Capitolo VII

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" Sorprese (S)gradite "

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Amanda fissava assente la sua tazza di latte caldo. Dopo aver raccontato la sua esperienza, sentiva la testa scoppiare. Si massaggiò le tempie cercando di alleviare il dolore, ma non sembrava funzionare più di tanto.
-Sai, dicono che il caffè aiuti contro il mal di testa.- una voce le fece alzare il viso. Luke se ne stava con una spalla appoggiata allo stipite della porta, i suoi occhi color ossidiana sembravano più scuri e torbidi del solito.
-Ci ho già provato, ma non ha funzionato. Grazie comunque.- gli disse, con un sorriso tirato.
-Beh cerca almeno di riposarti, quello sono certo che ti aiuterà.- esclamò, per poi girare i tacchi e andarsene.
Amanda sospirò, non riuscendo a comprendere appieno quello che stava provando. Si sentiva quasi dispiaciuta del fatto che il ragazzo se ne stesse andando e allo stesso tempo voleva essere lasciata sola.
"Che diavolo mi prende?" Si chiese, ma non trovò risposta. Sbuffando, lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro e, notando l'ora, raccolse tutte le sue energie per andarsene finalmente a letto, sperando che il giorno dopo fosse migliore di quello appena passato. Passò in salone, augurò la buonanotte ai suoi ed a James, e salì pigramente le scale. Si cambiò e si spazzolò i capelli, infilandosi infine sotto le coperte, abbracciando il cuscino per nascondervi il viso.
All'improvviso un flashback la colpì in pieno, sorprendendola tanto da toglierle il fiato.

La pioggia aveva appena smesso di cadere, così salutò Elisabeth e rifiutò il passaggio offertole dalla signora Reiner. Aveva voglia, oltre che il bisogno, di fare una passeggiata dopo tanto da sola senza la Sua costante presenza. Dieci minuti dopo arrivò davanti a casa, le luci erano ancora spente e ciò voleva dire che erano ancora tutti  a letto, e questa era una buona notizia.
Fece il giro fino ad arrivare davanti alla sua finestra, dopodiché si arrampicò su per la scala bianca attaccata al muro e spinse l'anta della finestra, che precedentemente aveva lasciata socchiusa. Lentamente, per non fare troppo rumore, entrò nella stanza buia. La conosceva talmente a bene che non aveva più neanche bisogno della luce. Chiuse la finestra e si lasciò andare ad un piccolo sospiro. Si voltò, ma il rumore dell'interruttore e il flash accecante della lampadina la fecero irrigidire. Sbatté più volte le palpebre per abituarsi alla luce e si guardò intorno per cercare di capire chi fosse entrato. Ripensò a quello che aveva fatto per uscire ed era sicurissima di non aver fatto il minimo rumore, quindi i suoi genitori non potevano essere... E allora chi?
-Ti sei decisa a tornare. Almeno ti sei divertita?- quella voce leggermente roca poteva appartenere soltanto ad una persona.
-Alex? Come hai..?-
-Come sono entrato? Semplice, come tu sei uscita.- la interruppe lui. -Pensavi di essere l'unica a conoscere quella scala? Povera piccola ingenua.- Amanda lo guardò sbalordita, non riuscendo a spiaccicare parola.
-Allora? Vi siete divertiti?- le domandò ancora una volta, avvicinandosi piano piano. La più piccola non poté ignorare i brividi di paura che le percorsero la schiena e indietreggiò, cercando di ristabilire la distanza di sicurezza.
-Non capisco proprio a cosa tu ti riferisca.-
-Ah no?- ghignò facendosi ancora più vicino. -Mi vuoi dire che non ti vedi con un altro? Se fosse così, allora perché mai dovresti uscire di sera tardi e di nascosto?-
-Io non un altro. Ero andata a casa di Elisabeth.-
-Zitta!- le gridò in faccia, perdendo la testa. La prese per la gola e la sollevò di peso. -Smettila di mentire e abbi almeno il coraggio di dire la verità.-
Amy provò a rispondere,a la pressione che le stava schiacciando la trachea era tale da non permetterle nemmeno di respirare bene.
-Devi capire che sei mia, soltanto mia. E se non ti potrò avere, beh mi dispiace tanto ma sarò costretto a passare alle maniere forti.- le mormorò con tono pacato, aumentando la stretta. La mora si divincolò, calciò, gli graffiò le mani senza tuttavia ottenere nulla. La sua forza era troppa e così si arrese. Lentamente la sua visuale fu invasa da tanti puntini colorati per poi iniziare ad oscurarsi. Pensò ai suoi amici più stretti e alla sua famiglia, desiderando di non aver mai rovinato il legame che li univa e mentalmente si diede della stupida per non aver dato ascolto alle persone che le volevano bene e di aver preso i comportamenti di Alexander troppo sotto gamba, senza fermarsi a riflettere.
Stava completamente perdendo i sensi, quando una voce familiare la raggiunse. Tuttavia non riuscì a capire ciò che disse, perché ormai era tardi e lei aveva perso i sensi.

The Daughter Of The AlphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora