Capitolo 10

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PUNTO DI VISTA DI GRACE
Sentii una fitta al cuore.
Avrei dovuto arrivarci.
Era ovvio che quella stanza appartenesse a Max Kyle.
Davis si coprì il volto e scoppiò nuovamente in lacrime.
Mi si appannarono gli occhi di lacrime.
Odiavo vederlo così.
Io non sapevo cosa fare, come comportarmi.
Forse dovevo andarmene o stargli vicino?
Lo scrutai sconsolata.
E alla fine decisi di lasciare al mio corpo il comando.
Lo abbracciai più forte che potevo.
Non abbastanza da stritolarlo.
Volevo dimostrargli che io c'ero.
Volevo dimostrargli che non me ne sarei andata e che non lo avrei lasciato solo.
Lui tolse le mani dal viso e ricambiò il mio abbraccio.
Avvolse le braccia intorno alla mia vita e mi strinse a lui.
"Io sono qui Davis"
Gli sussurrai con il labbro tremante.
Mi staccai a malincuore dall'abbraccio per guardarlo negli occhi.
Gli asciugai le lacrime e incrociai lo sguardo su quegli occhi argentati.
Erano arrossati dalle lacrime.
L'argento dei suoi occhi era quasi bianco.
Erano chiarissimi in quel momento.
Le sue lunghe ciglia, bagnate dalle lacrime, risultavano più nere del solito, e facevano risaltare l'argento chiaro dei suoi occhi.
Erano stupendi.
" Ti va di parlarne? "
Lui non mi rispose.
Continuò a scrutarmi con i suoi occhi argentati.
" Ti prego, apriti con me tesoro "
Chiesi in una supplica.
Non insistevo per curiosità, insistevo perché volevo che si aprisse con me una volta per tutte.
Lui chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro.
Rimase in silenzio.
Io trattenni il fiato senza rendermene conto.
Dopo un tempo che parve interminabile aprì gli occhi e li puntò sui miei.
" Ricordo quel giorno come se fosse ieri "
Disse con voce tremante.
Io presi le sue mani e lo incitai ad andare avanti.
" Lui aveva 21 anni ed io 15. Erano le nove di sera. Mio padre era nel suo ufficio a svolgere il suo lavoro, mentre mia madre era intenta a cucinare una torta per Max. Lui ci aveva chiamati dieci minuti prima per avvisarci che stava tornando. Stava organizzando un evento di beneficenza per raccogliere fondi da destinare all' orfanotrofio, che si sarebbe tenuto il giorno dopo. Io mi trovavo a impacchettare regali per i bambini con mia sorella Lydia che allora aveva solo 12 anni. Eravamo così felici di aiutare nostro fratello Max ad organizzare il suo primo evento di beneficenza. Mentre eravamo intenti a stuzzicarci per chi doveva impacchettare il regalo più grande, sentimmo un urlo disperato proveniente dalla cucina. Io e Lydia corremmo in cucina per vedere cosa era successo. Mia madre emise un suono che non avevo mai udito. Sembrava il grido di un animale. La trovammo accasciata sul pavimento in lacrime. Mio padre in lacrime la cullava fra le sue braccia. Non avevo mai visto piangere mio padre. Mia madre prese a pugni il petto di mio padre. " Non è vero! Non è vero, sei solo un bugiardo! Lui mi ha chiamata poco fa. Sta tornando. Non vede l'ora di tornare perché sa che gli ho cucinato la sua cena preferita " Sussurrò lei con labbra tremanti. " Lo so tesoro, lo so"
Rispose mio padre senza voce. Lydia era rimasta dietro di me, come a volersi nascondere. Ad un certo punto Rosita con le lacrime addosso, venne da noi.
