4 - Stronzate di Beneficenza

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Harry Styles

I gala di beneficenza erano la parte peggiore e migliore del mio lavoro. Peggiore quando sapevo che la beneficenza era un enorme stronzata e veniva fatta solo per far diventare una persona ricca, ancora più ricca. Ma era la parte migliore quando aiutava effettivamente qualcuno.

Potevo anche essere uno stronzo. Ma non ero uno stronzo senza cuore. Volevo aiutare le persone, specialmente dal momento che ero ricco. Avevo troppi soldi e non abbastanza cose da fare. Quello era il motivo per cui donavo più di un milione di dollari all'anno in beneficenza. È importante dare a chi non ha molto.

Ma non era il caso di quella sera. Quel tipo di beneficenza era un'enorme stronzata. Sapevo solo che John Pope, il presidente dell'ente benefico, era un miliardario.

Tuttavia, dovevo andarci, mostrare la mia faccia, e far sapere che non ero un recluso come tutti sembravano pensare.

Apparentemente, stare a casa e lavorare era 'malsano'. O almeno, era quello che diceva la mia domestica, Marilyn. Era lei che mi aveva costretto ad andare quella sera.

Aveva continuato a ripetere quanto io avessi bisogno di vedere gente della mia età, e non continuare ad uscire con uomini quarantenni, Louis e Alexandria. Louis e Alexandria avevano la mia età. Ma ci lavoravo anche. Quindi, era diverso dall'essere 'normali' amici.

Ma cosa definisce davvero normale?

Perchè sembra che 'normale' non mi definisca più.

"É pronto Signor Styles?" disse Bruno, girandosi. Guardai fuori dal finestrino oscurato una folla di paparazzi che scattavano foto ai più ricchi dei ricchi.

Era ora o mai più.

"Ci vediamo a mezzanotte, Bruno," risposi, aprendo lo sportello. Nel secondo in cui scesi dalla macchina, il mio nome venne chiamato da mille direzioni differenti.

"Harry, qui!"

"Harry, è vero che possiedi quindici case?"

Quello era completamente falso. Chi diavolo possiede quindici case? Io no, di sicuro.

Bloccai il resto delle loro parole fuori dalla mia testa. Quando diventai famoso, inizialmente alcuni gossip e parole mi infastidivano. Non mi piaceva sentire tutte quelle cose sul mio conto che non erano vere. Ciò, nel modo più strano, feriva i miei sentimenti. Non ero un ragazzo sensibile. Non del tutto. Ma le cose false, che le persone credevano vere, erano difficili da sopportare.

Appena entrai, tenni la testa bassa per evitare di essere fotografato. La cosa più bizzarra era svegliarsi al mattino e trovare la propria faccia sul giornale. Quindi, lo evitavo a tutti i costi.

"Harry Styles!" mi chiamò una voce familiare, alzai lo sguardo. Vidi Louis Tomlinson in piedi di fianco alla sua terribile stagista, Samantha.

Quello era il problema di Samantha. Era una fastidiosa, presuntuosa, so-tutto-io. Ma era una bellissima fastidiosa, presuntuosa, so-tutto-io.

Indossava un abito che sicuramente le aveva dato Louis e invece i capelli erano stati sicuramente acconciati da lei. Ma era comunque stupenda. Forse, la donna più bella nella stanza.

"Louis!" sorrisi, abbracciandolo. "Come stai, amico?"

"Una meraviglia, ti ricordi di Samantha, vero? Eleanor non poteva venire stasera," spiegò Louis, indicando Samantha. Il suo sguardo si indurì quando mi guardò, ma continuò a tenere un'espressione calma e naturale.

"Ciao Sally," ghignai, sapendo benissimo che avrebbe risposto con la sua solita risposta insolente.

"Salve Signor Stevens," sorrise, con aria innocente. Alzai gli occhi al cielo, ma mi stavo leggermente divertendo. Certo, mi faceva incazzare. Dio, lei mi faceva incazzare tantissimo.

Ma questo gioco dei nomi a cui stavamo giocando aveva qualcosa di divertente. Adoravo sentire tutti i nomi che tirava fuori. Era una specie di divertimento.

"Ah Louis, i tuoi impiegati hanno davvero bisogno di imparare quella piccola cosa che si chiama rispetto," dissi, il mio ghigno persisteva.

"Ci lavorerò," disse Louis, roteando gli occhi.

"Come va il lavoro?" chiesi, evitando la conversazione.

"Alla grande, la settimana della moda è alle porte, tu ci sarai, giusto?" mi chiese Louis, incrociando le braccia.

"Vado a prendere un drink," disse Samantha. "Voi ragazzi volete qualcosa?"

"Whisky," risposi.

"Lo stesso," disse Louis. Samantha se ne andò, muovendo i fianchi. Sorrisi leggermente a me stesso, nel momento in cui lei se ne andò, ma lo nascosi a Louis. Non lo avrei mai ammesso, ma mi aveva impressionato. Non avevo mai visto qualcuno che mi tenesse testa.

Ma lei lo faceva.

"Tornando alla tua domanda, si ci sarò. Voglio dire, sono obbligato. Mi aspetto la prima fila amico," ghignai, colpendolo sulla spalla. Lui ridacchiò.

"Davanti e al centro," disse, scuotendo la testa, poi ammiccò. "Mi assicurerò di riservarti un posto proprio di fianco a Cara."

"Fanculo," dissi, una leggera risata uscì dalle mie labbra. Io e Cara avevamo avuto una piccola avventura, che era finita cosi male com'era iniziata. Poi c'è il fatto che ora lei è lesbica. Non è decisamente un ego booster. Ma, eh, è stato bello finchè è durato.

Louis rise e spostò lo sguardo verso il palco. Eravamo nella tipica sala da ballo di un hotel. Non esattamente il mio posto ideale.

John Pope si avvicinò a noi, con un grande e falso sorriso sulla faccia, gli occhi lucidi per l'eccessiva quantità di alcohol che aveva assunto.

"Harry, ragazzo mio," urlò John. Si considerava una 'figura paterna' per me , quando in realtà, lo detestavo. Era troppo rumoroso ed egoista per me. Non mi piaceva. Ma mi avrebbe reso la vita più facile se fossi stato gentile. Quindi, affrontavo i suoi pranzi mensili e gli stupidi galà.

"Hey John," dissi, porgendo la mano. La strinse, e io introdussi Louis nel discorso. Dopo di che, l'orribile conversazione iniziò. Sapete, quei discorsi sugli affari. In effetti, mi piaceva parlare di affari. Ma non con John.

"Quindi, ho sentito che stai guidando l'investimento Johnson," roteai mentalmente gli occhi. John aveva quell'abitudine di ficcare il naso in affari che non gli appartenevano. "Sei sicuro che sia una buona idea?"

"Lo è, non lo farei se andasse a discapito della mia società," dissi, cercando di suonare il più amichevole possibile, mentre in realtà ero già pronto a prenderlo a pugni.

"Salve ragazzi, e Signor Pope," disse Samantha, porgendoci i nostri drink. Il suo sorriso era radiante e ci guardò.

Per la prima volta da quando avevo conosciuto Samantha, ero grato della sua presenza.

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Giulia's Note

Allooora, personcine mie! Questo é il quarto capitolo della storia, so che é relativamente tardi ma oggi sono stata fuori tutto il giorno e ho visto solo ora che siamo a 500 visite!! Dio mio, ma come é possibile? Saranno anche poche per una persona normale ma, oddio, sono partita da zero un paio di giorni fa ed ora sono 500! Vi ringrazio! Grazie anche alla ragazza che mi ha dato dei consigli su come postare, funzionano ;)
Buonanotte, e un abbraccio, Giulia x

Empire. H.S. [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora