Capitolo 25.

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       Come si sarebbe aspettata il primo bacio? Decisamente diverso.

Parlava del primo, perché Nadia era convinta che baciare un compagno del campo estivo alle scuole medie per puro gioco non contasse realmente. Sul momento era rimasta spiazzata dal gesto decisamente troppo audace di Diego Neri, il ragazzo sfrontato e dal sorriso arrogante che l'aveva puntata fin da quando aveva messo piede al Machiavelli. Ma, dopo un primo momento di confusione cosmica, quando le sue labbra avevano colliso con le sue, Nadia aveva realizzato che non aveva provato nessuna grande emozione durante quel bacio, oltre al disagio del gesto inaspettato. Era come se quel bacio freddo fosse stato metodicamente calcolato da parte del compagno... Una semplice dimostrazione di sfacciataggine. Era qualcosa che le aveva guastato il sapore del primo vero bacio, insomma.

Diego se n'era poi andato come se nulla fosse, subito dopo, senza nemmeno darle una spiegazione. L'aveva salutata, con il solito sguardo da strafottente, ed era tornato per la sua strada, le mani ficcate nelle tasche dei jeans strappati e i passi trascinati per terra. Ed era anche per quel motivo che Nadia si era sentita confusa. Era tornata a casa in silenzio, cercando di non svegliare il padre, e si era cambiata, gettando gli abiti in fondo alla pattumiera e togliendosi dalla faccia il trucco sbavato. Poi si era infilata a letto, stanca morta ma con i pensieri che le ronzavano in testa senza lasciarle prendere sonno: ripensava ad Anita e alle sue amiche, alla figura vergognosa in discoteca e allo sguardo quasi preoccupato di Mattia, per poi ripiombare inevitabilmente alla scena del bacio.

La mattina dopo Nadia si alzò con un forte mal di testa. Strizzò gli occhi, acciecata dalla luce intensa che entrava dalla finestra e lanciò uno sguardo frastornato alla sveglia: era appena passato mezzogiorno. La confusione si dileguò nel giro di qualche secondo e subito scattò in piedi, raggiungendo la cucina.

«'Giorno, papà...»

«Ciao, fiorellino. Pensavo di doverti buttare giù con una cannonata da quel letto.» Guglielmo le sorrise in modo affabile, mentre girava il mestolo in una pentola. «Credevo che ritornassi a casa più tardi. Invece quando mi sono alzato eri già nel mondo dei sogni.»

Nadia si schiarì la voce e mosse le mani con nervosismo. «Sì, ecco, abbiamo finito prima e mi sono fatta riaccompagnare a casa. Non volevo recare disturbo alla famiglia di Anita», spiegò, a disagio.

«Ti sei trovata bene con le tue amiche?»

«Sì», azzardò lei, impacciata e tesa. «Anita ha una casa davvero grande. Abbiamo mangiato e visto un film su Netflix. Sono state davvero carine con me.»

«Sono felicissimo per te, bocciolo.»

Nadia sorrise e abbassò lo sguardo. «È pronto il pranzo? Ho una fame...» Finalmente trovò la forza di cambiare discorso e raggiunse il tavolino.

«Ho preparato dei manicaretti domenicali fenomenali.»

«Senza bruciare nulla?»

«Assolutamente nulla.»

«Papà...» Lei lo fissò con una smorfia divertita ed eloquente.

«Okay, può esserci la possibilità che le verdure si siano un po' troppo... arrostite», ammise alla fine Guglielmo, passandosi una mano dietro alla nuca.

Nadia rise per la prima volta dopo diversi giorni. Adorava suo padre e credeva che fosse davvero un grande uomo. L'aveva cresciuta dando il massimo, nonostante l'assenza della madre.

Quando finirono di mangiare, Nadia si allontanò dal lavandino della cucina e si asciugò le mani con uno strofinaccio. «Vado a fare una chiamata ad Ada, adesso», gli disse dopo un breve momento di silenzio. «Sono diversi giorni che non ci sentiamo.»

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