8 - Dissezione della Personalitá

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Harry Styles

Non ero sicuro fosse stata una buona idea portare una ragazza a casa mia, ma non me ne fregava un cazzo. Era Samantha, non avrei fatto sesso con lei. Primo, era una dipendente. Secondo, era Samantha. E Samantha non era di sicuro il mio tipo.

"Signor Styles, seriamente, voglio solo andare a casa. Chiamerò un taxi," disse Samantha, i suoi occhi si chiudevano per la stanchezza. Le sue parole non erano del tutto vere, potevo dire che voleva solo dormire. Non importava dove.

"Samantha, zitta ed esci dalla macchina," dissi, spingendola leggermente fuori. Eravamo in piedi di fronte al palazzo dove si trovava il mio appartamento. Samantha si tolse i tacchi e mi seguì dentro, senza neanche provare a litigare con me. Non ero il tipo giusto con cui litigare alle tre del mattino.

Non era nella posizione giusta per dirmi di riportarla a casa, ad ogni modo. Lei aveva chiamato me, non qualcun'altro.

Il portiere aprì la porta con il suo educato 'Salve'. Io, come sempre, lo ignorai.

Samantha no.

"Grazie mille," disse, sorridendogli. "Buonanotte."

Lui sembrò shockato dalle parole di Samantha, ma le restituì il sorriso.

"Grazie, cara, altrettanto," disse, con un cenno del capo.

Roteai gli occhi e la trascinai dentro l'edificio.

"Devi fermarti e parlare con tutti?" scattai, entrando nell'ascensore.

Si lamentò, "Harry mi sono fermata a parlare con una persona...Difficilmente lo definirei 'tutti'."

La sua costante insolenza e il suo bisogno di avere sempre l'ultima parola mi stavano esasperando. Non che a lei sembrava importare. Non potevo considerare la nostra relazione strettamente d'affari, era diventata qualcosa di più. Più come due acerrimi nemici che restano a dormire a casa dell'altro.

Non le risposi, ma restai fermo nell'ascensore, picchiettando il mio piede, in attesa che arrivi al mio piano.

"Ignorarmi non risolverà tutti i tuoi problemi," disse Samantha. Non la guardai, ma potei immaginare il sorriso sarcastico che si era formato sul suo viso.

"Far incazzare il tuo capo non ti porterà lontana," dissi, finalmente dando una risposta.

Lei sbuffò, "Si, perchè la nostra 'relazione'," disse, mettendo l'ultima parola tra le virgolette, "non è del tutto d'affari a questo punto."

"Perchè lo dici? Come fai a sapere che io non vado a prendere tutti i miei impiegati alle tre del mattino?" dissi, alzando un sopracciglio.

"Perchè tu sei Harry Styles e non fai una merda per nessuno, compresi i tuoi dipendenti," disse Samantha, incrociando le braccia e strisciando di fianco a me.

Inizia a parlare, il mio sguardo furioso piantato nel suo, ma lei mi interruppe.

"Non sto dicendo che è una cosa brutta, Harry, sto solo dicendo che non sei esattamente il tipo di persona che mette gli altri prima di se stesso. È la tua personalità," disse, scrollando le spalle.

Questa ragazza non sapeva niente. Non sapeva niente su di me. O su come mi sentivo. O su qualunque cose importasse.

"Samantha Anderson, non comportarti come se sapessi una singola cosa su di me," dissi duramente, il mio sguardo si approfondì. Non mi piacevano le dissezioni della personalità.

"Non sto dicendo di sapere ogni singola cosa su di te," rispose lei calma, il suo corpo perfettamente a proprio agio e naturale, come se non fosse minimamente toccata dal mio tono alto e aggressivo. "Sto solo dicendo che ho notato questo tuo temperamento."

Questa dannata ragazza non dava segno di mollare. Quindi, la ignorai. Non volevo mettermi ad urlare e litigare in un ascensore.

Rimanemmo in silenzio fino all'ultimo piano, casa mia. Quando le porte dell'ascensore si aprirono, venimmo accolti dal mio moderno, e pulito loft. Personalmente, adoravo il mio appartamento. Ma sapevo che a molte persone non piaceva l'atmosfera poco accogliente.

Ma io non ero 'molte persone'.

E neanche Samantha.

"Wow, lo amo, Harry. È davvero cosi chic? È lo stesso impianto di luce che ha Jay-Z nella sua casa a New York? Non mi sorprenderebbe, voglio dire, siete entrambi, tipo, megamilionari," sorrise, togliendosi la borsa e le scarpe, come se fosse a casa sua.

Per un secondo sentii come se l'appartamento non fosse solo un posto dove vivere, ma casa mia.

Solo per un secondo, certo.

"Perfavore, fai come se fossi a casa tua," dissi, il sarcasmo trasparì dalla mia voce.

"Oh, lo farò," rispose Samantha, una piccola risatina gli scappò dalle labbra.

Quando accesi la luce, notai che i suoi capelli biondi erano un casino e il suo trucco era colato sul suo viso, qualcuno aveva bisogno di un viaggio in bagno.

"Dovresti darti una ripulita, sei un disastro," le dissi, uscendo dall'atrio ed entrando nel primo salotto. "Puoi usare il mio bagno."

"Dov'è?" chiese, seguendomi nel salotto. Le sue mani erano appoggiate sui suoi fianchi e sembrava molto più esausta di qualche minuto fa.

"Prima porta a destra in camera mia, il bagno è connesso con quella," le dico prima di coricarmi sul divano.

Lei pensava di essere esausta? Prova a svegliarti alle tre del mattino per andare a prendere una ragazza rompi coglioni. Quello è estenuante.

"Okay," disse, potei sentire i suoi passi allontanarsi e poi finalmente chiudere la porta. Respirai profondamente, il mio cuore si calmò.

Non era Samantha che mi faceva battere il cuore cosi veloce, era lo stress di essere con lei. Non solo mi infastidiva, mi faceva anche stressare. Santo cielo, quella ragazza era un dannato caso disperato.

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Dovevo essermi addormentato mentre lei si stava ancora preparando, perchè fui svegliato da Samantha che mi scuoteva.

"Harry, vai a dormire, dormirò io qui," disse Samantha, il suo viso completamente pulito dal trucco e i suoi capelli tirati su in una piccola coda.

"No," dissi con la voce impastata dal sonno. "Puoi stare in una delle camere per gli ospiti."

Mi alzai, sbadigliando e stiracchiandomi. Attraversai la casa, lei mi seguì. Aprii la prima camera degli ospiti e indicai l'interno, "Puoi dormire qui."

"Grazie, Harry," disse, guardandomi prima di entrare. Esitò prima di voltarsi di nuovo e guardarmi negli occhi. "Per tutto, davvero."

La ignorai, ma le sorrisi leggermente.

Lasciai la stanza ed entrai nella mia. Un'altra notte in bianco.

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Giulia's Note

Halo, personcine! Ecco qua il capitolo otto; non so se avete notato ma ho cambiato i titoli dei capitoli in italiano, perché li preferisco!
Fra esattamente una settimana inizierá la scuola, e io voglio suicidarmi, non voglio tornare lá dentro, stesso posto, stessa persone, stessa routine, che noia.
Mi piace un sacco leggere le vostre risposte quindi continuiamo il gioco delle domande; e per restare in tema...
3. Che scuola frequentate? Io, liceo linguistico.
Un abbraccio, Giulia x

Empire. H.S. [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora