Capitolo 33.

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       Alla fine delle lezioni Nadia si impegnò a sgattaiolare fuori dalla scuola senza dare troppo nell'occhio. In classe non aveva rivolto la minima parola a Diego, che si era limitato a seguire in maniera annoiata la lezione di scienze, senza calcolarla minimamente - atteggiamento che in ogni caso non le era dispiaciuto affatto -, facendole ben sperare che il suo compagno di banco si fosse scordato dell'appuntamento di quella sera.

Lo stomaco le si aggrovigliò in una morsa al solo pensiero di dover trascorrere del tempo con quei tre ragazzi e mentre camminava in giardino, assorta nelle sue preoccupazioni, si rimproverò per la milionesima volta di essersi lasciata trascinare nei loro piani. Soprattutto quando Mattia l'aveva messa in guardia su quel gruppo.

Non sapeva bene perché, ma l'idea che il suo compagno venisse a sapere che Diego l'aveva quasi obbligata ad avere quella sorta di appuntamento forzato le metteva addosso una certa ansia. Era preoccupata per la sua reazione e per quello che avrebbe potuto pensare di lei, se avesse scoperto di quel bacio. Forse l'avrebbe catalogata come poco di buono alla stregua di tutti i suoi compagni, e questo non poteva permetterselo.

No, non poteva permettersi di perdere Mattia.

Avrebbe preso parte alla serata con Diego e i suoi amici, si sarebbe sdebitata nei loro confronti e avrebbe chiuso il capitolo. Definitivamente.

«Savini, eccoti!» Uno scalpiccio di sassolini accanto a lei la fece voltare. Nadia sussultò nervosamente alla vista di Diego e indietreggiò di un passo, mentre si guardava attorno con circospezione.

«Ehi, Diego», ricambiò il saluto con lo sguardo teso. Stava cercando Mattia con gli occhi. Non doveva farsi vedere con il suo compagno di banco, altrimenti sarebbe andato su tutte le furie.

«Dove te ne vai di bello, tutta frettolosa?», le chiese, poggiandole con pesantezza il braccio sulle spalle.

Nadia emise un verso di lamentela e cercò di scrollarsi il compagno di dosso. «A casa. Il test di matematica mi ha stravolta e vorrei riposarmi un po'. Ho la testa che minaccia di scoppiarmi.»

Diego rise e l'accompagnò fuori dai cancelli del Machiavelli. «Fai bene a riposarti. Stasera ci aspetta una grande serata.»

Nadia trattenne il respiro, poi gettò fuori l'aria tutta insieme, sconfitta. Allora non se n'era scordato.

«Che c'è? Non ti ricordavi dell'appuntamento?», chiese ancora lui, lo sguardo improvvisamente serio.

«Oh, sì. Ovviamente.»

«Non ci starai mica ripensando, Savini?»

Nadia cancellò quell'ipotesi dall'aria, scacciandola con le mani e sorrise. «Ma ti pare?»

«Se c'è una cosa che odio, sono le promesse non mantenute. Quindi, vedi di non fare scherzi stasera.»

«Non sono una che si tira indietro all'ultimo momento», rispose meccanicamente lei, distratta dalle sue labbra, contratte in un sorriso inquietante.

«Lo spero bene, bambolina. Non ti si addice il ruolo della ragazza cattiva.» Diego fece una pausa e la squadrò dall'alto in basso. «Vedrai che se ti comporterai bene, passerai una splendida serata in nostra compagnia.»

La ragazza si morse le guance per non far tremare le labbra. Le parole minatore di Diego la sconvolgevano ogni volta, svuotandola da ogni sentimento. Tutti, all'infuori della paura. Mandò giù il groppo in gola e improvvisò un flebile sorriso, reggendo a malapena lo sguardo del compagno. «Ti ho promesso che sarei venuta, quindi verrò. Smettila ora di testare l'affidabilità delle mie parole.»

Diego sorrise soddisfatto e le assestò una piccola pacca sulla schiena. «Sapevo di poter contare sulle tue promesse.»

«Anche io spero di poter contare sulle tue.»

«Ma davvero stai andando in paranoia per quel bacio, Nadia?» Diego rise e si passò una mano sull'accenno di barba scura. «Fidati, Silvestre è la persona meno indicata per preoccuparsi di qualcuno. Tanto meno di una come te», le sputò addosso con cattiveria.

«Io non ne sarei così tanto sicura.»

«Seriamente, Savini. Fare affidamento su quell'idiota è una perdita di tempo colossale. Non saprebbe prendersi cura nemmeno del suo cane, figuriamoci di un essere umano.»

Nadia aggrottò le sopracciglia e unì le braccia al petto. «Invece voi che siete affidabili. O sbaglio?», ironizzò.

«Mai detta una stronzata simile», mise subito le mani avanti lui. «Ma con noi sta' certa che ti divertirai... Scoprirai che abbandonare le regole comporta un piacere maggiore in tutto, e stasera ne avrai la prova. Tu fatti trovare pronta. Ti aspetto sotto casa tua. Tanto so dove abiti», mormorò perentorio. Poi si avviò verso la sua moto, facendo girare il cerchietto del portachiavi attorno all'indice in modo rilassato. 

Tutto quello che ho sempre cercatoWhere stories live. Discover now