5. It never ends

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Il suo sparire così all'improvviso m'intriga perchè, dico sul serio, ho avuto solo il tempo di rientrare in negozio e già lui era sparito.
Oliver, Oliver, Oliver!

É strano quel tipo: c'è non c'é, appare scompare..Sorrido inconsapevolmente mentre torno al lavoro.

Sono sfinita, e devo ancora andare da Chris..Finalmente un po' di tempo per me e lui, senza alcun disturbo. Non ho paura, non di Chris; mi affiderei a lui anche se fosse cieco. Dio mio.. Vorrei tanto avergli confessato tutto durante una sbronza di anni e anni addietro, a quest'ora saremmo felici da piú tempo. Felici insieme. Basterebbe, basterebbe davvero.

Cammino e fumo mentre la brezza serale inizia a giocare con la mia pelle, colmandola dei segni che i brividi mi lasciano. E rieccomi qui, di nuovo, di fronte alla porta del suo appartamento.

Apre la porta di scatto e quasi sobbalzo dallo spavento.

«Buonasera» mi sussurra nell'orecchio una volta che mi ha rapita e portata dentro casa sua. Sono tra le sue braccia, che mi stringono possentemente contro il suo busto ben scolpito, e già mi sento meglio.

«Buonasera anche a lei, mio principe.» gli sussurro accarezzandogli una guancia. Mi solleva di peso e mi fa fare una giravolta. Inizio a ridere e poi mi mette a sedere sul bancone della cucina, come al solito.

«Ancora con 'sta storia..» mormoro a due centimetri dal suo viso.

Mi bacia e sembra ancora ieri sera, sembra ancora il nostro primo bacio. Lo sento sorridere sulle mie labbra:«Al lavoro, tutto apposto?» mi chiede con dolcezza mentre con le dita gioca con le ciocche dei miei capelli. Sospiro:«Sono stanchissima» dico in tono lamentoso. Chris ride, e la sua risata mi riscalda.

«Dài, mangiamo qualcosa..» faccio per dire qualcosa ma mi blocca con un bacio:«Non pensarci nemmeno..Capito?» conclude.

«Credo di aver bisogno di una rischia..»mi ferma e mi ribacia, approfondiamo il bacio e fremo a causa dei brividi che mi provoca ovunque. Ci stacchiamo e sorridiamo prima che lui inizi a spadellare e a mettere sul fuoco tutto ció che trova in giro. Risultato? Pollo al curry, riso, alcuni pomodori e delle mozzarelle. Stasera non ce la faccio, questo é troppo.

Siamo seduti a tavola, uno di fronte l'altro, lui con la mia espressione inebetita puntata addosso e io con i miei rimasugli di stomaco che non emettono alcun suono. Non ho fame.

«Chris..» dico quasi in un sussurro, come se avessi paura di rompere qualcosa, lo sguardo impaurito.

«Dimmi..» sbuffa in un lamento pacato e lento, come se la situazione lo spossasse. Dopotutto é un brutto periodo anche per lui e gli sto solo buttando addosso preoccupazioni e fastidi. La tensione a tavola è molto alta, tanto che tra poco sento i miei nervi spezzarsi.

«Ho lo stomaco molto piú piccolo di questo piatto.» affermo guardandolo negli occhi, la testa incassata nelle spalle per paura di rompere qualche equilibrio teso come le corde di una chitarra.

«E allora non mangiare.» dice restando lí fisso con lo sgurdo fermo a guardare i tratti spigolosi del mio corpo.

«Finalmente ci capiamo.» sorrido beffarda, non vedo l'ora di uscire da sto posto di merda. Continuo a sorridere, mi sento fredda. Sono ghiaccio puro, non può sciogliermi nemmeno il sole, figuriamoci il calore di un corpo. Spero solo di avere le mie scorte nello zaino.

Dalla mia bocca fuoriesce una risata rauca e distorta mentre sbatto la porta dietro le mie spalle.

Preferisco farmi le scale a piedi che l'ascensore, almeno brucio le calorie che ho rischiato di ingerire. Sto palazzo é per ricchi di merda come lui.

Mi accendo una sigaretta, aspetto che quel brontolio si plachi mentre cammino a più non posso tra i vicoli e le strade di questa città maledetta e senza sapore, priva di ricordi. Non ho intenzione di tornare indietro, non saró di certo io a cambiare idea. Ció non fa altro che farmi capire di non essere quello che cerca, la donna-vacca della sua vita.

Continuo a muovermi su queste gambe che tra poco cederanno e mi faranno cadere a terra, non ho energie per continuare, ma la pioggia mi dà forza e cammino imperterrita.
Non riposeró fino a che non saró morta.

Nessuna lacrima solca le mie guance e con un ghigno beffardo rivolto alla vita tiro fuori una bottiglia di vodka da uno zaino di cuoio nero che ho sempre dietro come una seconda schiena, facendo finta di non sapere che il mio stomaco non la reggerà. Mi siedo all'angolo piú buio di un marciapiede di fronte ad un parco vuoto e tenebroso. La pioggia mi sfiora la pelle e l'accarezza con le sue lacrime amare e salate.

Primo sorso.

La gola brucia e mi riaffiora il ricordo del bicchiere di candeggina che ho bevuto tempo fa.

Secondo sorso e mi accendo una sigaretta.

Terzo sorso e la testa inizia girare.

Al quarto sorso ho bevuto già mezza bottiglia e allora decido di prendermi una pausa per non stare troppo male.

Mi gira la testa, mi fa male lo stomaco. Io non ho limiti; o perlomeno non ne voglio avere. Alla fine della sigaretta decido di bere ancora un po', giusto per sfinirmi.

Lo so, che tutto ciò non finirà mai. Come potrebbe finire con tutto il dolore che ancora mi merito? Sono una di quelle persone che non potranno essere salvate, ma è tutto solo nella mia mente, no?

Al quinto sorso crollo, sprofondo in un'oscurità torbida.

Sento uno sguardo fisso su di me. Non ho ancora riacquistato la sensibilità di tutti i miei arti, quasi non riesco a percepire i miei sensi. Ho la nausea. Di scatto mi alzo e faccio per girarmi a vomitare, con gli occhi chiusi, quando sento una voce:- Non ti permetto di vomitare sul tappeto!- e mi para qualcosa di liscio e plasticoso davanti che afferro. Ci vomito dentro e apro leggermente gli occhi, colmi di lacrime per lo sforzo. Ho appena scoperto che è un secchio.

Sono debole, tanto debole e ricado indietro su quello che credo sia un letto. Mi porto un braccio sulla fronte e con l'altra mano mi pulisco la bocca dai resti di schifo che vi ha lasciato sopra il vomito. Chi é il ragazzo che mi ha appena parlato?

Benedetto con una maledizione [in editing]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora