9. Terzo giorno

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Si svegliarono per la luce e per il caldo.
Harry era in un bagno di sudore per avere il sacco a pelo addosso, ed alzandosi svegliò Louis.
-Oh no..mi sono addormentato!- Gemette il fotografo con aria colpevole.
-Ok, non importa. Siamo tutti interi, e ci meritavamo di riposare, in realtà- rispose gentilmente Harry, mentre si toglieva la maglia fradicia.
Anche Louis era accaldato, e imitò l'amico, legandosi la maglia attorno alla testa.
-Le zanzare banchetteranno- osservò, spiaccicando la prima sul braccio, ma non potendo fare altrimenti.
-Dio, che caldo..dobbiamo trovare acqua- disse Harry, col viso improvvisamente scuro.
Louis si chiese cosa mai avesse. Si era arrabbiato perché aveva preso sonno?
Desideroso di scusarsi, gli appoggio' una mano sul braccio:
- Ehi Harry, mi spiace davvero di essermi addormentato. Sono un idiota. Perdonami-
Il ragazzo strinse le labbra facendo temere a Louis che l'avrebbe preso a male parole; invece sospirò e mormorò:
-Non ti preoccupare. Ti ho già detto che non importa, avevamo bisogno di riposarci- e si scostò.
La risposta suonò dura alle orecchie di Louis, che non capiva perché il ragazzo lo evitasse.

Harry era imbarazzato a morte. Sperò che Louis non notasse nulla; tirò i pantaloni sul davanti, tentando di renderli più larghi, e cercò di dargli le spalle.
Si accovaccio' per riaccendere il fuoco e fare il the. La colazione consisteva in the e mirtilli. Sgrano' gli occhi notando un mucchio di mirtilli a terra, gremito di formiche, e si dimenticò del suo problema, irritandosi per la sbadataggine del fotografo:
- Louis! Hai rovesciato a terra il pentolino pieno di mirtilli?!-
L'espressione improvvisamente colpevole del ragazzo gli diede la conferma. Louis abbassò gli occhi e si torse nervosamente le mani :- Sono un idiota.-
A quella vista l'irritazione di Harry svanì com'era venuta:
-Ehi, ehi, calma. Nessuno ha detto che tu sia un idiota. Non fare così. Non importa. Ne raccoglieremo altri-
Louis continuava a tenere gli occhi bassi, sembrandogli un bambino, e senza pensarci cedette all'impulso di stringerlo a sé.
Louis gli si rilassò immediatamente contro, facendogli sentire un senso calore salire dallo stomaco: Louis si fidava di lui.
-Scusami, Harry- ripeté in tono stanco.
Harry gli sollevò il mento con le dita, per poterlo guardare negli occhi:- Non importa.-
Louis lo fissò con quegli occhi assurdamente celesti, ed Harry si incantò ad osservare il lieve accenno di barba sulle guance accaldate. La mano sotto al suo mento gli lasciò una carezza sul volto, che Louis accompagnò socchiudendo gli occhi.
Turbato, Harry si staccò.
-Torniamo alla macchia di mirtilli, mangiamo, raccogliamoli e dirigiamoci al lago; da qualche parte ci sarà un corso d'acqua-

Louis annuì. Era ancora perso in quell'ultimo gesto di Harry, gli sembrava che non avesse sfiorato la sua pelle, bensì che gli avesse accarezzato l'anima.
Ricomposero la tenda senza parlare, immersi ognuno nei loro pensieri. Recuperarono i pochi oggetti sparsi, e tornarono ai cespugli.
Dopo aver abbondantemente banchettato a suon di mirtilli e dopo aver rimpinguato le loro scorte infilandoli ovunque ci fosse spazio nello zaino, si divisero la poca acqua rimasta ed iniziarono la traversata del bosco. Si aspettavano di trovare un ruscello, un corso d'acqua che confluisse nel lago, ma ben presto iniziarono a dubitare di trovarlo realmente. Trascorsero le ore più calde della giornata a camminare stancamente, sudando e scacciando gli insetti.
Louis zoppicava vistosamente, ed anche se non si era lamentato Harry sapeva che stesse soffrendo. Lo prese per un braccio senza parlare, mentre l'altra mano si appoggiava al bastone.
Il tempo cessò di esistere. Sfiniti dalla mancanza di una alimentazione sufficiente avendo razionato più che potevano le loro scorte, i ragazzi persero leggermente la percezione della realtà. La disidratazione aggravò la situazione, rendendo loro la testa confusa e la bocca arsa.
Louis non aveva mai sofferto così tanto la sete.
Cercava di bagnarsi le labbra screpolate con la lingua, ma non provava alcun sollievo. Arrivarono le tre del pomeriggio, ed ancora non avevano trovato un maledetto corso d'acqua.
-Harry.. dobbiamo fermarci. Mi sento poco bene- annunciò Louis, ed Harry tornò alla realtà, notando i cerchi scuri attorno agli occhi del ragazzo.
-Certo. Fermiamoci.-
Si sedettero faticosamente; entrambi avevano la sensazione di aver scalato l'Everest e ritorno.
-Tira fuori la cartina- disse Louis.
Harry eseguì, e osservarono a lungo la piantina, non capendoci nulla.
-Sono troppo stanco per capire dove siamo; tra l'altro qua sotto non si vede nulla, è impossibile orientarsi- fu la tetra conclusione di Harry.
-Dobbiamo trovare acqua. Abbiamo sudato troppo- commentò Louis chiudendo gli occhi.
-Non possiamo essere distanti. Devono esserci dei corsi d'acqua che arrivano al lago- ripeté Harry.
Nel momento di silenzio che seguì, sentirono in lontananza il rumore di un elicottero.
-Ehi! Dobbiamo farci vedere! Facciamo fumo!- Si agito' Louis, precipitandosi ad improvvisare un piccolo mucchio di ramoscelli e foglie fresche. Harry li accese per davvero, ma sapeva che non sarebbero mai riusciti ad accendere un fuoco abbastanza grande per far si' che il fumo arrivasse oltre le cime dei larici e venisse visto.
Ed infatti.
Ascoltò Louis imprecare, mentre il rumore scompariva.
Si chiese perché, comunque, l'elicottero non avesse sorvolato la zona in cui si trovavano; il rumore era sempre rimasto fievole e distante. Probabilmente li stavano cercando solo nei pressi della frana.
-Louis.-
Sentire il suo nome parve riportare il ragazzo alla calma. Si sedette accanto a lui, mentre Harry disperdeva le foglie per spegnere il fuocherello.
-Inizio a pensare che saremmo dovuti rimarere al rifugio- confessò Harry. - Questo bosco sembra infinito.-
La constatazione intristì entrambi, facendo loro provare un senso di rassegnazione.
Louis guardò verso l'alto, incontrando solo il tetto verde delle foglie.
-Usciamo dal bosco. Moriremo di sete-
Harry annuì.
Si incamminarono verso quella che per loro era la direzione verso il confine del bosco.
Nella sfortuna, finalmente, alle cinque del pomeriggio, sentirono un gorgoglio. C'era acqua da qualche parte. Dapprima credettero fosse un'allucinazione, poi si diressero verso la fonte del suono e finalmente trovarono un rigagnolo, che a loro parve il paradiso terrestre.
Non riuscirono a frenare la sete aspettando di bonificare l'acqua con le bustine: bevvero a piene mani, sentendosi rinascere.
Louis sentì una fitta in mezzo alla fronte, mentre lo stomaco era teso come un tamburo: credette di vomitare, invece fece un rutto liquido, e passò.
-Dio ti ringrazio- sospirò Harry, levandosi scarponi ed indumenti e bagnandosi da capo a piedi, incurante delle medicazioni. Louis lo imitò, sentendo sollievo istantaneo alla caviglia dolorante.
L'acqua era fredda e meravigliosa, e li ritempro'. Mangiarono mirtilli, che ormai erano diventati marmellata, e sazi e dissetati rimasero a riposare nei pressi dell'acqua. Non avrebbero di nuovo commesso l'errore di allontanarsi troppo dall'acqua; potevano resistere qualche tempo a digiuno, ma avevano bisogno di idratarsi.
Percorsero qualche chilometro seguendo il corso d'acqua. Probabilmente seguendolo sarebbero arrivati al lago. Ma alle sette di sera, decisero di accamparsi. Era la loro seconda notte nel maledetto bosco.
Mentre Harry raccoglieva rami secchi per accendere il fuoco, notò un ronzio insistente provenire da dietro ad un cespuglio. Vi si avvicinò, già aspettandosi quello che avrebbe trovato, ed infatti c'era la carcassa di un cervo brulicante di mosche. L'animale era stato la cena di qualcuno. Harry sentì un conato di vomito salirgli in bocca, e si sforzò di non vomitare davvero, allontanandosi velocemente da quei poveri resti. Doveva tenere Louis lontano da lì.
Tornò indietro, proponendo al ragazzo di fare ancora qualche passo con una scusa.

Le cose iniziarono a mettersi male verso le undici di sera. Harry stava dormendo, e fu svegliato dal suono inconfondibile di qualcuno che vomitava.
Subito pensò che Louis avesse visto i resti del cervo; invece la situazione era ben più grave. A Louis aveva fatto male l'acqua, mescolata ai mirtilli, e stava vomitando l'anima. Non solo; aveva già avuto due scariche diarroiche, con suo grande imbarazzo iniziale, ma ora era talmente stremato che non gli interessava più.
Vedendolo in tale stato di miseria, Harry si spaventò.
Gli corse accanto per sorreggergli la testa, accarezzandogli la fronte che era bollente.
-Harry..mi sento malissimo- sussurrò stremato il ragazzo, facendogli una pena infinita.
-Oh no, povero piccolo..ora faccio bollire l'acqua per farti un the-
-No, no..resta qui- lo supplicò l'altro, prostrato dall'ennesimo conato.
Louis si rialzò perché una fitta lancinante gli strinse le viscere, costringendolo ad accovacciarsi poco distante un'altra volta, nel peggiore attacco di vomito e diarrea della sua vita. Appena si tirò su, ebbe un capogiro ed Harry accorse per afferrarlo al volo.
-Harry...- la supplica nella sua voce quasi uccise Harry, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farlo stare meglio, sentendosi impotente.
-Ehi, tranquillo, sono qui. Va tutto bene.-
-Sto male..-
-Lo vedo, tesoro. Lo vedo. Ora passa- lo blandì, facendolo stendere sul sacco a pelo e tenendogli il capo sulle sue ginocchia, per poterlo accarezzare.
Louis si sporse ancora per vomitare, ma ormai aveva lo stomaco vuoto.
-Ssst, va tutto bene. Ci sono io qui- lo cullava Harry, cercando di alleviargli la sofferenza con carezze sui capelli ed asciugandogli la fronte.
Lo costrinse a bere minuscoli sorsi d'acqua bonificata con le bustine, ma Louis non tratteneva niente.
Fu verso le due che il ragazzo, alzatosi per l'ennesimo attacco di mal di pancia, svenne.
-Louis! Louis!- Gridò terrorizzato Harry, precipitandosi ad alzargli le gambe, facendogli aria, bagnandogli la testa.

Louis si riprese quasi due minuti dopo. Qualcuno lo cullava, ma lui lo sentiva distante, sentendosi in un limbo di sofferenza che gli permetteva soltanto di respirare flebilmente, più morto che vivo.
Dopo un po', si sforzò di aprire gli occhi.
-Mi hai spaventato a morte, Lou. Hai rovesciato gli occhi, ti sei irrigidito, non avevo mai visto nessuno svenire- disse agitato Harry, e Louis, che ricomiciava ad avere di nuovo la facoltà dei sensi, si sentì in colpa.
-Scusa..-
-Sciocco, ti scusi per essere svenuto?- Lo rimprovero' Harry, obbligandolo a prendere un piccolo sorso d'acqua.
Louis vomitò altre tre volte, ma la cosa sembrò scemare via via che trascorrevano le ore, fino ad esaurirsi verso mattina.

L'elicottero era uscito due volte a sorvolare la zona della frana e i dintorni, ma i ragazzi non sentirono il rumore perché era cambiata la direzione del vento.
La spedizione era arrivata al rifugio, e Liam, sebbene deluso di non averli trovati, era rincuorato: mancavano il pentolino ed il the, e i rami della catasta erano disposti in maniera diversa. Harry e Louis erano vivi, erano passati di lì, per poi dirigersi verso un altro posto.
Sì, ma quale?
La seconda uscita dell'elicottero si focalizzò sul bosco che precedeva il lago, ovvero dove pensavano di trovarsi i due malcapitati; ma il giro di ricognizione non portò ad alcun risultato.
La terza uscita dell'elicottero riportò la spedizione di soccorso alla base operativa; occorreva organizzare una battuta di ricerca, coinvolgendo quante più persone possibili, per setacciare a tappeto la zona boscosa.
In tutto questo lasso di tempo, i due ragazzi avevano camminato verso est, sull'altro versante, addentrandosi sempre più nel bosco, seguendo il ruscello.

Nessuno dormì, quella notte. Liam sapeva che più passavano le ore, più diminuivano le probabilità di sopravvivenza dei due. Erano ormai trascorsi quasi quattro giorni dalla frana, e sicuramente i loro viveri stavano scarseggiando. Erano certi che almeno uno dei due fosse ferito, avendo trovato delle medicazioni usate, ma supponevano che non fosse nulla di grave, visto che si erano allontanati dal rifugio.
Sfortunatamente, avevano trovato anche i resti sbriciolati del cellulare di Harry e di una bussola. Del cellulare di Louis non vi era traccia, né segnale. Probabilmente lo aveva frantumato anche lui nella caduta.
Erano le cinque del mattino, e lui sorseggiava un caffè bollente nell'ufficio della guardia forestale. A quasi trenta chilometri di distanza, fuori dalla zona che sarebbe stata battuta a tappeto, Harry si addormentava, finalmente, accanto a Louis.

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