Ferito

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- Come... come diavolo si è permesso!-. L'esclamazione rimbalzò tra le pareti della mia camera da letto, facendo sobbalzare il piccolo furetto femmina, che lanciò un verso stizzito.

Io continuai a percorrere il perimetro della stanza a grandi falcate, non riuscendo a rimanere ferma in un punto, con il cuore che mi martellava veloce nel petto. Tentai di dare la colpa alla rabbia e all'indignazione per il gesto che quel demone aveva compiuto, ma non era del tutto vero.

Sui miei polsi percepivo ancora la sua stretta decisa e il calore delle sue dita, e sulla mia bocca... sulla mia bocca restava un insistente bruciore, l'ombra delle sue labbra. E c'era quel sapore... dio, quel sapore dolce e selvatico al tempo stesso.

Mi riscossi, bloccandomi davanti allo specchio, per vedere il mio riflesso, come se potessi trovare una traccia fisica del bacio del demone.

La mia pelle era chiara, con le guance leggermente arrossate. I miei lineamenti erano morbidi, dagli zigomi alti. I miei occhi verdi come foglie estive, sembravano più grandi e lucidi del solito, e le mie labbra carnose, apparivano più rosse e piene, per il mio continuo torturarle con i denti, in modo da togliere quella scia calda.

Lanciai un'occhiata furiosa a quell'immagine, a quella parte di me che aveva provato un insensato piacere per il contatto di quella bocca sulla mia, poi mi voltai, lasciandomi cadere sul materasso matrimoniale con un pesante sospiro.

La collera ribolliva ancora in me, tuttavia cercai di comprendere il punto di vista di Daryk. Era una creatura forte, il cui posto era nella natura, nel cui sangue scorreva la voglia di libertà. Invece, era rinchiuso alla stregua di un qualsiasi animale e trattato anche peggio, a causa di quello che era.

Ripensai alle cicatrici che avevo notato sulla sua pelle, soprattutto a quella spessa sull'addome e mi domandai quali atrocità doveva aver passato, per colpa di persone come Bram. Ai suoi occhi io ero esattamente come lui. Ero una ragazza nobile, cresciuta nel lusso, che non aveva la minima idea di come funzionasse il mondo fuori da quelle quattro mura. E forse era proprio così.

Ero sempre stata convinta di trovarmi all'interno di una gabbia dorata, soprattutto dopo che mio padre mi aveva costretta a sposare Bram, sempre con indosso quella maschera fatta di finti sorrisi e di falso interesse. Riuscivo a sfiorare la libertà, ma credevo di non poterla raggiungere, mentre il demone pantera l'aveva persa davvero. Lui era dietro a reali sbarre, in una prigione che di confortevole non aveva nulla, con l'unica compagnia dei suoi ricordi, che probabilmente erano accompagnati da una profonda sofferenza.

Ecco perché mi aveva trattata a quel modo. Per Daryk ero solo un altro umano che gli avrebbe inferto delle ferite, che gli avrebbe lasciato altri segni addosso.

Quella notte, nonostante i miei sforzi, non riuscii a chiudere occhio. La mia mente passava dal ricordo delle labbra del demone, ai suoi artigli che mi ferivano, mentre io sostavo in un dormiveglia confuso e agitato.

Alla fine rinunciai completamente all'idea di fare un sonno tranquillo e mi misi a sedere, rimanendo ferma nel buio della mia stanza, pensando ancora a Daryk.

La mia parte razionale, quella che ancora era condizionata dell'educazione che mi avevano impartito da bambina, gridava di stargli lontana. Era un demone, ogni cosa di lui sapeva di pericolo, a partire dai suoi occhi, da quelle iridi dorate che erano in grado di legare le mie e farmi sprofondare e perdere, fino a togliermi ogni ragione.

Ed eccola. Quella era una sfumatura di me stessa che avrei preferito soffocare, un lato fin troppo attratto dalla creatura rinchiusa nei sotterranei, che anelava una nuova scossa calda come quella che mi era scorsa dentro, durante quel breve contatto.

Juliet's Demon [ IN REVISIONE]Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα