18: HAZEL

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Continuarono a correre nel nuovo tunnel per qualche minuto. A differenza di quello precedente, non sembrava essere parte delle stesso luogo. In parole povere, le catacombe si erano trasformate in un binario della metro poco illuminato non appena ci avevano messo piede. Hazel sperò che non ci passasse davvero la metropolitana. Ok, sarebbe stato un po' impossibile dato che dubitava ci fossero stazioni del treno nel Labirinto, ma non si poteva mai sapere, là sotto. Quando finalmente i ragazzi, davanti a lei, si fermarono, ne approfittò per riprendere fiato. Combattere con quei ragni era stata molto dura, considerando che ormai era fuori allenamento da anni. Aveva scoperto di saper viaggiare nell'ombra, vero, ma si ripromise di non far uso di quel potere se non estremamente necessario. Si ricordava di come Nico ci fosse quasi morto, e in qualunque caso, era faticoso anche solo di spostarsi di mezzo metro. Per non parlare del fatto che odiava la sensazione che provava quando entrava nelle ombre. No, avrebbe cercato di evitare...

-Tutto ok?- chiese, interrompendo lo strano silenzio che si era andato a formare.

-Io sto bene- rispose Ryan, che si stava passando sulla tempia sanguinante un fazzoletto prestatogli da Becky. -Anche se non credo di aver capito cosa sia successo...

-Fidati- lo interruppe Dan. -Meglio così.

Il figlio di Atena balbettò un 'ok'. Hazel ingoiò un pezzetto di ambrosia, e si sentì subito meglio. Si passò una mano sulla fronte, e la ritrasse coperta di sudore.

-Stiamo andando dalla parte giusta?- domandò Becky, fissando il tunnel davanti a loro, le mani sui fianchi.

La figlia di Plutone sospirò. Sapeva che non aveva tempo di riposarsi, quindi non le restava che aspettare che il cibo divino facesse effetto. Quando aveva aperto la nuova strada era sotto pressione e in preda alla fretta, quindi non si era soffermata a pensare a dove potesse portare, e si stupì quando percepì di aver azzeccato la direzione. Annuì in risposta all'altra e, visto che i ragazzi non sembravano poi così stanchi -o almeno lo erano molto meno di lei- si fece avanti e li guidò lungo il binario della metropolitana, chiedendosi in che luogo sarebbero giunti, di preciso.

Camminarono a lungo. Hazel ebbe modo di scoprire quanto l'umidità le rendesse i capelli crespi. Ringraziò gli dei che Frank non fosse lì a vederla, in quel momento... tra l'altro, dov'erano andati lui e gli altri che erano rimasti fuori dal Labirinto? Secondo la teoria di Ryan, i semidei spariti e chiunque fosse l'artefice della loro scomparsa si trovavano lì da qualche parte. Questo significava forse che sarebbero stati soli a combattere? Si immaginò Leo in un negozio di fiori con Calipso a decidere le decorazioni per il loro matrimonio, mentre lei si batteva per la sua stessa vita oltre che per quella dei suoi amici. Cercò di non pensarci, prima di arrabbiarsi troppo senza un vero motivo con Leo.

-Comunque è strano- commentò Dan.

Hazel si chiese se stessero parlando già da molto. -Che cosa?

-Che dovunque andiamo quello che ci rimette è sempre Ryan- rispose il figlio di Nike, sogghignando.

-Sono molto sfigato- ribattè pacatamente il soggetto in questione.

Becky sembrava a disagio. -è colpa mia. Cioè, anche un po' tua. Di tutti e due.

-Non ho capito molto- disse Hazel. -Ma non devi autocommiserarti.

-Ma loro ce l'hanno con me- obiettò l'altra semidea. -E Ryan, invece che andarsene come ogni persona normale farebbe, rimane sempre.

-Lo so che non sono normale- ammise Ryan, con la stessa calma di prima. -Ma non ce la faccio proprio a lasciarti da sola davanti alle difficoltà. Morirei per darti una mano.

Dan fischiò. -Quanto sei teneroso.

Il figlio di Atena lo ignorò completamente e continuò a camminare, in silenzio. Solo dopo un paio di minuti si decise ad aprire bocca. -Tu lo faresti?

Eroi dell'Olimpo: 15 anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora