13. Death is the only salvation you'll feel

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Il rumore dovuto alle sferzate gelide che il vento dà al mio viso nella frenetica corsa è angosciante e fastidioso. Nella mia testa rieccheggiano i passi che mi seguono, quelli della disperazione e quelli di Oli, che non mi lascia andare nemmeno per un secondo, che non mi permette di fuggire da questa cruda realtà. Devo essere più veloce del tempo, dovevo esserlo. Ormai combatterei per quale causa? È deceduto.
Papà. Con che coraggio ancora riesco a nominarlo tale nei miei pensieri? Non si meritava il disastro che sono: una figlia incurante di lui e dei suoi bisogni, una creatura nata dall'amore che cresceva rigoglioso, tra lui e mia madre, che lo trattava in così malo modo. Non meritava me e tanto meno la morte.
Non dono più importanza alle lacrime troppo calde per il mio cuore di ghiaccio, troppo salate per ricevere anche solo un briciolo del dolce affetto che Oliver porge al mio organo vitale completamente martoriato e distrutto. Cosa ho fatto di male a questo mondo oltre a nascere?
La vista mi si offusca quando le luci rosse e blu delle sirene si amalgamano con le mie lacrime limpide e nette, troppo reali per appartenere a qualcun'altro fuorché me e il mio animo infranto. Non riesco ancora a crederci: l'uomo che ha fatto quel che era in suo potere per crescermi e mantenermi in vita -seppur rinfacciandomelo- è morto ed io non riesco ad accettarlo, proprio non ce la faccio; ed è colpa mia, solo colpa mia se ora riposa altrove e non più sul letto sfatto della sua camera. Non crederei a tutto ciò se solo non vedessi il suo corpo su una barella coperto da un telo bianco.
Corro più veloce ed abbraccio quel corpo freddo ed oramai esanime, privo di brio e calore, morto. Piango sul petto di un padre che con me si è raramente comportato da genitore, riverso i miei fiumi di disperazione su quel torace che spero possa tornare ad avere un cuore che batte ed invece all'altezza del cranio vi è solo una chiazza scura e rossastra, quasi difficile da vedere sotto questo cielo scuro.
Le braccia dei paramedici mi trascinano via da lui, dal mio eroe, per catapultarmi poi tra le braccia di Oliver che mi stringono insieme ad una coperta. Osservo la gente parlare, contemplo i loro sproloqui senza riuscire ad ascoltare davvero le loro sentenze, quelle che sputano a crudo sulla mia vita, ormai inesistente. Tutto ciò che ho è un vuoto, che ora si crea e poi si colma, ora si svuota e torna a riempirsi, ma di cosa, se non di queste luci angoscianti e queste voci confuse sommesse? Sono solo un sottofondo a questo caduto, a questo viaggio che ora papà starà intraprendendo verso qualcosa di migliore rispetto a ciò che è questo posto, questa vita. Ma qua ci sono io e lui non c'è più.

Ho le nostre poche foto tra le mani, seduta sulla sua poltrona, quella sgualcita dalle ore che Lui passava seduto di fronte alla tv ad ingozzarsi di un consumismo che non gli è mai appartenuto; oramai è notte fonda e le mie narici sono invase dall'odore di alcool e fumo che emana la pelle consumata e assente in qualche tratto. Provo così tante emozioni a riguardare quei ricordi che dopo il pianto disperato di prima non riesco più ad esternare nulla. Oliver mi osserva dall'altro capo della stanza, fumando e capendo senza chiedere, non fa nessuna domanda, sarebbe inutile cercare di descrivere un momento che non necessita spiegazioni. Tutto parla da sé e per sé.
Mentre guardo Lui sorridere in un ricordo istantaneo impresso su carta, sento le braccia lunghe di Oliver avvolgere il mio corpo vivo -rispetto alla mia mente- con la coperta di prima. Si abbassa lentamente, il suo respiro sul mio orecchio è inconfondibilmente suo e le sue parole ben scandite e chiare riecheggiano da una parte all'altra della mia testa:«Andiamo a casa, questa notte ci sono io.»
Mi viene spontaneo chiedermi cosa sia questa suddetta "casa", io non ne conosco più la definizione, ma ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, ho bisogno che sia Oli a farlo.
«E domani?» chiedo ingenuamente, con una punta poco tralasciabile di amarezza sulla lingua.
«Domani e per sempre.» abbozzo un sorriso, permettendogli di notarlo poco prima che le sue braccia mi accolgano. Questa sarà la fatidica notte, quella a me promessa dai miei demoni. Dovrò ascoltare il buio e farmi guidare da esso, ma so che almeno avrò qualcuno al mio fianco.

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⏰ Last updated: Dec 30, 2015 ⏰

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Benedetto con una maledizione [in editing]Where stories live. Discover now