21 ( La Fine ).

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Le due donne si chiusero in uno stanzino. Puzzava di candeggina e deodorante per ambienti alla rosa canina, la psicologa si sedette su una sedia posta vicino ad un piccolo tavolino grigio, Allison invece, rimase in piedi accanto alla porta, mentre rifletteva sul motivo della sua presenza lì, in quel momento. Odiava gli ospedali, soprattutto quelli psichiatrici e lei, ne aveva visitati molti negli ultimi anni.
Sua figlia Maya era ricoverata li, al Virginia Ospital ( Grande centro medico della zona) per iniziali accertamenti dopo un tentato suicidio due anni prima, poi dopo averne tentato un altro fu rinchiusa in quel centro Psichiatrico dal 14 settembre del 2013 .

- Qui possiamo parlare più tranquillamente - spiegò Alma alla donna di fronte a lei che non si apprestava a sedersi, camminando di tanto in tanto per qualche passo. - So che non vive più in America da anni ormai, ma volevo vederla per conoscerla. So che sua figlia le vuole bene in fondo, ma vorrei informarla che la accusa di tutto. Oggi mi ha raccontato una storia incredibile sa? Una di quelle storie che se ci scrivessi un libro potrei persino diventare milionaria-
- Che tipo di storia? - chiese Allison curiosa, nonostante la vita della figlia le interessava sempre meno negli ultimi mesi.
- Beh, da dove comincio... Sosteneva che lei non era la sua vera madre, che lo ha scoperto qualche anno fa dopo una serie di eventi catastrofici della sua vita. Uno stupro, la morte di suo padre, i complotti da parte sua verso di lei, insomma, una storia ben costruita- Rispose Alma, ancora stupita dalla versione che la figlia ha dato della madre, quando in realtà davanti a sé aveva una donna meravigliosamente amabile e composta, sorridente al momento giusto e garbata soprattutto, non la cattiva e perfida donna che Maya ha continuato ad elargire per ore mentre raccontava la sua storia .
- Suo padre è mor- venne interrotta bruscamente.
- È morto 12 anni fa, si... Per questo le dico subito che non ho creduto alla storia di sua figlia, per quanto, come le ho già detto " ben costruita" . Sa, certe volte i pazienti si auto-imprigionano in una storia, in una verità, che per loro è la reale verità dei fatti e si convincono di questo a tal punto da raccontarla in maniera così fervidamente dettagliata che un qualsiasi sconosciuto l'avrebbe fatta uscire subito da questo manicomio, ma purtroppo signora, non è così. Ho seriamente paura che sua figlia stia peggiorando. È proprio per questo che ho voluto fortemente la sua presenza e la ringrazio di essere qui - concluse la psicologa, mentre Allison nel frattempo si era accomodata nel divanetto bianco accanto alla porta, proprio di fronte all'altra donna. Aveva accavallato le gambe, con signorilità e ogni tanto abbassava la testa in segno di resa. Sapeva che sua figlia non aveva mai nutrito simpatia verso di lei e non si faceva probabilmente venire a male quando sentiva delle cose brutte che diceva alla psicologa.
- Le posso offrire una tazza di caffè?- chiese Alma.
- Si grazie, La prendo volentieri, ho fatto un lungo viaggio- rispose Allison mentre si portava le mani alle tempie massaggiandole delicatamente.
- Lei vive in Francia ora? Giusto?-
- Si. Mi sono risposata due anni fa e ora vivo li da un pò. Dopo la morte di suo padre, che fu uno shock per tutti noi, lei si chiuse in se stessa, non aveva amici, nessuno che le stesse accanto, io ero la madre che lei non voleva- Disse mentre si alzava ed afferrava la tazzina portandola alla bocca, soffiando prima di bere.
- Non era la madre che voleva? Mi può spiegare?-
- Io non sono sua madre. Suo padre ebbe una storia con un altra prima di me e nacque Maya, quando aveva sei o sette anni suo padre uccise la madre davanti a lei e fuggirono. Qualche mese dopo ci conoscemmo. Non sapevo di quello che aveva fatto, non sapevo che era un fuggitivo, non sapevo che Maya stesse soffrendo in quel modo. Con il passare degli anni scoprì che suo padre abusava di lei, lo cacciai immediatamente dalla nostra casa, denunciandolo e da lì venne fuori tutta la storia di sua madre.
- Non sapevo questa cosa. È terribile! - Rispose Alma scioccata da quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Allison . Praticamente tutta la storia al contrario di quella che per ore gli è stata raccontata da Maya .