Sforzò un sorriso e ci disse che andava tutto bene e che dovevamo andare a letto. Io non le credevo, non ero stupido. I miei presero i cappotti ed uscirono di casa. Mi assicurai che Lydia fosse con Rosita e uscii pure io. Salii sul mio motorino e inseguii la macchina dei miei. Accostarono sulla strada e mi fermai anche io. C'erano le sirene della polizia e la strada era chiusa. Quando realizzai che c'era stato un incidente mi si bloccò il cuore. Non ci volevo credere. Non poteva essere. Max mi aveva promesso che sarebbe tornato a casa e che si sarebbe preso la rivincita a scacchi con me. Mi infiltrai tra la folla e giunsi fino alle transenne. Davanti ai miei occhi....c'era la macchina di Max ridotta ad una misera scatolina. Alla sua sinistra, c'era il suo corpo avvolto da una specie di lenzuolo bianco. Non mi dimenticherò mai quella scena. Ricordo ancora oggi ogni minimo dettaglio di quella sera. Lui era il mio idolo, il mio punto di riferimento. Era un esempio per me. Aveva preso da poco le orme di nostro padre. Era così bravo in tutte le cose che faceva. Aveva un cuore buono e generoso. Era adorato da tutti. Era impossibile odiarlo. Aiutava chiunque avesse bisogno. C'era sempre per tutti. Aveva una ragazza che lo amava con tutta se stessa. Mi ha tirato fuori dai guai un così tante volte, che ormai avevo perso il conto. Dopo la sua morte, decisi di prendere anche io le orme di nostro padre per continuare il lavoro che stava svolgendo lui. Lo adoravo, lui era il mio eroe "
Alle sue parole mi commossi.
Doveva aver provato un dolore indescrivibile.
Se succedesse qualcosa a Logan ne morirei.
Gli asciugai le lacrime e gli diedi un dolce bacio sulle labbra.
Le sue labbra erano più calde e più soffici a causa dei pianti.
Non potevo vederlo così.
" Cosa ne dici se ci andiamo a fare una doccia prima che ti prenda un malanno? "
Lui annuì e ci alzammo dal pavimento.
Ci dirigemmo verso il bagno, ma prima di entrare presi il cellulare.
" Prima devo fare una telefonata veloce "
Lui annuì ed entrò in bagno.
Chiamai Fredd e nel frattempo guardai dalla finestra in che condizioni era il tempo.
La pioggia era completamente cessata ed il sole iniziava a farsi basso.
Adesso le giornate iniziavano ad essere più corte della notte.
Dopo due squilli mi rispose.
" Signorina la stavo chiamando. Il tempo si è completamente calmato ed io sono quasi arrivato in villa Kyle "
" È troppo tardi se ti chiedo di tornare indietro? "
Chiesi mordendomi il labbro nervosa.
" Assolutamente no signorina, ogni sua richiesta è un ordine "
" Ti ringrazio di cuore Fredd sei il migliore "
" È il mio lavoro "
" Ci vediamo questa sera Fredd "
"A stasera signorina "
Chiusi la telefonata ed entrai in bagno.
Davis non si era ancora spogliato, però aveva preparato gli asciugamani per quando saremo usciti.
Mi precipitai immediatamente da lui e iniziai a spogliarlo.
Poi feci per spogliarmi ma lui mi fermò.
" Lascia che ti spogli io "
Io senza oppormi, lo lasciai fare.
Entrammo entrambi nella doccia e aprimmo l'acqua.
Eravamo nudi, uno difronte all'altro.
Non ci guardammo con malizia, nemmeno con lussuria.
Ci guardammo con amore.
Presi lo shampo e iniziai ad insaponargli i capelli.
Mi misi in punta di piedi per farlo.
Lui continuava a fissarmi con tristezza.
Io gli sorrisi, cercando di tirargli sù il morale.
" Io ti ho cacciata di casa, e tu sei ancora qui, a confortarmi del mio dolore e a lavarmi via tutta la rabbia che avevo prima. Sei veramente fantastica. "
Mi abbracciò forte a lui, mentre l'acqua ci bagnava.
" Ti ho trattato come una merda, non te lo meritavi, ti chiedo ancora perdono piccola, so che non me lo merito "
" Dimmi che mi ami e ti perdonerò "
Chiesi guardandolo negli occhi.
" Ma te lo dico sempre "
Rispose lui confuso.
Mi vennero gli occhi lucidi.
" Lo so, ma ho bisogno di sentirtelo dire ancora, ti prego "
Supplicai con il labbro tremante.
" Ti amo piccola "
Chiusi gli occhi e mi godetti il suono di quelle parole.
" Oh si, ancora ti prego"
" Ti amo Grace, Ti amo. Sei tutto per me, ti amo. Darei qualsiasi cosa per non smettere mai di averti al mio fianco. Tu mi salvi dal demone che c'è in me. "
Provai una  miriade di emozioni tutte insieme e scoppiai in lacrime.
" Perché piangi piccola? "
Chiese lui coprendomi le guance con le sue grandi mani.
" Perché ti amo così tanto Davis. Sei la vita per me "
Lo abbracciai forte a me.
" Promettimi di non smettere mai di amarmi "
Chiesi in una supplica guardandolo negli occhi.
Lui mi guardò serio.
" Te lo prometto amore mio "
Disse serio, guardandomi negli occhi.
Non mi aveva mai chiamata così.
Il cuore mi batteva all' impazzata.
Più ci litighiamo e più lo amo, come può essere possibile?
Il nostro amore non è come quello degli altri.
Il nostro è un amore malato, perverso, fuori dal comune.
Mi misi in punta di piedi e lo baciai con passione.
Le nostre lingue erano calde, bagnate e affamate.
Tirai leggermente i suoi capelli e gemette nella mia bocca.
Ci staccammo con il fiatone.
" Voglio fartelo vedere "
Lo guardai accigliata.
" D-Davvero? "
Lui annuì serio.
" Però ci dobbiamo sbrigare perché il cimitero chiude alle sette "
Io annuii e ci affrettammo a prepararci.
Dopo venti minuti eravamo pronti.
Uscimmo dalla villa e salimmo sulla sua Lamborghini.
Una volta arrivati davanti al cimitero ci fermammo.
Davis guardò l'orologio.
" Sono le sette meno dieci, abbiamo solo dieci minuti di tempo "
Mi avvertì lui aprendomi la portiera della macchina.
All'ingresso del cimitero c'era un uomo molto basso, e per la prima volta in vita mia mi sentii alta.
Era il custode del cimitero che si salutò con un sorriso accennato.
Arrivati ad un certo punto Davis si fermò.
"Cavolo, mi sono dimenticato le chiavi della tomba in macchina. Ti dispiace aspettare? Torno subitissimo "
" Tranquillo vai pure "
Rimasi sola a guardarmi intorno.
Non c'era nessuno.
Il sole si abbassava sempre di più e il panorama iniziava a colorarsi di un colore ambrato.
Un giovane ragazzo si avvicinò a me.
Era alto, indossava un completo nero con una cravatta rossa.
Aveva i capelli neri come la pece e sorrideva.
Aveva un sorriso così familiare.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui.
" Ciao Grace "
La sua voce era soave.
" Come fai a sapere il mio nome? "
Chiesi al giovane.
Io non mi ricordavo di averlo visto prima d'ora.
"Sei la fidanzata di Davis non è vero? "
Chiese con un sorriso dolce.
Io annuii con la fronte aggrottata.
Doveva essere un suo amico.
A giudicare anche da come era vestito, sembrava anche lui un uomo d'affari.
Fece un sorriso malinconico.
"È diventato un uomo ormai il mio Hurley "
La domanda mi sorse spontanea.
"È da molto che non lo vedi? "
Chiesi curiosa.
"Oh no, ti sbagli. Io lo vedo sempre, tutti i giorni "
Mi si formò un cipiglio sul volto.
