CHI SEI?

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     "Mi scusi. Sono certa di averglielo già domandato, ma posso sapere con chi sto parlando?".

     L'uomo posò il suo bicchiere sul davanzale in roccia che circondava un balcone immenso.

     Si affacciava su un giardino in stile inglese, con una grande fontana illuminata al centro dalla quale si diramavano alcuni piccoli sentieri in ghiaia che sparivano in lontananza, inghiottiti dalle ombre di alcune magnolie in fiore. Poco più in là, al limitare del prato, un grande cancello a doppio battente era controllato a vista da due signori vestiti in nero. Nonostante la distanza, era impossibile non notare la loro muscolatura. Dovevano essere senz'altro dei buttafuori o dei poliziotti.

    "Non vi sentite bene, signorina Low?", mi chiese, studiando qualcosa sul mio volto.

    Mi passai una mano tra i capelli e sistemai una ciocca dietro l'orecchio. Ero confusa. Così confusa da cadere quasi nel panico. Che ci facevo qui? Chi era quest'uomo che mi stava fissando?

    "Io... sì, credo di sì. Non so se gli altri stanno bene ma io...".

    "Gli altri?", mi bloccò.

     "Mi ha chiesto se ci sentiamo bene".

     Mi fissò stranito. "Con tutto il dovuto rispetto, signorina Low, ma io mi riferivo unicamente a voi".

    "Noi chi?".

     Mi guardai attorno, spaesata, e fu allora che notai l'ampia vetrata che dal balcone portava ad una stanza grande quanto il duomo della mia città.

    Dall'interno proveniva la musica di un'orchestra e il vociare di centinaia di persone. La prima cosa che notai fu che le signore indossavano abiti in stile ottocentesco mentre gli uomini erano vestiti completamente in nero. Doveva essere un ballo in maschera o...

    "Signorina Low?", mi richiamò l'uomo di fronte a me.

    Tornai a guardarlo. "Credo che quelle persone stiano bene. Cos'è? Un ballo in maschera o qualche strana festa della confraternita?".

    L'uomo si accigliò, inclinando la testa per osservarmi meglio in faccia. Aveva qualche ruga attorno agli occhi, segno che doveva essere ormai prossimo ai quarantanni, ma lo sguardo malizioso lo ringiovaniva, alleggerendone i tratti altrimenti resi troppo duri dall'espressione preoccupata. Non era particolarmente bello, ma qualcosa in lui emanava abbastanza fascino da stuzzicare la mia curiosità.

     "Signorina Low, perdonate la mia sfacciataggine, ma sto seriamente prendendo in considerazione l'ipotesi che abbiate ricevuto un terribile colpo alla testa". Allungò il braccio e mi afferrò per il gomito, invitandomi a seguirlo. "Credo sia meglio riportarvi dentro. Venite, permettetemi di accompagnarvi".

    "Aspetti un momento, signor...".

    "Stuart".

    "Signor Stuart". Mi divincolai dalla sua stretta senza riuscirci. "Posso sapere perchè continua a parlare al plurale? Quà fuori ci siamo solo noi due, eppure lei mi parla come se....".

    "Lei chi?", domandò, voltandosi per controllare se ci fosse qualcuno alle sue spalle".

    "Preferisci che passi al tu".

    "Signorina Low!!!", sussultò, prodigandosi in un inchino stile cameriere del Grand Hotel. "Non mi permetterei mai. Se qualcosa nel mio atteggiamento vi ha spinta a credere una simile audacia e maleducazione da parte mia, allora vi porgo le mie scuse".

    Imbarazzata lo afferrai per le spalle, cercando di farlo tornare in posizione eretta. "Daccordo, daccordo. Ho capito. Sei un attore e sei stato invitato a questa festa per intrattenere gli ospiti. Il tema della festa qual'è?".

     "E' un fidanzamento", sussurrò, strabuzzando gli occhi. "Come potete non saperlo?".

    "L'unica cosa che so è che devo essermi scolata una caraffa intera di birra perchè non ricordo nemmeno come ho fatto a venire qua e con chi sono. E per l'amor del cielo, la vuoi piantare di parlare come se fossimo nel milleseicento?".

     "E in che altro modo desiderate che vi parli, dato che siamo nel milleseicentododici?".

     Scoppiai a ridere e nel farlo sentii la mia schiena trafitta da centinaia di uncini. Mi portai una mano in mezzo alle scapole e tastai. Che diavolo erano tutte quelle corde e stecche che sentivo? Tentai di guardare oltre la mia spalla ma era come se tante corde mi impedissero di muovermi liberamente. Guardai verso il basso e solo allora mi accorsi con orrore che anche io indossavo un vestito ampio con corpetto in tinta verde. Cristo Santo! Sembravo mia cugina nel giorno del suo matrimonio. Solo che il mio abito era molto meno bello e ricamato solo in vita. Una corda mi pendeva lungo il fianco.

    "Hai tre secondi per allontanarti da lei!", una voce maschile e profonda ci fece voltare verso l'ampia vetrata.

    Un uomo vestito in nero e con una camicia bianca a collo alto si stava dirigendo a grandi passi verso di noi. Calzava degli stivali fino al ginocchio e ad ogni passo facevano tremare il pavimento sotto di me. O era una mia impressione? Le lunghe gambe erano tornite e scomparivano sotto la giacca nera che nascondeva solo in parte il petto massiccio e le ampie spalle. A occhio e croce doveva pesare almeno novanta chilogrammi. Ovvero novanta chilogrammi puntati con furia verso di me. I suoi occhi neri non mi perdevano di vista mentre si avvicinava svelto, parlando a denti stretti.

    "Ti ho forse dato il permesso di parlare a questo uomo?".

    Mi voltai per un momento verso il signor Stuart, indicando col pollice l'incredibile ammasso di muscoli che mi aveva quasi raggiunta. "Amico tuo?".

    "Dubito, signorina Low".

    A quel punto mi raggiunse e senza lasciarmi nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, mi acciuffò per i fianchi e mi sollevò, scaraventandomi sulla sua spalla.

     "Ehi! Ma sei impazzito? Mettimi giù".

    Dalla mia scomoda posizione vedevo flettersi i muscoli possenti della sua schiena ad ogni grande passo che faceva verso il prato. Cercai di liberarmi ma le corde del vestito mi immobilizzavano il busto e la mano gigante di quest'uomo mi cingeva i fianchi così forte da farmi formicolare le gambe.

      "Te lo ripeto ancora una volta, razza di imbecille. Mettimi giù o ti prometto che...".

    "Non ti conviene promettere cose che sai già di non poter mantenere. L'unico che può permettersi di fare promesse, qui, sono io. E credimi, donna, se ti prometto che questa volta non la passerai liscia".


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Recensita da @GiveMe_Love07 su servizio recensioni e scambi wattpad













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