Ma c'era qualcosa che non tornava, un incrocio di fatti che non quadravano...
- Suo padre come morì?- chiese Alma.
- In un incidente, qualche mese dopo che lo avevo cacciato di casa. Era ancora ricercato dalla polizia, nessuna sapeva dove fosse. Scoprì della sua morte al telegiornale, durante un pranzo in estate. Maya sedeva accanto a me, sempre più fragile e depressa, la portammo anche da diversi psicologi della zona, molto famosi e molto costosi, ma nulla... Non servì a nulla, lei stava sprofondando sempre di più nell'oblio, mangiava a stento, dormiva poco e una sera, qualche anno più tardi la trovai in bagno, in un lago di sangue. Voleva uccidersi, tagliarsi le vene e quando entrai nella stanza lei urlava, mi spaventava e continuava a ripetermi che era tutta colpa mia, che da quando era entrata a casa mia le cose erano peggiorate, insomma in qualche modo incolpava me di ogni cosa. Il mio compagno di allora se ne andò, fuggì per la disperazione, era diventata una situazione insostenibile persino per me che vedevo quella ragazza, che avevo cercato di crescere con tanto amore, ridotta in quel modo. Mi piangeva il cuore soprattutto per il fatto che la pazzia le accecò del tutto la visione delle cose e vedeva in me un mostro. È per questo che ero un pò titubante nel venire qui, non riuscirò mai più a parlarle. Lo capisce? - Concluse Allison poggiando la tazza e successivamente le mani sul tavolo, una lacrima le scendeva sul volto e il suo sguardo perso e triste mentre fissava Alma, sempre più interessata alla storia.
- Si. Lo posso capire- si alzò per confortare la donna con qualche piccola carezza sulle spalle - Maya mi parlò di uno stupro, che fu poi l'inizio della sua storia. Mi sa dire qualcosa a riguardo?- riprese lei sedendosi nuovamente.
- Una sera uscì con delle amiche, aveva più o meno diciotto anni... Aveva ancora qualche amica e suo padre abitava ancora con noi, era uscito anche lui quella notte, lui rientrò verso l'una, io già dormivo, ma sentì i suoi passi entrare in camera... Dopo qualche ora sentì rientrare Maya, singhiozzante, così uscì di soppiatto dalla mia stanza e la vidi piena di lividi, sporca e con i capelli completamente bagnati. Era stata violentata, lo scoprì nei giorni seguenti, quando un tizio le venne a portare un portafogli che lei aveva perso proprio quella notte. Scoprì tutto quando lei mi gridò in faccia che era stata violentata e che aveva paura. Lì per lì non seppi che fare, oltre al fatto di denunciare subito la cosa e parlare con lei di quella sera. Vidi che suo padre aveva le scarpe sporche di terra e del sangue su una camicia, così non ci misi molto a capire ciò che era successo... Lei sapeva che era stato suo padre, ma lo shock le fece scordare tutto, tutto quanto... Ma una sera, dopo un incubo lei ricordò e venne subito a riferimelo, così mi prodigai perché giustizia verso di lei venisse fatta e suo padre ovviamente fuggì. Fu li che poi scoprì anche quello che lui aveva fatto alla madre di Maya e capì che era un uomo estremamente pericoloso-
- Ci sono molte cose che tornano con la sua storia sa? Il fatto dello stupro, della sera in cui tornò a casa, dell'incubo che le fece ricordare ogni cosa, ma lei non ha mai detto che fu suo padre, mai una volta, invece lo descriveva con amore. Come possibile? - chiese Alma stupita.
- Non lo so, dopo la sua morte appunto lei mi gettò tutto contro, come se fosse mia la colpa. Non so forse non voleva credere che suo padre fosse un nostro, forse le faceva più comodo credere che io lo fossi. Purtroppo - . Allison si alzò di scatto, prese la borsa che aveva lasciato sul divano poco prima e si diresse verso la porta intenta ad uscire.
- La prego! Si fermi! - Esclamò Alma, alzandosi per trattenerla .
- Le ho raccontato tutto... Ora sinceramente, mi sento di andar via-
- Non vuole vederla? Almeno per un po? - implorò la psicologa.
- Non credo sia una buona idea - Aprì la porta e uscì seguita da Alma che cercava disperatamente di convincerla ad incontrare la figlia .
- Entrerò io. Lei guarderà dal vetro, la prego! - Giunse le mani stringendole al petto, voleva che Allison desse uno sguardo alla figlia. Ormai aveva preso con se quel caso e ci teneva moltissimo.
- Solo un minuto. Mi fa già male pensarla qui dentro - rispose Allison affranta.

Alma prese per braccio la donna e la condusse con sé all'interno del reparto . Maya stava nella stanza numero 16, vicino all'uscita di emergenza, accanto all'ufficio del personale che faceva i turni di notte, si avvicinarono al vetro e Allison vide per la prima volta sua figlia dopo anni .
Era ancora girata di schiena, mentre le sue mani sporgevano da sopra al fianco, si stava accarezzando, lentamente e canticchiava una canzone a bassa voce.
- Come si è ridotta! - Sospirò Allison, mentre si girava per piangere.
- Ho molto a cuore questa storia, soprattutto ora che ho potuto conoscerla e vedere che persona è lei. Mi rifiutavo di credere che fosse davvero il mostro che Maya descriveva...a volte i pazienti esagerano mentre raccontano le storie, ma lei era talmente lucida e partecipe che mi sembrava davvero una possibile verità, ma per fortuna lei mi ha chiarito le cose - Rispose la psicologa mentre piano piano apriva la porta della stanza di Maya e lei si girò lentamente per guardare dal vetro.
- Maya?. Sono io, Alma - Richiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò al letto, Maya si voltò lentamente con le lacrime al viso.
- Mi farai uscire non è vero? Devo dire ad Alex che lo amo, devo dirgli che ho fatto una cazzata. Che lo perdono - Maya provò ad alzarsi, ma era bloccata a letto, legata ai polsi. Erano rossi, molto rossi, aveva cercato di liberarsi più volte durante la giornata.
- C'è tua madre qui -
- Hai portato quella donna qui?. Ti credevo amica!- Gridò.
- Io sono tua amica e sappiamo entrambe che lei non è il mostro. Sappiamo entrambe che tuo padre ti ha fatto tutto questo. Non è così? Dillo! - Esclamò Alma mentre accarezzava Maya pulendo le sue lacrime .

Restò in silenzio, mentre Allison osservava tutto dall'altra parte, continuava a piangere mentre guardava sua figlia arrendersi alla vita e cedere alla verità. Sapeva bene che quella bugia in qualche modo le faceva bene e la aiutava a vivere, non pensando alla cattiveria di suo padre, sangue del suo sangue. Sapeva bene che presto sarebbe ceduta, sapeva che prima o poi sua figlia avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe liberata da quella prigioniere nel suo cervello.
Sognava un bel futuro per lei, ma non fu così. Mai.

- Maya. Dovrai restare ancora un pò qui, lo sai? Starai bene ed io verrò a trovarti spesso. Ma tu, cerca di pensare ad Allison e a tutto il bene che ti vuole. Non devi aver paura di accettare la verità, bella o terribile che sia. Hai avuto una vita difficile, ma piano piano ne usciremo, insieme. Te lo prometto- Alma era più coinvolta che mai in questa storia. Non è permesso a quello come lei di affezionarsi ai pazienti, ma quella, quella era storia ben più delicata del previsto. E lei, che aveva sofferto in passato, per colpa del padre, sapeva bene come Maya si sentiva in quegli attimi.
- Vivo in questa prigione da anni ormai, vorrei uscirne, vorrei uscire di qui. Ma so di non riuscirci e mai riuscirò-
- Ora riposa... Abbiamo parlato tanto oggi, dormi un pò e più tardi tornerò da te- Disse, mentre si alzava e si apprestava ad uscire, salutano Maya con la mano, mentre lei si girava di nuovo, dandole le spalle.
Alma uscì dalla stanza, mentre Allison era già sparita. Probabilmente aveva sentito quel che la psicologa volesse sentisse. Maya riconosceva di aver raccontato una bugia e voleva che almeno questo sua madre lo sentisse. Era sua madre dopotutto, anche se non di sangue.
Alma tornò nel suo ufficio, mentre nella stanza di Maya invadeva il silenzio.
Non appena la psicologa era uscita, lei si rigirò, tirando fuori da sotto il cuscino una piccola lama bianca, staccata qualche tempo prima dal retro del comodino della sua stanza.
Con le lacrime che scendevano, i polsi distrutti, riuscì a liberarsi, camminando lentamente e con la schiena abbassata verso la finestra.
Guardò fuori un istante e immaginò il viso di Alex fuori dall'ospedale che veniva a salvarla, ma Alex non era mai esistito, o meglio per lei lo era eccome.

Si portò al polso la lama bianca e con forza premette nelle vene, il sangue uscì vigoroso e il suo corpo si accasciò a terra di colpo .
Era il suo unico modo di liberarsi, da una bugia che le stava mangiando i pensieri e la vita.
Ora riposava serena e sua madre aveva sentito, anche se non dalla sua bocca, delle scuse da parte sua .

Il sangue continuava ad uscire, mentre il suo viso si faceva bianco, bianco come il resto della stanza.

Il bianco è il colore della purezza e finalmente lei sentiva di aver raggiunto quello stadio di purezza che da tempo cercava .

Prigioniera di una Bugia || #Wattys2016Where stories live. Discover now