7. Falling, over and over, again and again.

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È una settimana che la mia vita percorre monotona nella sua quotidianità e nella normalità di pensieri contrastanti e sentimenti contraddittori. Di Chris ne ho perso le tracce, Oliver invece mi aspetta sempre fuori dal negozio di dischi quando ho finito il mio turno; credo che sia un amico perfetto per una folle come me. Abbiamo avuto l'occasione di discutere di tante cose: musica, arte, cultura, vita, viaggi. È strano per me parlare con qualcuno che non sia Chris, che con la sua mancanza mi uccide lento, giorno dopo giorno.
Dopo la minaccia di Sam non si è più presentato né al negozio né altrove dove potesse trovarmi, a quanto pare devo solo essere stata sei anni di divertimento; giunti a questo punto mi viene quasi spontaneo il pensiero che quella notte volesse solo giungere tra le mie cosce. Una persona che dice di amarti ma poi non si fa sentire per una settimana -soprattutto dopo che mi ha trattato di merda-, avrebbe almeno la decenza di presentarsi di persona e scusarsi. Sarebbe potuto essere il mio ragazzo, ma forse non rispetto a pieno i suoi standard, so anche io di non essere abbastanza. Questa volta voglio dimostrare al mondo che anche io posso essere bella e leggiadra come una farfalla anche se adesso sono solo un bruco. Se solo non facesse così male non averlo al mio fianco dopo tutti questi anni di sentimenti celati..

Purtroppo adesso sono solo le undici e per ora mi accontento della mia pausa per fumare una sigaretta con Sam, che allo scoccare preciso dell'ora mi raggiunge sul retro, sedendosi accanto a me sugli scalini di cemento diroccati. Oserei dire che sembra agitato, ma meglio non metterlo a disagio. Okay scherzo, è il mio confidente di fiducia.
«Ti vedo abbastanza irrequieto, è successo qualcosa?» chiedo passandogli il mio nuovo accendino rosso fiammante. Ultimamente mi faccio andare bene anche le piccole cose e lascio che almeno in parte mi condizionino positivamente. Devo aver picchiato la testa molto forte per essere fiera del mio nuovo accendino.
«Ah..» sospira con un'aria stanca e sciupata, poi lo vedo prendere fiato, preoccupato di chissà quale dramma:«Chris ti segue ovunque da almeno una settimana.»
Sgrano gli occhi. Sul serio?! Come ho fatto a non notarlo? Mi sta sicuramente prendendo per il deretano. Chiudo la bocca -rimasta aperta per lo shock di poco fa- con uno scatto secco della mandibola, come se stessi per masticare i miei pensieri per ridurli in pezzetti così piccoli che tra di loro non potranno mai avere una connessione. Non ci posso credere, non ce la faccio proprio.
«Ti prego dimmi qualcosa.» Sam mi scuote per le spalle, osservando inquieto la mia espressione ancora interdetta e disgustata.
«Da quanto lo sai?» sibilo con un sottilissimo filo di collera nella voce. Sottilissimo, giuro; così sottile che potrei paragonarlo ai miei fianchi larghi e grassi. Cazzo ma perché non me lo ha detto prima?! Ho così tanta voglia di vederlo che se non fosse per il mio orgoglio e la promessa che mi sono fatta a quest'ora sarei sotto casa sua. Mi ha fatto male, è vero. Semplicemente non mi va di buttare via tutto così solo perché sono problematica e paranoica.
Deglutisce sonoramente prima di rispondere alla mia domanda con timore:«Da due giorni.» la mia pazienza svanisce ed è udibile la tensione nella mia voce:«Da chi lo hai saputo?»
Le pupille di Sam si allargano insieme alla paura che gli cresce dentro il petto:«Io n-on..- giuro che rischio di diventare violenta - Ti ho detto di dirmelo porca puttana!» urlo prendendolo per il colletto della polo verde marcio che indossa. Ma perché cazzo non è venuto a cercarmi di persona, o a casa, a questo punto?
Un rivolo di sudore cola sullo zigomo morbido di Sam, che in questo momento sta sudando freddo. Ben ti sta, amico mio.
Evita i miei occhi e abbassa la testa:«O-Oliver.. è per questo che passa a prenderti tutti i giorni.» balbetta l'uomo paffuto di cui lascio la polo pochi secondi dopo. Riduco gli occhi a due fessure mentre mi alzo in piedi con la velocità di un felino; esalo l'ultimo tiro della mia sigaretta e lancio il mozzicone accanto a lui prima che il fumo scompaia e torni a rendere visibile la mia figura.
«Licenziami pure.» sbatto il grembiule sull'asfalto bagnato dalla pioggia della sera prima e inizio a correre.
Come se non avessi un corpo stanco e sfinito dal digiuno; come se non avessi in mente una meta precisa; come se fossi così stupida da non affrontare le cose.
Il vento gelido graffia la mia pelle scoperta, dalle braccia al viso. I capelli ormai sono un ammasso di fili scarmigliati dalla corsa interminabile, sento così freddo all'esterno che i ghiacciai che mi porto dentro non sono nulla a confronto. Contro il mio cuore potrebbe affondarci il Titanic. Perché la mia vita deve sempre andare per il verso sbagliato? Sei anni di amicizia buttati in pasto agli sciacalli che non fanno altro che nutrirsi di tutta la mia forza. E vi assicuro, che aspetto solo il momento in cui questa forza svanisca e mi lasci a crogiolare in letto di morte. Non se ne parla di andare avanti così e so che non sono né lo stress né la rabbia a parlare. Sono io, dal mio angolo più nascosto e profondo, che cerco di gridare senza voce.

Benedetto con una maledizione [in editing]Where stories live. Discover now