Cap. 2 - Un oceano che ribolle

204 9 0
                                    

Il Professor Freeman, nonostante apparisse come un temuto e rispettato insegnante, in realtá era un brillante e simpatico oratore. Le due cose stridevano e lasciavano abbastanza stordite le persone,  quando dopo una lezione, tentavano di intrattenersi con lui. Iniziai a capire ben presto che la parte giocosa, veniva ad arte esagerata, proprio per non indurre i suoi ammiratori ad invadere troppo la sua vita privata, come dire, in qualche modo li deludeva da subito.
Ero stato fortunato ad essere diventato suo amico, mi aveva molto aiutato a trovare la mia strada, i suoi consigli preziosi, erano come insegnamenti e non dubitavo che mi avrebbero aiutato a risolvere le beghe che un giovane investigatore doveva affrontare, soprattutto all'inizio della propria carriera.
Quel maggio dovevo schiarirmi le idee e chiedevo a lui di instradarmi verso la più logica delle scelte, ma che ancora non avevo digerito.
"Mio giovane amico, a tutti capita un momento di confusione nella propria vita, guarda me ad esempio, il mio grande sogno, era quello di produrre grandi complessi rock, ed è ciò che ho provato a fare i primi anni che sono venuto qui per via del grande clamore del grunge, ma poi ho scoperto di non esserne tanto affascinato, per lo meno non tanto quanto per la psicologia applicata ai malati di mente che non pensano ad altro che far fuori qualcuno".
"La mia unica passione è la criminologia lo sai, non ho altre passioni, ma non ho voglia di stare otto ore al giorno in macchina o dietro una scrivania, tra brogliacci confusi";

"In realtá quella si chiama gavetta, e tutti tranne te, l'hanno fatta. Non ti rendi conto della fortuna che hai avuto grazie al tuo talento?"

Le chiacchierate andavano avanti per ore ed ore, ovunque, anche al supermercato, mi compiacevo della situazione, un lusso avere un consigliere intellettuale e persino amico.
Mi sentivo immerso nella soluzione del più grande caso da risolvere che avevo mai avuto: il mio!

Che dovevo fare? Tornare mesto in accademia e concludere l'iter di agente, ovviamente con pochissimo sforzo, o cambiare genere del tutto?"

In quella cittadina tutti conoscevano ed apprezzavano il Professore, distante abbastanza da Seattle da non creare confusione di ruoli nel suo atteggiamento amichevole con chiunque, neppure la fama variò le sue abitudini poichè per i locali era giá un personaggio in vista, ed avevano ragione, visto che più volte era stato citato dai tg come colui che aveva aiutato a risolvere casi giudiziari molto importanti.
Al mercoledì ed al venerdì era solito tenere delle lezioni conferenza all'universitá, quelle due giornate dovevo impiegarle per me stesso, era solito dirmi, ed io, libero da tutto, solitamente sceglievo di andare nel centro di quella graziosa cittadina, in cerca dei preziosi bootleg dei Nirvana, che ad Aberdeen naturalmente abbondavano, per poi dedicarmi ad un pranzo frugale nel mitico Tucson burger ball restaurant, che adoravo per le sue polpettine di carne servite in mille modi diversi e dov'ero considerato praticamente di casa. Quel mercoledì però, la visita al Tball restaurant era stata velocissima, non vedevo l'ora di ascoltare le cassette magnetiche che mi ero procurato e che promettevano accenni di nuovi pezzi mai pubblicati dei Nirvana. Mi involai verso la mia casa temporanea e molto confortevole, libero di usare tutto ciò che desideravo. Avevo un unico grande scopo: trovare un mangia cassette che sicuramente Freeman possedeva e che dovevo solo cercare nel suo studio. Cominciai dalle vetrine, notai che anche lui possedeva tantissime cassette che però non avevano nulla a che fare con la musica; si trattava di audio conferenze, e indagini.
Dopo aver cercato nei mobili dietro la scrivania, finalmente trovai il mangianastri. Dovetti rovistare per decine di minuti prima di riuscire ad afferrare quella benedetta scatola, più per colpa dello striminzito spazio che avevo per infilarmici, che della reale posizione della vecchia scatola. Finalmente potevo sedermi ad ascoltare i miei preziosi nastri, ma proprio nel momento in cui mi stavo afflosciando nella vecchia poltrona di pelle marrone del Professore, mi accorsi che in bella mostra sulla scrivania c'era un mangia nastri pronto all'uso, che stupido, pensai, ora mi toccava rifare lo stesso sforzo di prima per rimetterlo al suo posto, meglio così, in effetti avevo esagerato nella mia ricerca e non volevo abusare troppo dell'ospitalitá concessami. Decisi di spostare la scrivania, sarei stato certamente più comodo, bastava solo quel tanto per riuscire a divaricare completamente l'antina del mobiletto. Così feci e con minor sforzo riuscii a mettere la vecchia scatola al suo posto originario. Ora dovevo solo riportare la scrivania, nella sua posizione di partenza, ma quando ci provai, qualcosa lo impedì, spinsi con maggior forza, ma qualcosa bloccava lo scivolamento, non senza imprecare mi chinai per controllare se ci fosse qualche impedimento, ed in effetti, un'asse si era leggermente sollevata. Presi fiato per decidere il da farsi, pensai che la migliore soluzione fosse quella di accovacciarmici sotto, per spingere verso l'alto la scrivania con la schiena e contemporaneamente spingere verso il basso quella maledetta asse. Non appena ci provai, fu la catastrofe: spingendo verso l'alto la scrivania, provocai la rottura dell'asta di legno, rompendola in due parti. Probabilmente si era agganciata in qualche modo al bordo della scrivania.

