Capitolo II - Parte II

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Nico impiegò più tempo del previsto a recuperare l'auto di Jason, e si perse due volte prima di ritrovare la casa di Octavian. Stava sperando con tutto se stesso che nessuno dei due avesse fatto qualcosa di cui, più tardi, si sarebbe pentito e nel frattempo, probabilmente per inclinazione professionale, stava anche implorando tutti gli dei dell'Olimpo – in particolare Ade – perché non lo facessero schiantare contro un palo (aveva a malapena superato l'esame di guida, e solitamente non era lui a guidare, soprattutto se si trattava dell'enorme – e bellissima – Volvo di Jason) e quindi morire fra le lamiere.
Su, due curve e dovresti essere arrivato. Dai Nico, ancora un poco, e poi...
Vide Jason che stringeva Will fra le braccia, e l'altro che invece allungava le mani verso la cerniera del suo migliore amico, come se non avesse idea di trovarsi in mezzo a una strada.
Ma che accidenti...?
Vide Jason che improvvisamente, come appena ridestatosi da un sogno, spalancava gli occhi azzurri e spingeva lontano Will.
Cosa stai facendo, Grace?
Non aspettò di scoprirlo, quindi aprì la portiera e la chiuse rumorosamente, facendo sobbalzare entrambi. Non s'impietosì di fronte alle facce sconvolte e sull'orlo delle lacrime l'una, colpevole l'altra, quindi urlò: «Si può sapere che cazzo pensavate di fare?»
Will disse: «Io niente, l'ho solo baciato...-»
Jason rispose: «Io...-»
Nico sentì uno strano sapore di sangue raschiargli a fondo la gola, quindi rispose, interrompendoli: «Will, tu non avevi intenzione solodi baciarlo... e tu, Jason, hai una fottuta ragazza, te lo vuoi ficcare in testa?».
Entrambi abbassarono lo sguardo, colpevoli, quindi Will scoppiò a piangere e Jason emise un verso a metà fra un ringhio e un singhiozzo.
Gestire degli ubriachi diventa sempre più difficile. Pensò, e ne fu ancora più convinto quando Jason l'afferrò e lo tirò dentro un abbraccio, a cui si aggiunse dopo poco un lacrimoso Will. E Nico si sentì strano: la sensazione di claustrofobia che ogni volta gli provocava un abbraccio, in particolare quando ad abbracciarlo erano persone decisamente più alte e grandi di lui, si fece sentire, ma questa volta fu superata da un calore che iniziava a salirgli su per il petto, fino ad avvolgerlo del tutto nel suo tepore confortante e infinitamente dolce.
Pensava di aver appena provato il massimo del calore che le relazioni umane potevano dare, quando sentì un ennesimo peso aggiungersi sulla sua schiena. Anche questo era caldo, forse ancora più dei due precedenti, ma il suo odore di cloro sovrastava quello degli altri. Il naso di Nico si arricciò un poco, mentre il suo stomaco si contorceva e il suo viso, fortunatamente nascosto dai corpi degli altri due, diveniva rosso come un pomodoro maturo al pensiero di chi li stava abbracciando. E se fino a cinque secondi prima si trattava solo di una timida ipotesi, il suono della sua voce la fece divenire realtà: «Ehi, ragazzi! Avete appena dato inizio a una nuova festa?»
L'atmosfera sognante si spezzò in un secondo: Jason si scostò in fretta, avendo cura di allontanarsi soprattutto da Will, quest'ultimo invece portò le braccia lungo il corpo e strinse forte i pugni, cercando di non far vedere gli occhi ancora arrossati, mentre Nico internamente urlava di terrore. Si voltò e si ritrovò di fronte Percy Jackson, con il suo solito sorriso amichevole, con le sue solite braccia levigate dagli allenamenti in piscina e dall'acqua stessa, con il suo solito sguardo che ricordava pericolosamente l'oceano. E quello sguardo era puntato proprio verso di lui, che a malapena riusciva a sostenerlo.
«Oh, Percy!» esclamò Will, facendosi evidentemente coraggio. «Non ti avevamo visto...»
L'altro ridacchiò un poco, quindi disse: «L'avevo capito che non mi avevate visto».
Solo in quel momento Nico notò il leggero imbarazzo che aleggiava negli occhi del nuovo arrivato, e solo in quel momento si accorse dell'enorme tragedia che era avvenuta: se Percy aveva visto la scena, Jason si trovava nei guai, in enormi guai.
«Ehm, Percy, posso parlarti un secondo?» chiese quindi Nico, rispondendo al muto grido d'aiuto che gli stava indirizzando con gli occhi il suo migliore amico.
«Sì, certo» acconsentì l'altro, allontanandosi dal gruppetto.
Una volta che furono lontani dal corpo del reato – che in questo caso era il corpo di due adolescenti problematici e in piena crisi ormonale, come i fatti avevano appena dimostrato – iniziò: «So cos'hai visto. Ecco, è stato un errore madornale, Jason lo sa... quindi che ne dici di non spargere la voce in giro? Se Reyna lo scoprisse...»
Nico vide un lampo di delusione passare negli occhi di Percy, e quindi dire, quasi offeso: «Ehi, ma per chi mi hai preso? Non vado a spifferare i fatti altrui, io.»
«No, scusami... cioè, io intendevo...-» incominciò Nico, torturandosi le mani per l'imbarazzo.
«Tranquillo, scherzavo. Ho capito cosa intendevi. Ed è ok, va bene» disse l'altro, con un sorriso. Poi aggiunse: «Anzi, se avessi bisogno di una mano, non aver paura di venire da me, ok? Will è anche mio amico, e non so cosa potrebbe fare una Reyna infuriata, quindi...»
Nico sorrise, con le gote che si andavano a imporporare: «Lo farò. Grazie, Percy».
Allontanandosi da lui, Nico provò una certa soddisfazione egoista: se Will e Jason non si fossero ubriacati, se Will non avesse baciato Jason, se Jason non l'avesse ricambiato – almeno per un momento – e se Percy non li avesse visti, lui e il ragazzo dei suoi sogni non si sarebbero probabilmente più nemmeno salutati a scuola. Adesso invece avevano un segreto in comune e, per quanto questo fosse un segreto da non rivelare a nessun costo, il legame fra loro si stava andando a inspessire.
Forse era una cattiva persona a pensare questo, ma a Nico, per la prima volta nella sua vita, non importava affatto: aveva un sogno, e aveva intenzione di realizzarlo. E, in fondo, era umano anche lui. Chi l'aveva detto che non poteva sbagliare, cadere e infangarsi un poco?

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