Capitolo 43.

17.3K 861 186
                                    



Il pranzo domenicale era da sempre stato una gran scocciatura per Mattia, soprattutto perché fingere di voler trascorrere del tempo insieme era un'attività praticata molto spesso in famiglia, seduti attorno a un tavolino imbandito nella sala da pranzo o su un divano nel salotto, con la speranza che le ore passassero più velocemente di quanto lo facevano in realtà. Le conversazioni erano sempre le stesse, poi: lavoro, pettegolezzi su qualche brutto affare di famiglia, falsi interessamenti ad amici di convenienza.

Quella domenica, però, il pranzo era ancora più difficile da tollerare: la giornata di Mattia era iniziata nel peggiore dei modi, trascorrendo una notte insonne disteso sul letto e con la testa che gli rimbombava di brutti pensieri, nei quali Nadia occupava il tema centrale.

Aveva sbagliato a baciarla, sotto casa sua? Probabilmente sì. Ma se n'era pentito sul serio? Il problema era tutto lì. Negarle di aver sentito qualcosa durante quel maledetto bacio era stato come sferrarsi una pugnalata nello stomaco con le proprie mani. La verità era che in quell'attimo era stato attraversato da un turbinio di emozioni in ogni angolo del corpo, fino alle più piccole cellule, e che separarsi da lei subito dopo gli aveva aperto una ferita che gli faceva male ancora adesso, seduto intorno al tavolo rotondo della sala da pranzo. Aveva di fronte a sé un piatto di lasagne intatte. In mano teneva la forchetta, sospesa a mezz'aria. Non riusciva a mangiare: l'immagine distrutta di Nadia lo stava torturando, ripresentandosi ai suoi occhi come un coltello rigirato nella piaga. Aveva distrutto i suoi sentimenti con una semplice frase, come se niente fosse, ma lo aveva fatto per salvaguardarla da qualcosa di peggiore.

Mattia lanciò un'occhiata inespressiva ai genitori, poi trattenne un sospiro frustrato e spiluccò un pezzo della lasagna con una faccia impassibile. Alla fine, dopo vari tentativi di buttare giù più di due bocconi consecutivi, fece cadere la forchetta nel piatto, che tintinnò sulla ceramica del piatto e attirò l'attenzione di sua madre e suo padre, che interruppero uno dei loro discorsi.

«Il pasto non è di tuo gradimento, Mattia?» Cornelia posò subito lo sguardo sul suo piatto con aria scettica.

«In realtà non ho molta fame», rispose lui, senza alzare lo sguardo dalla tovaglia.

Il padre s'inserì nel discorso per creare subito una mediazione tra i due. «Cosa ne pensi dell'idea di aprire questa nuova catena? Vorrei il tuo parere.»

«Eh?»

«Ne stavamo parlando finora, Mattia.»

«Scusa, mi ero distratto.» Mattia poggiò i gomiti sul tavolo e si finse interessato. «Dimmi di cosa si tratta.»

«Stavamo pensando di aprire una catena di Spa da affiancare agli hotel di Roma, Milano e Bologna. Aumenteremmo il bacino d'utenza e forniremmo dei servizi che la concorrenza ancora non ha, non trovi?»

Mattia rimase con lo sguardo fisso e la sua mente tornò ancora una volta a Nadia, al loro bacio e a tutto quello che aveva letto nei suoi occhi. Poi osservò di nuovo i genitori, uno di fronte all'altro, e pregò di non attirare troppo l'attenzione con quel suo strano atteggiamento. «Sì, è una buona idea», disse alla fine, con poca convinzione.

Cornelia mise le braccia conserte, osservandolo di sottecchi. «Qualcosa ti turba, tesoro?»

Mattia trattenne il respiro. Era scontato che se ne sarebbe accorta. «No, va tutto bene, mamma.»

«Non hai spicciato parola da stamattina. Il tuo cibo è ancora intatto nel piatto e hai un'aria distrutta.»

«Sto bene, e in ogni caso non sono affari tuoi.»

Tutto quello che ho sempre cercatoWhere stories live. Discover now