storia» dico soltanto cercando di cambiare discorso. «A me puoi dirlo»

«Sono omosessuale!» chiudo gli occhi aspettando uno schiaffo che però non arriva. Mi azzardo ad aprire un occhio alla volta ma non succede nulla. «Ti hanno picchiato? Violentato? Imbarazzato davanti tutta la scuola? Ti minacciano?»

«Picchiato» abbasso lo sguardo ed una lacrima solitaria scende per solcare il mio viso. Una carezza la porta via facendomi arrossire un po'.
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Sono a casa, steso sul mio letto con un libro aperto. Sto leggendo quando mi arriva un messaggio da un mittente a me sconosciuto.

<Ehy piccola troia! Ho bisogno di soddisfare il mio piccolo tesoro>

"Jean? Come fa ad avere il mio numero?"

<Allora piccola troia? Se vuoi ti pago anche!> leggo ancora.

"Ho paura!" Ignoro il cellulare e riprendo la mia lettura.

Un altro messaggio.

<Scusa... oggi non mi sono presentato. Il mio nome è Alex>

<Ciao Alex io sono Steve. Scusa se oggi ho pianto. Ti va di vederci tra un po'?> scrivo sperando in una risposta affermativa.

<Sì, tra un po' sono sotto casa tua> sgrano gli occhi all'ultimo messaggio.

Mi vesto in fretta e furia e poi scendo aspettando di vedere quegli occhi verdi smeraldo.

«Steve!!» mi sento chiamare così mi volto e vedo Alex correre verso di me.

Ci salutiamo e poi iniziamo a camminare per le strade del paese.

Siamo seduti ad un tavolo in un bar a bere cioccolata calda quando si avvicina un gruppo che riconosco subito.

«Aaah?! Troia non sei venuto a soddisfare il mio tesoro per uscire con il tuo fidanzatino frocio? Meriti una lezione!»

«Vattene via da qui Jean! Non voglio avere rogne e poi Steve non è una troia ma un ragazzo dal cuore tenero e non è il tuo servo del sesso personale! Vattene o perdo la pazienza» Osservo Alex. "Ti ringrazio" penso senza avere il coraggio di pronunciare parola.

«Scusa bello ma lui è il mio servo del sesso personale. Se ho bisogno che soddisfi il mio cazzo lo deve fare, se ho voglia di una scopata lui deve correre e venire da me!»

Mi alzo e mi allontano dal bar con Alex subito dopo aver pagato. Adesso siamo al parco lontani da occhi indiscreti. «Perché fai tutto questo per me? Ci conosciamo solo da qualche ora eppure...»

«Perché anche io sono gay ed ho dovuto subire tutto quello che stai subendo tu adesso ed è per questo che voglio proteggerti, proteggre la tua verginità.... proteggere una persona dove io ho commesso degli sbagli»

«Troia! Vieni qui ho bisogno della tua bocca! Muoviti subito!» Alex si alza al posto mio e gli va incontro lasciandogli un gancio destro.

"Prevedo guai" penso solo prima di scappare tra le risate con Alex.


Stop!Where stories live. Discover now