1. Teenage Dirtbag

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▶️ Teenage Dirtbag, Wheatus

Harry's pov

"Ciao Ashley, volevo dirti che ti amo anche se non sai chi sono." Scrissi con una mano, mentre con l'altra chiudevo il libro di storia sul quale avevo passato tutta la serata, cercando di memorizzare un numero infinito di date senza il minimo interesse, dal momento che tutti i miei pensieri continuavano a finire su Ashley.
Rilessi il messaggio prima di mandarlo. No, dannazione! Non andava bene. Lo cancellai e, dopo essermi sdraiato sul letto e dopo aver passato minuti a meditare, decisi di digitare un nuovo messaggio.

"Ashley, sono quello sfigato di Harry Styles che è innamorato di te dalla prima e non fa altro che mettersi in ridicolo ogni volta che i vostri sguardi si incrociano."

Risi da solo per quanto patetico suonasse tutto ciò: qualsiasi cosa avessi fatto non sarebbe servito a nulla, lei non mi avrebbe mai notato. Se le dicessi chi sono, come mi chiamo, non capirebbe nemmeno di chi si tratta. O meglio, lo capirebbe sicuramente. E dopo averlo capito, scoppierebbe a ridere, inoltrerebbe il messaggio a tutta la scuola e tutti avrebbero riso di me: e avrebbero tutti completamente ragione, continuo a ridere di me stesso anche io, da una vita.
Insomma, sono solo Harry Styles, il ragazzo più sfigato della scuola, a volte del mondo intero. Sono quello che va bene a scuola, quello che tutti i professori adorano. Sono il ragazzino senza nessun amico, quello che passa l'intervallo nell'angolino. E sono quello follemente innamorato della ragazza più popolare della scuola, la più bella, quella che ogni ragazzo brama e ogni ragazza invidia. Sì, in poche parole sono innamorato dell'unica ragazza che non potrò avere mai e di quella che si diverte a chiamarmi "ermafrodita" insieme alla sua migliore amica e a ridere di me. E sono esattamente il ragazzo che, da anni, non fa altro che mettersi in ridicolo davanti a lei, davanti a tutti. Quindi sì, farebbero bene a ridere di me, potessi mi prenderei in giro da solo.

Ero completamente perso nei miei pensieri quando sentii la porta d'ingresso sbattere, sobbalzai a sentire quel rumore ma subito dopo capii che doveva essere mia madre, rincasata da lavoro.
Mi alzai di malavoglia dal letto, passando minuti interminabili a cercare con i piedi le ciabatte e, una volta trovate, scesi le scale per salutarla: se non lo avessi fatto, si sarebbe presentata furibonda in camera mia urlandomi di non rispettarla.
La vidi, intenta a togliersi le scarpe dopo aver posato la borsa sul mobiletto dell'ingresso. La giornata in tribunale non doveva essere stata una delle migliori, si poteva notare dal suo sguardo stanco e, soprattutto, arrabbiato.

"Ciao mamma, tutto okay?" Le dissi e le lasciai un veloce bacio sulla guancia.
"Sì tesoro, sono solo un po' stanca, è stata una giornata difficile." Disse, versandosi un bicchiere di vino. Dopo aver bevuto un sorso, riprese a parlare.
"Ma che dico difficile, è stata terribile! Tu tesoro? Hai mangiato?"
"Si, ti ho lasciato qualcosa in frigo. Salgo a finire i compiti." Dissi e mi dileguai da lei, la quale mi rispose augurandomi buonanotte.

Per un ragazzo normale i compiti sarebbero stati una scusa e, in un qualche modo, in questo momento, lo erano stati anche per me. Ma, in realtà, anche se il resto dei ragazzi della mia età non pensa molto a studiare e fa di tutto pur di scappare dalle mille domande e ramanzine dei genitori, io sono sempre stato dell'idea che se nella vita vuoi fare qualcosa è importante essere abbastanza istruiti. Ci tengo alla scuola e alla mia media, ovviamente studiare non è una cosa che faccio volentieri, annoia anche me, ma dopo aver passato una giornata sui libri non c' più grande soddisfazione di un bel voto. E poi, tra l'altro, non ho niente di meglio da fare, se non uscire ogni tanto per passare qualche ora a lavoro, luogo in cui, inoltre, ho uno dei miei unici amici. Niall è fantastico ma, mio malgrado, essendo anche più grande di me è sempre molto impegnato: tra il lavoro part time, l'università che frequenta di malavoglia e gli allenamenti di baseball, finiamo per passare insieme solo quelle poche ore lavorando. Però a lavoro ci divertiamo, mi piace passare del tempo con lui senza dovermi preoccupare di cosa pensa di me: a lui non importa come sono, chi sono e cosa mi piace fare, a lui importa solo Harry. E con lui, infatti, io riesco ad essere semplicemente me stesso: il ragazzo sfigato, impacciato, bravo a scuola e con una cotta enorme per una ragazza irraggiungibile.

Salii le scale e mi buttai sul letto: se così poteva essere chiamato. In realtà era un ammasso di coperte, vestiti, appunti di varie materie e libri. Avevo una scrivania, ma studiare sul letto rendeva il tutto più piacevole.
Dopo aver passato qualche minuto a guardare la vita entusiasmante di tutti i miei coetanei sui social, decisi di studiare le ultime cose: ripassai un'ultima volta l'argomento di storia e poi, cercando tutta la buona volontà, feci alcuni esercizi di algebra per esercitarmi. Sì, ero bravo a scuola, ma la matematica non era per niente la mia materia. Così, dopo aver imprecato per circa mezz'ora su quell'insieme di lettere e numeri incomprensibile e insignificante, rilessi alcuni appunti di geografia e decisi di chiudere tutto: ero pronto ad affrontare la giornata di domani.

Andai a farmi una doccia per lavare via la terribile giornata che avevo appena passato e, mentre l'acqua mi scivolava sul corpo nudo, cominciai a pensare a come, in tutta la mia vita, non avevo fatto niente per migliorarmi esteticamente. Insomma, non ero un brutto ragazzo, avevo un bel fisico, molto più bello di quello di alcuni ragazzi super popolari della mia scuola, insomma molto più bello di quello di molti ragazzi che erano stati con Ashley. Evidentemente non sapevo valorizzarmi: i miei capelli erano un ammasso di ricci disordinati, troppo lunghi e senza una forma vera e propria. I miei occhiali, enormi, mi coprivano gran parte del viso. Avevo anche dei tatuaggi, ma a differenza di tutti i "fighi" della mia scuola, preferivo nasconderli e non sbandierarli in giro: erano miei, raccontavano la mia storia.
E così, continuando ad osservare il mio corpo insignificante, pensai a come non avrei mai potuto essere agli standard di Ashley. Non avrei mai potuto competere con il suo ragazzo, con tutti i suoi amici, con la sua migliore amica Zoe. Inoltre, sembrava che per loro, qualsiasi cosa io facessi o dicessi, come semplicemente prendere un caffè al bar prima di scuola, lo facessi nel modo sbagliato. Non mancava mai la risata di turno, la battutina sui miei capelli, i miei occhiali, il mio carattere.

Pensando ad Ashley, la mia mente iniziò a divagare e, così, passò dal pensare a tutto il male che sapeva farmi al pensare a tutto il bene che avrei voluto farle sentire. Il mio amico sembrò impazzire quando nella mente apparvero immagini di Ashley, nuda, con me.
Ci volle poco per capire che avrei dovuto soddisfare i miei bisogni da solo e, sinceramente,  farlo nella doccia rendeva il tutto più eccitante, pensare a lei nuda, davanti a me, sotto la doccia, con i suoi capelli biondi bagnati che mi solleticavano il viso, mentre i nostri corpi, toccandosi, si baciavano. Ed ecco che mi trovai a ridere da solo di me stesso ancora una volta, per quanto fossi ridicolo a pensare in quel modo - un po' maniacale - ad una ragazza che non avrei mai potuto avere, nemmeno nei miei sogni.
Mi diedi un'ultima sciacquata, come a lavar via l'eccitazione e poi uscii dalla doccia.

Prima di asciugarmi, come di routine, presi il cellulare per vedere se ci fosse qualche messaggio di Niall o di mia sorella, ma con mia sorpresa notai una notifica su Twitter e, incuriosito, aprii l'applicazione.

"@fxckmxnxw ha iniziato a seguirti."

La prima reazione fu di stupore nel vedere che un profilo del genere aveva potuto trovare il mio e decidere di seguirmi, ma successivamente decisi di schiacciarci su ed entrare nel suo profilo per cercare di capire di chi e cosa si trattasse.
Sobbalzai vedendo tutte quelle foto che lasciavano poco spazio all'immaginazione apparirmi davanti. Osservai ogni foto, una per una: la ragazza copriva sempre il volto, ma si intravedevano dei lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle. Erano ricci, ma si poteva comprendere facilmente che non fossero arricciati naturalmente. In una foto era seduta a gambe aperte davanti allo specchio. Indossava solamente delle mutandine in pizzo di colore rosso: gliele avrei tolte molto volentieri. Il suo seno prosperoso era parzialmente coperto da una mano, l'altra invece sosteneva il cellulare con il quale era stata scattata la foto. La mia attenzione si soffermò, successivamente, sulle sue labbra. Sembravano essere morbide, avrei voluto baciarle e assaggiarne il sapore.

Scorrendo tra le immagini pubblicate da quel profilo mi sentii sempre più eccitato, ma lasciai stare e chiusi Twitter. Poi mi asciugai e indossai solamente dei boxer. Andai in camera mia e dopo aver buttato sulla scrivania i libri che, precedentemente, avevo lasciato sparsi sul letto, mi sdraiai. Ripresi il telefono e scrissi a Niall, dicendogli di quel profilo e condividendolo con lui.

Stavo per addormentarmi, quando mi ritornò in mente quel profilo e quelle foto, quindi non potei fare a meno che riprendere il telefono e continuare a riguardarle tutte, immaginando tutte le cose che avrei potuto fare con quella ragazza. Bastò poco che sentii Harold - sì, avevo dato un nome al mio amico - chiamarmi. Fanculo, un'altra volta...

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