Capitolo 4

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Come immaginavo, Grieg e Pola hanno fatto il nome di Frantz alla polizia. Fortunatamente, però, non sono emerse prove che lo coinvolgessero, e le telecamere del negozio si sono casualmente guastate a causa della fuoriuscita d'acqua dal sistema antincendio, danneggiando anche il dispositivo di registrazione.

A parte una breve sosta in centrale per una semplice formalità, giusto per raccogliere informazioni sui suoi due amici finiti dietro le sbarre, tutto si è risolto senza conseguenze gravi. Ovviamente, i suoi genitori non l'hanno presa bene; questa storia ha solo confermato quanto fossero discutibili le sue frequentazioni. Alla fine, però, se l'è cavata con una sorta di arresti domiciliari, confinato tra le mura di casa. L'unico problema? Ora me lo ritrovo in giro più spesso del solito, dato che i suoi hanno fatto un'eccezione solo per venire qui.

«Te lo giuro, era come se il mio cervello si fosse spento! Mi sono ritrovato nel vicolo posteriore come per magia! Poi, all'improvviso, una grossa scritta mi ha intimato di andarmene, ma ero totalmente solo! Non c'era nessun altro, a parte me!» esclama Frantz con foga, seduto sul divano e gesticolando in modo convulso.

«Magari hai sbloccato un secondo potere, come gli agenti delle Forze Speciali. Angelo Custode... diventerai il beniamino dei bigotti» lo prendo in giro distrattamente mentre gioco a Champions League.

«Ah-ah... molto divertente. Se lo dicessi ai miei, non mi crederebbero nemmeno loro, ma è successo, te lo garantisco.»

Con la coda dell'occhio noto il suo sguardo serio e deciso. Lo ignoro.

«In ogni caso, sono confinato in casa fino a nuovo ordine. Per fortuna mi lasciano venire di sotto, altrimenti impazzirei chiuso lì dentro.»

Si raddrizza sulla schiena, imitando la postura rigida di un moralista.

«Vedi? Ho sempre detto che quei due erano dei delinquenti, ma tu non mi ascolti mai! Fai sempre di testa tua e questo è il risultato!» esclama scimmiottando sua madre. Poi schiarisce la voce e la abbassa di qualche tono, cercando di imitare il padre.

«Figliolo, nella vita le persone con cui ti circondi definiscono chi sei. Devi stare solo con persone affidabili e oneste, altrimenti non combinerai mai niente di buono.»

Frantz sbuffa, lasciandosi cadere pesantemente contro lo schienale del divano. Il colpo mi fa sobbalzare.

«Come se fare l'operaio in una fabbrica per una paga da fame fosse combinare qualcosa. Ormai ho perso il conto delle frasi fatte che mi rifilano. Basta che li incrocio in casa ed ecco che parte il sermone...»

«Beh, su quei due avevano ragione, no?» commento senza staccare gli occhi dallo schermo.

Lui mi fissa in silenzio per un istante, poi sospira.

«Sì... ma se fosse andata bene, ora avrei un bel gruzzolo da spendere.» Si guarda intorno e allarga le braccia, indicando la stanza. «E poi guarda te! Fai un lavoro sottopagato e hai un sacco di roba figa in casa! Ma come fai?»

«Rate e finanziamenti» rispondo con la mia miglior poker face. «Ogni tanto investo in borsa e guadagno qualcosina per togliermi qualche sfizio.»

Frantz annuisce, pensieroso.

«Devo trovarmi un lavoro anch'io. Sono stufo di stare con i miei. Voglio la mia libertà, fare quello che mi pare.»

Annuisco e faccio finta di ascoltarlo. È da un paio d'ore che si lamenta senza sosta, e ormai sono al limite della sopportazione.

«Vabbè, a tempo debito. Per ora è già tanto che mi lascino venire qui, figurarsi uscire da solo. Meglio che torni su, altrimenti verranno a controllare che non sia scappato. Grazie per la chiacchierata, ne avevo bisogno.»

Project Omnibus/OmnipotensWhere stories live. Discover now