12. In un altro bosco

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Harry guardava il fotografo mescolare lo zucchero nel caffè, riconoscendo una familiarità nei gesti di Louis. Muoveva sempre il polso in quella maniera, piegandolo, col mignolo leggermente alzato; glielo aveva visto fare molte volte mentre mescolava la polverina disinfettante nell'acqua.
-Perché mi sembra di conoscerti da una vita?- Si lasciò sfuggire.
La frase rimase in sospeso nell'aria, rieccheggiando nelle loro orecchie. Louis si era rallentato per un attimo nel suo gesto, una esitazione quasi impercettibile, ma che Harry aveva colto.
-Perché abbiamo condiviso molto. Eravamo due naufraghi in mezzo al mare, siamo stati il salvagente l'uno dell'altro- disse lentamente Louis, sollevando finalmente lo sguardo su quel ragazzo che gli era diventato così caro.
Harry non replicò. Prese un sorso di the, spostando lo sguardo sugli alberi del chiostro, assorto.
-È strano. Mi pare di aver vissuto mesi su quella montagna. Mi sento diverso- rivelò Louis, catturando di nuovo la sua attenzione.
-So di cosa parli- convenne.
Louis assaporò la bevanda, che tanto gli era mancata nei giorni precedenti.
Erano stati tanto vicini in quei giorni, ed adesso, ripuliti e rassettati, mancavano loro le parole.
-Quando parti?-Gli chiese, tanto per spezzare la sottile tensione che avvertiva.
-Domani sera. Torniamo con lo stesso volo.-
Saperlo scaldò il cuore di Louis.
Harry se ne accorse, perché nascose un sorriso.
-Harry..non so come affrontare l'argomento. Inizio col dirti questo: di nuovo, grazie.Ti devo la vita. Non riuscirò mai a sdebitarmi con te-
-Eh, quanti convenevoli, Lou. Ci siamo salvati a vicenda, te l'ho già detto-
-Devi lasciarmi che lo ripeta, perché lo penso davvero-
-Ok. Credimi, ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque-
Louis lo guardò, con la voglia improvvisamente di abbracciarlo, di sentire il calore della sua pelle. Ma si trattenne, e gli salì un groppo in gola.
-Ci scambiamo i numeri di telefono?- Chiese infine.
-Certamente, ma ti ricordo che ora come ora non abbiamo il telefono. Te lo scrivo, ok? Così appena ci riattiveranno il numero, lo memorizzerai-
Louis sorrise. Harry era così, sentiva il bisogno di spiegargli sempre le cose filo per segno.
-Ok.-
Due salviette di carta diventarono improvvisamente due foglietti ripiegati nelle tasche dei ragazzi, vergate di inchiostro.
-Louis, cosa dovevi dirmi?-
Eccoli al punto. Louos ci girava attorno, non sapendo come introdurre il discorso; ora Harry lo obbligava ad affrontarlo.
-Forse..forse volevo solo chiederti di non perderci di vista...- azzardò Louis, sforzandosi di interpretare ogni minimo gesto, ogni inflessione della voce di Harry.
-Certamente- Lapidaria, la risposta rincuorò Louis.
-Ora bevi quel succo, se non vuoi che ti faccia rimettere la flebo- gli ordinò.
-Ehi, ma usi sempre quel tono da comandante con tutti?- Si lamentò Louis.
-No, solo con te-
-Ah, grazie dell'onore!-
-Non c'è di che-
Louis bevve un po' del succo di mela che aveva ordinato oltre al caffè, per adempiere agli ordini del medico ed idratarsi. Troppo dolce. Aver passato una settimana senza assumere zucchero raffinato gli aveva reso più sensibili le papille gustative; ora percepiva la stucchevole dolcezza del liquido come nauseante. Alzò gli occhi, e fu incenerito dall'eloquente occhiata di Harry.
-È troppo dolce. Assaggia-
Harry, a sorpresa, lo assaggiò davvero, e fece una smorfia.
-Hai ragione, è pieno di zucchero-
Louis lo guardò, soddisfatto.
-Berrai qualcos'altro. Vieni, andiamo- lo spronò, tirandolo per una mano. Louis inciampò col tutore nel tavolino, spostandolo rumorosamente e facendo girare tutti gli avventori del bar verso di loro.
Harry alzò gli occhi al cielo, aiutandolo a venirne fuori, mentre Louis mostrava un sorrisetto imbarazzato per scusarsi del rumore. Sgattaiolarono via, uscendo dal chiostro e dal portone dell'ospedale per cercare un po' di privacy nel parco adiacente.
-Strano che ci troviamo più a nostro agio in mezzo alla natura, eh?- Ironizzò Louis.
Harry fece una smorfia. Non c'era quasi nessuno, soltanto qualche runner e un paio di pazienti dell'ospedale in compagnia dei loro visitatori.
-Vieni qui- lo guidò Harry, inoltrandosi nel boschetto e scegliendo un albero sotto cui sedersi.
-Che ti dicevo?- Continuò Louis, trovando ironica la scelta dell'amico.
-Oh, stai zitto Lou- lo tacitò il riccio.
Appoggiarono la schiena al tronco, sospirando e chiudendo gli occhi.
-Che avventura. Non sarò mai più lo stesso- disse improvvisamente Harry, facendo riaprire gli occhi a Louis per guardarlo. Sembrava il prologo per un discorso molto più lungo, per cui rimase zitto.
Harry infatti continuò.
-L'esperienza più spaventosa, istruttiva e destabilizzante della mia vita. Ora ho la sensazione che non staro' mai più bene da nessuna parte. Mi sentirò sempre fuori luogo. Capisci cosa voglio dire?-
Louis abbassò lo sguardo. Non capiva se l'amico si riferisse all'essersi sperduti, all'averlo conosciuto, o a entrambi. Propendeva per la terza ipotesi.
-Basterebbe che tu ammettessi a te stesso la verità- Mormorò.
-Cosa hai detto?-
-Niente-
Rimasero in silenzio un po', poi Louis sentì le parole in cui quasi non sperava più, tanto che temette di aver sentito male.

-Mi sento bene solo vicino a te-

Si voltò a guardarlo, ma Harry aveva lo sguardo perso in lontananza.
-Harry.. anch'io mi sento bene solo vicino a te, in questo frangente..ma temo che il mio sentirmi bene sia diverso dal tuo...- confessò Louis.
-Capisco cosa vuoi dire. Dammi tempo, Louis. Sono sottosopra e in questo momento mi sento un completo casino. Tutte le mie convinzioni vacillano. Non mi è mai passato in testa il dubbio di non essere..etero. Senza offesa, eh..ma finora non ho mai disdegnato il sesso..quello etero, per capirci..e poi arrivi tu, e bam, tutto si capovolge-
Louis tratteneva il fiato. Harry non si era mai sbilanciato tanto; era un grande passo.
-Capisci come mi sento?- Gli chiese il riccio.
-In realtà, lo posso immaginare, anche se non ho un'esperienza simile alla tua. Sai, io ho sempre saputo..ecco..di essere gay. Non ho mai avuto alcun dubbio in merito. Ma Harry- continuò precipitosamente - non importa. Non me ne frega niente di classificarci, di classificarti. Contiamo solo noi come individui. Questo è l'importante, capisci? Conta soltanto quello che hai detto prima. Che stai bene vicino a me, e che io sto bene vicino a te. Tutto il resto, non importa-
Harry si prese la testa tra le mani, rivelando di essere molto più preoccupato di quanto desse a vedere.
-Mi è bastato che Liam mi chiedesse se c'è qualcosa tra noi per spaventarmi. Io non sono coraggioso come te, Louis-
Louis sgrano' gli occhi: -Ma che cazzo stai dicendo?! Sei la persona più coraggiosa che conosca!-
Harry scosse la testa.
-Mi sopravvaluti perché ti basi soltanto sull'esperienza che abbiamo condiviso. Io non so se riuscirei ad affrontare tutto quanto come fai tu. La pressione sociale..il deludere chi mi crede diverso- rivelò infine, e quello fece male, molto male al cuore di Louis.
-Tu..sei pieno di pregiudizi, Harry. Pensi di sapere cosa voglia dire essere come me perché hai visto come vengono trattati quelli come me. Pensi che la gente che ci giudica, ci metta in difficoltà. Ma sono cazzate, Harry. La verità è che non sanno niente di noi. Non sanno nulla di quello che siamo, dei sentimenti che proviamo, e giudicano senza conoscere. Non me ne frega niente di questo tipo di giudizi. Io sono come sono, e sono coerente con me stesso. Questo mi basta-

Harry annuì, umiliato.
-Ma ciò non significa che io non stia bene con te. Non pretendo nulla, capisci Harry? Solo..di starti vicino. Ho bisogno di te. Anche se non siamo più nel bosco. Se a te va bene..semplicemente-
Il tono accorato di Louis smosse qualcosa nel petto di Harry, che come sempre sentì sciogliersi tutte le incertezze e assecondò l'impulso di abbracciarlo, di stringerlo per proteggerlo da tutto e da tutti. Anche se Louis era una persona forte. Anzi, il saperlo glielo rendeva ancora più caro: bisogna essere forti, per poter affidarsi a qualcun'altro. Forse ad Harry mancava soltanto il coraggio di farlo.
Ed a quel punto, Louis ribadì qualcosa che gli rimase impresso a fuoco nella mente:- Loro non sanno niente di noi. Non sanno nulla di quello che facciamo, di quello che abbiamo condiviso, di quello che siamo. Ricordalo, Harry. Non giudicano la realtà. Giudicano l'idea che hanno di noi. A me basta solo di stare con te. Di tutto il resto, non mi importa. E spero che, col tempo, sia così anche per te-
-Forse lo è già, un po'- sussurrò Harry tra i suoi capelli.
Louis annuì, rincuorato. Stare vicino ad Harry, rannicchiato contro al suo petto, sentendo il profumo della sua pelle nelle narici fino ad intossicargli la mente, come una droga. Era tutto quello che desiderava.
-Per favore..dormi vicino a me, stanotte. Temo di avere gli incubi di nuovo-
Harry annuì:- Ok. Corromperemo le infermiere. Oppure mi nascondero' nell'armadio-
Louis ridacchio' all'idea.
-Vorrei proprio vederti, alto come sei-
-Vorresti dire che un nanerottolo come te ci starebbe meglio?- scherzò Harry, guadagnandosi un pugno sulla spalla.

Harry si alzò, e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Louis la afferrò, ed insieme si incamminarono verso l'ospedale.

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