Rimasi confuso e scoraggiato, ed ora come facevo a giustificare un tale disastro? lui si fidava di me e non c'era bisogno di dirmi che quello studio era il suo regno non accessibile a nessuno, vista la quantitá di materiale scottante accumulato negli anni.

Provai a raddrizzare l'asta ma era troppo danneggiata, potevo cercare di trovare una posizione più o meno stabile per rimettergli sopra la scrivania, tentai di farlo più volte, e fu proprio quando mi stavo illudendo di riuscirci che notai un incavo sotto l'asse rotta, una sorta di spazio vuoto, forse era stato proprio quell'incavo la vera causa di tutto, pensai. Sollevai l'asta rotta per controllare meglio, mi feci luce con la torcia del telefono. Una scintilla brillò nell'angusto spazio, una piccola medaglietta brillava sotto la luce sparata dal cellulare, la presi e venne su anche una piccola catenella, presumibilmente d'oro. Quello spazietto non era così piccolo, mi accorsi che c'era una scatoletta di legno conficcata in verticale, ci misi un pò ad estrarla. Persi completamente la nozione del tempo, il mio spirito di investigatore venne fuori, diventai come una belva che insegue furtiva la sua preda. Feci attenzione a non provocare ulteriori danni, aprii la cassetta picchiettando sui bordi, tanto erano ben aderenti in ogni sua parte. Estrassi una busta contenente fogli singoli, erano piccole lettere, le lessi, erano molto intense, tipicamente adolescenziali, debuttavano tutte allo stesso modo: "caro Amore mio..", seguite da scuse e promesse, "non possiamo essere divisi dall'ignoranza della gente e dai pregiudizi, il colore della pelle non ha nessun senso, io voglio condividere tutta la mia vita con te...non farmi questo ti prego, non lo sopporto..", una decina di lettere, tutte firmate da una S e da una F. Nel tirar fuori tutto il contenuto della busta, scoprii che un foglio ripiegato che racchiudeva, delle foto inequivocabili: una ragazza riccioluta con occhi corvini ed intensi seduta su un letto, sembrava triste e protendeva la mano verso il suo fotografo; in un'altra, mordeva la mano di colore dell'autore delle foto ed infine l'ultima foto, quella scioccante, riprendeva sempre della stessa ragazza, stesa sullo stesso letto ma con una macchia rossa sulle lenzuola che circondava il capo, come un'aureola. Rimasi a mente vuota per diversi secondi, riguardai la seconda foto, quella della mano morsa, sapevo a chi apparteneva, era ovvio. Come un oceano in ribollizione, mi sentii sovrastato dalle emozioni, la paura di essere li, in quella casa, insieme ad un mostro. Non avevo mai provato il vero terrore, poichè un omicida che non conosci è semplicemente un nemico, non è il male in persona, ma il Professore era diventato l'essenza stessa del male, un assassino, in grado di segregare una ragazzina, per poi ammazzarla brutalmente.
Pensai al tempo che era trascorso, capendo che da li a breve il Professore sarebbe rientrato, la luce dalla finestra infatti si era fatta tenue. Decisi di tenere per me quelle prove, misi tutto in ordine cercando di posizionare la scrivania in modo da coprire perfettamente l'asse. Spensi la luce dello studio ed un attimo dopo sentii la porta aprirsi, avevo il cuore in gola, come potevo coprire il mio stato di agitazione ad un uomo così arguto! impossibile, mi gettai in bagno spalancando il rubinetto della doccia, quasi mi dimenticai delle mie nuove cassette, valutai di averle appoggiate alla scrivania, ormai non potevo più prenderle. Se lo avesse fatto lui prima di me, mi sarei ritrovato in un brutto guaio.

Chi ha ucciso Shona Grey?Where stories live. Discover now