Stay Strong

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Panem, Distretto 3

Erano le otto del mattino di quel 24 di dicembre; nel distretto tre le strade erano affollate di gente.
Ma si sa, quello non era un giorno come gli altri: alle 9.30 di quella caotica mattina si sarebbe tenuta la mietitura per i primi Hunger Games.

Tutti e ripeto tutti erano eccitatati per quell'avvenimento, quasi fosse qualcosa per cui festeggiare.

Ma d'altronde gli abitanti di Panem ancora non sapevano che i loro tanto acclamati Hunger Games avrebbero portato solo che sfortune e disgrazie.

Tra le strade del distretto dell'elettronica camminava euforicamente una ragazzina dai capelli corvini raccolti in un disordinato chignon; il suo nome era Sophie Benks.

A quei tempi il distretto tre era il più ricco di tutta Panem, e la piccola Benks proveniva da una delle famiglie più ricche e colte dell'intero distretto.

I genitori di Sophie non si erano mai mostrati fieri di lei, e per la giovane ragazzina dai splendidi occhi zaffiro partecipare agli Hunger Games era un'occasione per riscattarsi e rendere fieri i suoi severi genitori.

Voleva offrirsi come tributo, e niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea, lei era sicura di poter vincere.

Panem, distretto 11

Il giovane Josh Buther era a raccogliere i frutti sui maestosi alberi del suo amato distretto undici, come ogni altra mattinata, d'altronde.

Fra pochi minuti sarebbe iniziata la cerimonia della mietitura per i primi Hunger Games, ma a lui non importava.

A dir la verità a lui non importava mai di niente e di nessuno, riusciva a contare solo su se stesso e a quanto pare gli bastava.

Finì di raccogliere gli ultimi frutti e poi decise di dirigersi a quella benedetta mietitura, li odiava quegli Hunger Games, ma era costretto ad assistere alla cerimonia, purtroppo.

Arrivò, ovviamente, in ritardo; la rappresentate del distretto undici stava già estraendo il nome della "fortunata" che avrebbe partecipato ai giochi, tale nome che risultò essere di una certa "Peach Stan"

È palese che a Josh non interessava nemmeno di questo.

Non appena la rappresentante dell'undici infilò la mano nell'urna per estrarre il nome del tributo maschile, Josh si accorse che stava sudando freddo.

"Non ho paura", si disse.

"Io non ho mai paura.", tentò ancora di convincere se stesso.

Ma le sue convinzioni tradivano la realtà dei fatti, era evidente che il ragazzo era terrorizzato.

"Josh Buther", una voce lo distolse lentamente dai suoi pensieri.

Si guardò intorno e notò la folla che si divideva per farlo passare.

Non realizzava, ancora non riusciva a realizzare quello che stava succedendo.

Non appena capì che era stato estratto per partecipare a quei maledetti Hunger Games un sentimento misto di terrore e rabbia pervase il suo corpo.

Voleva vincere, a tutti i costi.
Non gliene importava nulla né della fama, né di nient'altro.
Voleva vincere per continuare a vivere, era quella l'unica cosa di cui importava al giovane.

Panem, distretto sette.

"Daiana Clash."

"Non può essere.", fu questo il primo pensiero di Daiana, non appena la donna che estraeva i nomi dalle urne pronunciò il suo nome.

La ragazza dai tratti mascolini e i capelli color mogano, salì molto lentamente sul palco.

"Non può essere.", disse a voce alta la ragazza, scoppiando a singhiozzare.

Il pubblico si impietosì, e perfino le guardie di Capitol provarono un briciolo di pietà per la giovane, ma nessuno mosse un passo per aiutarla.

Daiana sentiva la testa che si faceva sempre più pensante, non capiva più nulla, aveva la percezione dello spazio distorta.

Non ci poteva credere.

Aveva passato tutta la mattina a convincersi che tra migliaia di ragazze non avrebbero potuto estrarre proprio lei, ed invece ora era lì, con le gambe tremolanti e gli occhi lucidi, a sentire i commenti pietosi di quelli che dovevano essere suoi concittadini, ma che in quel momento lei vedeva come mostri.

Aveva paura, era vero, ma si disse che il coraggioso non è chi non ha nessuna paura, ma chi le ha e le riesce a superare.

Perciò lei era una coraggiosa, sì che era coraggiosa.

Riuscì a mettere da parte tutte le sue ansie, le sue paure e si preparò ad affrontare quei giochi a viso aperto.

Decise che da quel momento in poi nulla l'avrebbe più spaventata.

Angolo autrice

Ehilà, spero che la storia vi piaccia, anche perché è più tosto "strana"

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fareste veramente felice :3

(Nb: al posto del titolo metterò una canzone che secondo me c'entra con il capitolo :))

The first Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora