Oyasuminasai *

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Ricominciammo a camminare verso la mia camera solo dopo alcuni minuti, mentre Reiji mi confermava, lievemente scioccato, che avevo azzeccato in pieno il carattere delle signore Sakamaki. una cosa posso dire di lui e di come mi apparve in quei pochi minuti che separavano la "galleria di famiglia" e la mia camera: incredulo e, curiosamente, anche soddisfatto e divertito. E come non esserlo? Una sconosciuta che osserva il ritratto di tua madre e delle tue matrigne per una manciata di secondi e poi ti dice in poche parole concise il loro carattere senza sbagliare non poteva non destare sorpresa. A volte le persone che possiedono delle capacità particolari, come me, vengono chiamate "mostri", "demoni", "streghe"... E lo so perché mi è successo una volta, poco dopo essere stata adottata da mio padre. Una sera mi ero svegliata dopo un incubo terribile, e avevo visto qualcuno che si aggirava nel cimitero della canonica dietro casa. Certa gente ha una piscina, uno scivolo, oppure l'altalena, e altre hanno un cimitero. Non c'è niente di strano. Comunque mi sono alzata e sono uscita, seguendo la strana figura verso una lapide. Giunta davanti alla lapide, la nonnina (perché di una nonnina si trattava) si girò verso di me. I suoi piedi non riuscivo a vederli, sembrava sospesa nel vuoto.   

"Ciao. Ti va di tenermi un po' di compagnia?"                

"Certo, se insiste. Ma... perché sta girando per il cimitero in piena notte? Potrebbero anche aggredirla, sa?"                        

"Oh, per me non fa differenza se è giorno o se è notte. Non potrebbero farmi male nemmeno volendo" 

Lì per lì non ci prestai molta attenzione. E così io e la signora Tomoko (la nonnina) passammo molto tempo a parlare. Quello che non feci fu evitare di attirare l'attenzione del guardiano del cimitero, che stava svolgendo il suo lavoro, che mi vide seduta davanti aduna tomba a parlare da sola. Lui non vide la signora Tomoko perché, come capii solo più tardi, lei non era viva, ma un semplice fantasma. A dire la verità ci misi diverse settimane per capirlo, in fondo non ero ancora molto sveglia a 10 anni. Così io e la signora Tomoko ci vedevamo tutte le sere per parlare. Lei mi raccontava delle storie con la sua dolce voce gentile, mi parlava della sua famiglia. Anche dopo che riuscii a capire chi era davvero andavo a trovarla per parlare. Fu così che imparai una cosa importante che mi avrebbe aiutato moltissime volte: i morti sono più onesti dei vivi. In fondo, cosa hanno ancora da perdere? I vivi, al contrario, sono volubili come il vento, che soffia solo se ne ha voglia. Infatti il signor Kurumizawa mi spiava da parecchio, e in paese si diffuse una voce secondo cui io fossi una strega che parlava coi morti. La seconda cosa che imparai fu che i timorati di Dio hanno paura di tutto ciò che non capiscono. Anche le cose più innocue. Ed ecco come diventai "la strega fantasma". Per anni i bambini mi evitarono, i ragazzi della mia età mi ridevano dietro e gli adulti mi guardavano storto. Sì, proprio una bella infanzia.  
Mentre rimuginavo sui miei "luminosi"  e "felici" primi anni di vita Reiji si fermò di colpo, e io ero troppo presa dai miei pensieri da non accorgemene, così andai a sbattergli contro con l'eleganza di un ippopotamo. Ah, che momento indimenticabile...
Dopo avergli chiesto scusa guardai più avanti nel corridoio per capire come mai si fosse fermato.
Eravamo arrivati a destinazione.
  
"Bene. Ora torna nella tua camera e non uscire. Se non verranno istigati, i miei fratelli non ti faranno nulla, almeno per adesso. Dopo le sorprese che ci ha riservato Yui al suo arrivo preferisco fare alcuni su di te. Bene, ora vai a letto, verrà a svegliarti qualcuno quando sarà ora di fare colazione. Buonanotte."
"Buonanotte, Reiji."


Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che Reiji se ne era già andato, come se si fosse volatilizzato nel nulla. Vista la velocità con cui era svanito  mi venne spontaneo chiedermi se anche i grandi maghi di una volta che erano in grado di sparire nel nulla fossero vampiri, o se magari lo fossero le assistenti.
Questo sarà sempre uno degli interrogativi ai quali non ho mai trovato una risposta. Avevo moltissimi interrogativi, ma poco tempo, forze e voglia di risolverli, quindi per quella sera lasciai perdere e mi decisi ad andare a letto.
Quando aprii la porta trovai sul letto una camicia da notte fin troppo corta, di tulle semitrasparente azzurrognola. Eh no, io con quella roba addosso non ci dormo mica. Era come appendermi al collo un biglietto con su scritto "stupratemi". Decisi quindi di indossare una delle mie camicie da notte, delle semplici camice da notte di cotone azzurro con le maniche lunghe e che arrivavano fino alle caviglie, con un fiocco sul colletto di pizzo, che ornava anche l'orlo delle maniche e della gonna. Appena sotto il seno una sottile nastro blu metteva in risalto quel poco di petto che avevo (almeno in confronto ad Ania, in realtà porto una terza/quarta). Insomma, un po pacchiana ma bella e comoda. Prima di andare a letto mi feci un bagno caldo, pettinai i miei capelli, lavai i denti, mi cambiai e poi mi infilai sotto le coperte, in attesa di un nuovo giorno.


Niente. Dovevo pazientare ancora. La nuova sposa ancora non era possibile prenderla. Dovevo pazientare solo un altro poco, e presto tutto il mondo si sarebbe inchinato davanti a me. La Prossima volta a proteggere la ragazza non ci sarà nessun Reiji dietro l'angolo, e lei sarà mia.

*Buonanotte.

Obbligo di perfezioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora