51 - Dirsi Addio

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Samantha Anderson

Harry se ne sarebbe andato il giorno seguente e il peso sul mio stomaco stava diventando sempre più pesante. Avevo fatto la scelta giusta? C'era mai stata una scelta?

Harry mi aveva chiesto di fare l'inimmaginabile. Lasciare tutte e trasferirmi con lui. Lavorare con lui e amarlo. Un qualcosa che sembrava così bello e magico ma al contempo così poeticamente impossibile. Non volevo nient'altro che andarmene con lui. Lasciare questo paese che mi recava solo dolore e andare con Harry in un altro stato.

Ma non potevo. Erano successe troppe cose. Troppe volte ero stata ferita. Tenevo a lui, certo, ma tenevo più a me stessa. Stare con Harry mi infliggeva tutto il dolore e i sentimenti che avevo cercato di evitare per tanto tempo. Era così diverso da qualsiasi altra cosa che avessi mai provato.

Quello era il motivo per cui non potevo andare con lui. Non riuscivo ad affrontare il dolore e i problemi. Non in quel momento. Non quando la mia intera vita stava cadendo a pezzi e non riuscivo più a ricucire le ferite.

"Perchè non vai?" mi chiese Aria quando fummo finalmente sedute di fronte ai nostri cupcake smerigliati. "Onestamente, perchè?"

"Non posso, ho troppo da fare qui," risposi, scuotendo lievemente il capo e evitando il suo sguardo che la conosceva lunga.

"Stronzate, sì onesta," disse Aria, fissandomi con quei suoi grandi occhi indagatori. "Perchè? Samantha, lui ti vuole lì..."

"Perchè cosa succederebbe se non funzionasse? Se lui si accorgesse di non amarmi? O se io mi accorgessi di non amare lui? Sarei una stupida a correre questo rischio," piagnucolai, percepii il cuore sprofondarmi nello stomaco per la centesima volta quel giorno. "Sono completamente innamorata di lui, ma se non funzionasse, non sarei più capace di amare di nuovo, Aria. Lui è tutto quello che sarò mai capace di avere."

I suoi lineamenti si ammorbidirono e sospirò, "Tesoro, questo è vero amore. È la tua possibilità di stare finalmente con lui. Di avercelo tutto per te. Se lo ami tanto quanto dici allora devi accettarlo e andare con lui. Perchè di questo tipo di passione, di questo tipo di amore ne trovi uno su un milione."

La guardai intensamente, "Ho fatto la scelta sbagliata?"

"Non hai ancora fatto una scelta. Vattelo a prendere, ragazza," ridacchiò, accarezzandomi una mano.
Sostenni il suo sguardo per un po' fino a che il peso nel mio stomaco svanì e lasciò posto alle farfalle. Era la mia possibilità.

Corsi fuori dall'appartamento, senza giacca e senza la minima idea su dove sarei andata. Era all'aeroporto? A casa? Magari al lavoro?

L'idea stava lentamente perdendo la sua magia e contemplai di tornare indietro. Ma il cuore mi diceva di correre dietro ad Harry. Lui era tutto ciò di cui avevo bisogno. Ne avevo bisogno con tutta l'anima. Era colui dietro il quale avevo bisogno di correre in quel momento.

Iniziai a correre verso il suo appartamento, era la cosa alla quale ero più vicina lì. Le mie povere gambe mi pregarono di fermarmi ma continuai lo stesso, l'adrenalina mi scorreva nelle vene. Aumentai la velocità scontrandomi con varie persone, ignorando i loro sguardi arrabbiati mentre li superavo di fretta.

Le mie gambe mi avrebbero urlato contro se avessero potuto ma non mi arresi ancora. Tuttavia quando arrivai al suo appartamento quasi collassarono sotto il mio peso. Il portiere mi salutò chiamandomi per nome e riconoscendomi.

Dietro di me, il tempo mi stava giocando un brutto scherzo e piccoli fiocchi di neve iniziarono a cadere.

"Lui è qui?" gli chiesi, respirando profondamente. Non correvo così tanto da anni.

"È uscito per andare all'aeroporto solo mezz'ora fa, dovresti riuscire a raggiungerlo!" disse, chiamandomi un taxi che si arrestò davanti a noi. "È al La Guardia!"

"Grazie mille!" risposi, infilandomi nel taxi. Non avevo mai visto qualcuno chiamare un taxi così velocemente nel centro di New York City, ma in quel momento ne ero più che felice. Prima che potessi partire, il portiere mi passò una banconota da cento dollari.

"Per il taxi," sorrise. "Vai a riprenderlo."

Risi mentre il taxì si insinuò nel traffico della città. Presi un respiro e l'autista mi guardò, "Cosa devi fare?"

"C'è questo ragazzo..."

"Non finire neanche. Non sono dell'umore per un'altra stupida storiella d'amore. Ti porto fino lì solo perchè ti trovo carina."

Alzai gli occhi al cielo ma accettai le sue parole. Almeno avevo racimolato un passaggio veloce. Le strade erano intasate ma l'autista fù abile a sorpassare e scansare le macchine e arrivammo al La Guardia velocemente considerano le tempistiche di New York.

Nell'esatto momento in cui si fermò di fronte all'entrata dell'aeroporto, lanciai la banconota al tassista e corsi fuori dal veicolo facendo appello alle mie gambe stanche.

Venni travolta dalle persone, ma corsi verso l'area riservata agli aerei privati.

Una tenda di velluto era controllata da una guardia e davanti ad esse si trovava un podio con sopra una giovane donna in un completo che faceva passare uomini d'affari e amministratori delegati.

"Salve," respirai avvilita, sbattendo una mano sul podio. "Ho bisogno dell'aereo di Styles, tipo ora."

"Mi dispiace madam non posso divulgare alcuna informazione riguardo i voli privati a meno che lei non sia in possesso di pass speciali o biglietti, non posso aiutarla," disse, fingendosi dispiaciuta.

"La prego, ho bisogno di parlare con Harry Styles, è su quell'aereo, so che è lì. Non ho neanche bisogno di entrarci, devo solo parlargli," dissi, tirando fuori il mio cellulare e chimando Harry per quella che sembrava essere la milionesima volta. Per essere qualcuno sempre attaccato al telefono ero scioccata che non rispondesse.

"Mi dispiace, non c'è niente che possa fare," disse, scrollando le spalle.

Mi allontanai da lì, le lacrime mi riempirono gli occhi e afferrai il telefono, finalmente decisa a lasciargli un messaggio in segreteria. Era finita. Quello era il momento in cui avrei dovuto accettare ciò che ci era successo. Non avremmo mai funzionato. Non avremmo mai trovato il nostro tempo per stare insieme. Lo amavo. Lo amavo così tanto che faceva male. Ma, in quella situazione, l'amore non era abbastanza. Non eravamo semplicemente destinati ad un lieto fine.

"Quindi, credo tu te ne sia andato," dissi, la mia voce era soffocata dal pianto. "Sono in piedi in mezzo ad un fottuto aeroporto cercando di trovare un modo per tirarti giù da un aereo. Ma sono senza speranze. Lo sai, ti amo. Ma penso che questo sia il segno che noi non siamo destinati a finire insieme. Ti amo da impazzire. Addio."

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Giulia's Note

(Ahh, amor c'ha nullo amato amar perdona!) Scusate, oggi mi sono imbattuta in questo verso della Divina Commedia e mi è subito venuto in mente questo capitolo. Che tristezza.
La cosa importante di cui volevo parlarvi era un'altra, sapete che sono sempre stata molto aperta con voi e mi piace conoscere i vostri pareri, ho sempre cercato di avere un rapporto che non si limitasse ad autore-lettore. Quindi vi chiedo di soffermarvi su questa frase del capitolo, "Tenevo a lui, certo, ma tenevo più a me stessa.", e ricordarvela per sempre, è la cosa più bella che io vi possa augurare!
Detto ciò, buona notte a tutti e buongiorno a chi lo vedrà solo domani mattina :)
Un abbraccio, Giulia x

Empire. H.S. [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora