Capitolo 6. Una banconota da venti.

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Harry pov's
Era stata una giornata interessante, avevo conosciuto una splendida ragazza di nome Ginevra, avevamo ballato insieme per gran parte del pomeriggio, aveva i capelli rossi come quelli del mio amico, era davvero un ottima donna è avevo un piccolo sospetto che lei fosse interessata a me, anche se per me non era lo stesso. Avevo appena finito di cenare ed ero uscito sul ponte per prendere un po' d'aria fresca e fumarmi una sigaretta in pace riflettendo bene sul mio primo giorno effettivi sul Titanic, non avevo ancora rivisto il biondo dagli occhi argentati, questo fatto, senza capirne il motivo mi rattristava. Un tonfo sordo di una porta che sbatteva interruppe i miei pensieri. Fino a poco fa, ero solo, ma adesso, notai che proprio il ragazzo a cui stavo pensando, correva disperato con le lacrime che gli rigavano le guance candide. Mi alzai in piedi di scatto e vidi che andò a sbattere contro la ringhiera. Il suo fiato era mozzato dai singhiozzi, senza capire granché delle sue azioni vidi che si era appostato dall'altra parte della ringhiera, aveva scavalcato fino a trovarsi con l'oceano sotto di se, si era spinto leggermente in avanti nonostante tenesse le mani ben salde al ferro. Mi avvicinai velocemente, non poteva buttarsi, perché avrebbe dovuto. -non si butti!- dissi io cercando di capire il motivo di queste sue azioni. Lui si girò appena e i suoi occhi brillarono nella notte. -Stia lontano da me!- disse sputando letteralmente quelle parole. -suvvia, come può pretendere che io stia lontano da lei, se si trova in quella posizione- dissi sorridendo per trasmettergli un po' di calma... -allora se ne vada, o mi butto!- continuò singhiozzando. Io sbuffai cercando di farmi vedere calmo e quasi divertito, -lei non si butterà.- dissi. -come fa ad esserne certo?- chiese altezzosamente con un pizzico di insicurezza. -queste sotto di noi sono acque gelide, e penso che sarebbe una morte davvero dolorosa e poco degna di un reale non trova?- dissi cercando di persuaderlo. Poi mi inginocchiai e iniziai a slacciarmi gli scarponi. -cosa vorrebbe dire?- chiese stringendo ancora di più la ringhiera. -sarebbe una morte banale non trova?- dissi per poi sfilare entrambe le scarpe.  -cosa sta facendo?- chiese. -tutte queste domande...- dissi con un sorriso sghembo, -potrebbe anche pormele tranquillamente seduti su una panchina la in fondo.- dissi. Lui mi fulminò con lo sguardo, persi un battito, quelle iridi argentate erano profonde più del fondale di quest'oceano. -mi sto togliendo le scarpe, e ora sto togliendo la giacca.- dissi sfilando il braccio dalla giacca in tessuto. -perché lo sta facendo?- domandò. -beh, si sciuperebbero in quelle acque.- risposi semplicemente. -lei non si butterà!- borbottò il ragazzo. -oh, invece si, se lei si butta, sarò costretto a buttarmi con lei per salvarle la vita, e le assicuro che probabilmente le mie nobili gesta risulteranno eseguite invano dato che non c'è speranza che qualcuno di noi due sopravviva la sotto.- feci una breve pausa e lo vidi incerto e pensieroso. Protesi un braccio verso di lui e gli porsi la mano. -quindi, vuole cortesemente risparmiare un destino infame ad entrambi e tornare con me da questa parte della ringhiera?- dissi avvicinandomi.  Lui annuì senza indugiare oltre e il mio cuore tirò un lungo sospiro di sollievo. -come devo fare?- mi chiese confuso. -mi dia la mano, al resto penserò io.- le stelle che ci sovrastarono rendevano quella notte magnifica. Poi sentii la sua mano stringere improvvisamente la mia, mi avvicinai talmente tanto che il suo naso sfiorò il mio quando si voltò verso di me. Sorriso raggiante. -non è stato difficile.- dissi, lui fece un piccolo sorrisetto quasi imbarazzato. -ora cerca di venire dalla mia parte.- spiegai. Lui mise un piede sul primo scalino in ferro del parapetto, senza capire come, in un istante scivolò. Sentii un piccolo strappo alla spalla con cui lo tenevo su, lui iniziò ad urlare. -non lasciarmi! Ti prego, non lasciarmi!- vedevo le eliche sotto di lui ruotare velocemente, se avessi allentato la presa, lui sarebbe morto. -non ti lascerò, promesso- dissi velocemente, mentre con tutta la forza che avevo cercavo di tirarlo nuovamente su. Dopo quasi un minuto di agonia e tentativi, riuscii a riportarlo coi piedi sul ponte, in un certo senso. Quando ci ritrovammo entrambi al sicuro, persi l'equilibrio cadendogli accidentalmente addosso. Il suo corpo fremente, coi battiti accelerati restava sotto di me col fiato pesante e gli occhi sbarrati. -sei al sicuro.- dissi mentre lo guardavo per bene in viso, la sua pelle era perfetta, di un candore quasi abbagliante, e nonostante avesse delle piccole occhiaie violacee, io lo trovato perfetto. Lui non disse niente e rimase a guardarmi. -come posso chiamarvi?- chiese poi con un filo di voce. -sono Harry James Potter, ma potete chiamarmi Harry.- dissi sorridendo. -Molto bene, Potter, io sono Draco Lucius Malfoy, ma potete chiamarmi, Draco.- disse poi con un piccolo ghigno. -piacere di conoscerla Malfoy.-
Qualcuno sopra di noi si schiarì la voce interrompendo quel momento. Sentii due paia di mani afferrarmi per le spalle e allontanarmi da quel corpo caldo e agitato. -lasciatemi brutti idioti!- dissi io mentre mi divincolavo dalla loro presa. -prima rubi nella sala da pranzo, ora cerchi anche di abusare di un passeggero di prima classe?-  chiese un poliziotto in piedi difronte a me. Notai che una ragazza dai capelli neri si era soffermata ad aiutare Draco.  -come stai? Cosa ti ha fatto quella feccia?- chiese sprezzante lanciandomi un occhiataccia. -già cosa gli hai fatto?- chiese sgarbato il poliziotto che mi teneva stretto la spalla destra. Non feci in tempo a rispondere che Draco mi precedette. -Mi ero sporto troppo...- disse riprendendo fiato. -volevo ammirare le...- si interruppe pensando a qualcosa. -eliche?- chiese la ragazza stizzita. -si, quelle, volevo ammirare meglio le eliche, il signor Zabini mi aveva detto che erano davvero imponendo, e volevo verificare di persona.- disse. Sospirai. -è andata così ragazzo?- chiese il maggiore degli uomini in divisa. -si...-  dissi fermo. Sentii le loro prese su di me allentarsi fino a lasciarmi andare. -beh, allora il ragazzo qui, non è altro che un eroe.- disse il generale sorridendo. -avanti ragazzi, torniamo ai nostri posti.- e a grandi passi i tre sparirono. Solo in quel momento mi accorsi che un uomo sulla quarantina mi fissava malvagio. -e dimmi signor...- -Potter.- completo Malfoy. -signor Potter. Come avete fatto a togliervi giacca e scarponi? Dovete essere pronto ad un evenienza simile.- disse disgustato. -ero molto pronto.- affermai io assottigliando gli occhi. -allora speriamo che il Signor Potter ci sia sempre per noi a salvare la situazione...- disse. -non temete, ci sarò.- dissi gelido. Poi l'uomo dai capelli platino si voltò dandomi le spalle. -padre, non credete che serva una ricompensa? Per il salvataggio di vostro figlio?- chiese Draco, staccandosi dalla ragazza, era davvero una piovra quella donna.  L'uomo si frugò in tasca. -venti dollari dovrebbero bastare.- disse sfilandosi una banconota dalle tasche dei pantaloni e porgendomela. Non accettai, rimasi in mobile. -sarebbe questo il prezzo per avermi salvato? Una squallida banconota da venti?- chiese altezzoso. Suo padre sbuffò irato e parlò a denti stretti. -molto bene, allora penso che domani sera la sua presenza signor Potter sarà molto gradita al nostro tavolo, così ci delizierà della sua presenza e del suo formidabile racconto dell'eroe.- disse freddo. -con piacere.- risposi sorridendo. Detto questo, mi volto le spalle e se ne andò, lanciai un ultima occhiata a Draco, e i suoi occhi si incatenarono ai miei, lo fissai finché non lo vidi sparire fra la nebbia, trascinato via dalla sua famiglia.

Heila meraviglie, spero che questo capitolo vi piaccia, è uno dei miei preferiti, buona lettura e scusate gli errori, lasciate commenti e accendete la stellina. Baci

Titanic-DrarryNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