" Se lo vedi tutti i giorni, come mai non ti conosco ancora? "
Lui sorrise mostrando i suoi denti dritti.
" Perché ancora non ti ha presentata a me "
Quello che diceva non aveva molto senso.
"Sono contento di conoscerti adesso. Vorrei ringraziarti per tutto quello che fai per lui. Il tuo amore lo ha reso un uomo migliore, te ne sono infinitamente grato per questo. Suo fratello Max sarebbe così fiero di lui. Tanto fiero. "
Io mi accigliai.
Le cose che dicevano erano così strane.
"Ma chi sei?"
Chiesi con un filo di voce.
Lui non rispose, si limitò a sorridermi.
Sentii dei passi dietro di me.
" Io adesso devo andare. È stato un piacere conoscerti Grace "
Disse per poi allontanarsi.
"Grace "
Dietro di me, Davis mi chiamava.
Mi voltai dalla sua parte e fui sollevata nel vederlo.
Mi voltai dalla parte del ragazzo e non c'era più.
Chissà chi era quel ragazzo misterioso.
Davis sventolò le chiavi per riportarmi alla realtà.
" Ehi ti sei incantata "
Disse preoccupato Davis.
Io mi accigliai e ritornai sul pianeta terra.
" Oh Davis, scusa ci sono "
Biascicai frettolosa.
Lui mi prese per mano e mi portò fino alla tomba di suo fratello.
Aprì la grande porta di vetro ed entrammo.
All'intero c'era una grande statua che raffigurava la Madonna e attorno c'erano un sacco di fiori freschi.
Li ammirai affascinata.
"I miei vengono tutti i pomeriggi, per questo ci sono sempre fuori freschi"
Mi spiegò lui.
Feci il segno della croce e cercai con lo sguardo la tomba di Max.
Si trovava alla mia sinistra.
Era un imponente tomba in marmo pregiato.
Al di sopra c'era una grande foto che raffigurava Max.
Non appena la vidi mi si bloccò il cuore.
Ebbi come un fremito.
Non ci potevo credere.
Era il ragazzo con il completo nero e la cravatta rossa che avevo incontrato poco fa.
Sono diventata pazza per caso?
Accanto alla tomba c'era un grande peluche con un biglietto.
Davis notò che lo fissavo e lo prese.
" Ce lo misi io qui "
Senza chiedere il permesso, presi il biglietto e lessi cosa c'era scritto.
' Al mio adorato Max, il tuo Hurley '
Mi voltai dalla parte di Davis.
" Cosa vuol dire Hurley? "
Chiesi con le mani tremanti.
Sul suo volto si formò un sorriso malinconico.
" Hurley vuol dire fratello, era il soprannome che mi aveva data Max "
Rimasi scioccata.
Se prima c'era anche solo un dubbio adesso è sparito anche quello.
Il ragazzo che ho visto poco fa era proprio suo fratello Max.
Non ero pazza.
Dopo una piccola preghiera dovemmo andarcene, perché si era fatto tardi e il cimitero stava per chiudere.
Davis mi prese per mano e ci dirigemmo verso l'uscita.
"Davis posso farti una domanda? "
Chiesi voltandomi dalla sua parte.
Una lacrima solitaria, scese lungo la sua guancia sinistra.
" Dimmi pure tesoro "
Io mi accigliai.
Avevo paura di non essere presa sul serio, però mi buttai lo stesso.
" Tu ci credi negli angeli? "
Lui fece un'espressione sorpresa.
" Mi chiedi se credo negli angeli? "
Io annuii.
Lui rivolse lo sguardo al cielo.
C'era un magnifico arcobaleno.
Sul suo meraviglioso viso, si fece largo un sorriso mozzafiato.
"Si, ci credo. E tu? "
Chiese rivolgendo lo sguardo a me.
Gli feci un sorriso spontaneo.
" Adesso ci credo anche io "

Quegli occhi color argento 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora