Reazioni

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Era tutto vero. Quei sei fratelli erano tutti vampiri, e io ero stata mandata da loro come spuntino. Ma sei Yui era stata mandata qui per lo stesso motivo, perché mi sembrava piuttosto tranquilla? Non sembrava preoccupata, eppure doveva sapere cosa fossero davvero quei ragazzi. Viveva con loro da mesi ormai, non poteva non essersene accorta! Mi girai verso Reiji, e mi misi ad osservarlo in ogni dettaglio, cercando di scorgere un qualche indizio che tradisse quella che era la sua vera natura. All'inizio non notai nulla, ma poi mi accorsi che ciò che mi aveva intimorito di lui era il suo sguardo: orgoglioso, scrutatore e sapiente, come quello di una pantera che si apposta nella notte tentando di catturare la sua preda. Ora potevo scorgere quella parte di lui che, nascosta sotto l'apparente serietà, bramava il sangue umano come gli umani bramano l'acqua. E notai anche come mi osservasse attentamente, sempre celando quella parte più selvaggia di se, quasi che mi stesse scrutando nell'anima. I nostri sguardi in quel momento si incrociarono, incatenati gli uni agli altri in una strana danza. Non sapevo perché, ma non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal suo, come se fossi ipnotizzata. Metà di me continuava a temere quel ragazzo e tutto ciò che lui era, l'altra voleva solo perdersi nei suoi occhi color porpora e annegare in quelle profonde pozze di sangue. Nemmeno lui distoglieva lo sguardo, quasi che stesse cercando di scrutare dentro la mia anima. Ma perché quegli occhi mi erano stranamente familiari? Io gli aveva già visti, ma dove? Restammo così ,immobili e in totale silenzio, mentre tutti gli altri attorno a noi parlavano. Non so dire se fossero passati pochi attimi o interi minuti, perché per quegli strani momenti passati a fissarci ogni cosa intorno a noi divenne a massa grigia di cose in movimento, di cui non non capivamo niente. L'unica cosa che riuscivamo a distinguere in tutto quel grigiore informe erano gli occhi dell'altro, che si fissavano senza sosta in cerca di risposte.

"Reiji?"

A chiamarlo era stato Kanato, che aveva così interrotto la nostra strana "conversazione". Reiji, che sembrava il solito, freddo e cinico vampiro distaccato, si girò per rispondergli.

"Si?"

Il ragazzino parve indugiare, ma fu solo per un istante. Poi, con una strana espressione in viso, direi quasi divertita, strinse di più a sè il piccolo orsetto e disse.

"Glielo dobbiamo dire subito?"
"Cosa Kanato?"
"Perchè è qui e chi siamo noi."

Alle parole di Kanato tutti quanti tacquero, aspettando che il fratello che tutti prendevano come punto di riferimento per occasioni del genere desse una risposta. Prima di dire qualsiasi cosa si girò di nuovo guardarmi. Il suo sguardo cercava una risposta nel mio. Avevo già una mezza idea di cosa stesse per dire, quindi lo guardai tranquilla e senza nessuna traccia di curiosità nel mio sguardo, o almeno quello era ciò che mi ero prefissata. E sembrò funzionare. Difatti, una volta che si fu girato disse.

"Credo che lei già sappia cosa stavamo per comunicarle. Dico bene?"

Io, per tutta risposta, agli sguardi a metà tra l'allibito e il sorpreso di quasi tutti i Sakamaki e di Yui, potei tranquillamente rispondere.

"Se parli del fatto che siete tutti dei vampiri e io vi devo fare da spuntino, allora si, lo sapevo già. È un problema?"
"No, affatto. Anzi, potresti dirci chi te lo ha detto?"
"Non conosco il suo nome, l'ho incrociato in paese. Mentre camminavo lui ha sussurrato qualcosa come "sposa" e "vampiri", così quando Kanato-kun ha detto "sposa sacrificale" ho solo messo insieme le tessere del puzzle."

Il meno convinto di tutti era Reiji. Una scusa di questo livello non lo avrebbe ingannato facilmente, dovevo essere convincente.

"Reiji, non mi credi?"

Il vampiro mi guardò ancora una volta negli occhi, e io cercai di assumere in espressione il più sincera possibile. Sopravvivere in quella casa si stava dimostrando una sfida alquanto ardua. Lì dentro ne sarebbero successe di tutti i colori.

Obbligo di perfezioneWhere stories live. Discover now