Capitolo 13: La Minaccia

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Ho uno spacciatore in casa.

Ho uno spacciatore in casa.

Ho uno spacciatore in casa.

«Thomas, è illegale!» urlo. «Incredibilmente illegale!»

«Shh! Ti potrebbe sentire!» risponde lui.

«E che senta pure! Lo sa anche lui che è sbagliato! Dovrei chiamare la polizia.»

«Dopo tutto ciò che ha appena passato? Ho finito due minuti fa di chiudergli la ferita. Ha bisogno di riposo.»

«Se chiamassimo la polizia gli assicurerebbero un comodo posto in un letto d'ospedale, dove dovrebbe stare!»

«No. Lo sai che se lo facessimo i suoi "capi" lo farebbero subito fuori. Per questo mi hai chiamato.»

«Se lo meriterebbe. Perché continui a stare dalla sua parte?»

«Perché ha la nostra età. È troppo giovane per essere ucciso, ha diritto ad una seconda chance.»

«Sì, hai ragione. Ma questo solo se lui è disposto a cambiare. Se ha intenzione di continuare a spacciare per il resto della sua vita allora per me può anche andare all'inferno!»

«Ma tu non sai tutta la storia. Magari è stato costretto, non lo puoi sapere.» c'è un attimo di silenzio. «Senti, facciamo così: tienilo in casa finché puoi, per il braccio ci servirebbero come minimo tre o quattro settimane, anche di più, ma non voglio coinvolgere la tua famiglia, quindi tienilo qui in casa finché non tornano, poi lascialo andare. Ognuno per la sua strada.»

Ci penso un attimo. Le armi che possedeva Cameron le avevo già prese quando Thomas doveva arrivare a casa, poi le avevo nascoste. Non avrebbe potuto farmi del male, ma avevo lo stesso paura. «Tu resterai con me?» chiedo.

Thomas sorride. «Certo.»

Cerco di sorridergli anch'io, ma scoppio in lacrime.

«Ehi, che succede ora?» mi chiede Thomas in modo dolce, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle.

«È che...» Alzo le mani e gliele mostro. «Sono piena di sangue, ed anche tu.».

«È tutto a posto. Vai a farti una doccia. Io tengo d'occhio questo... Cameron.»

Sorrido. «Grazie, Thomas.» lo stringo in un abbraccio, affondando il viso nel suo petto caldo. Sento il suo cuore battere velocemente, probabilmente per tutte le emozioni che ci ha dato questa nottata, ancora da smaltire.

Lui ricambia l'abbraccio, accarezzandomi i capelli con una mano. «Sei stata brava.»

****************

La mattina dopo mi sveglio nel letto dei miei genitori con il mio pigiama addosso.

Mi volto verso sinistra ed un sorriso si apre sul mio volto: Thomas si è addormentato con me questa notte, mi tiene ancora stretta la mano.

Vorrei tanto non farlo ma mi alzo dal letto per andare di sotto a controllare Cameron, ma prima di farlo mi prendo un momento per guardare di nuovo Thomas avvolto fra le soffici lenzuola con addosso un pigiama smesso di mio fratello. Quando scendo le scale ho ancora il sorriso in volto.

Mi avvicino al divano, dove abbiamo sistemato Cameron per la notte, ma noto che invece dorme per terra in posizione fetale.

«Cameron?» faccio a voce bassa, ma lui non si muove. «Cameron!» dico a voce un po' più alta. Quando vedo di nuovo che non si muove, avverto un leggero panico. Non è sopravvissuto? Thomas avrà anche curato bene la ferita ma ha perso troppo sangue, vero?

Tutta Colpa di un Pezzo di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora