Capitolo 5: La cena

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«Un panino al tonno, per favore» fa Colin con un sorriso cortese alla cassiera. Poi si rivolge a me «Tu cosa prendi? Offro io.»

«M-ma non serve, posso pagare da sola» rispondo, e tiro fuori dalla tasca il portafoglio che mi viene prontamente sfilato di mano da Colin.

«Insisto» dice poi.

«E va bene! Prendo anch'io il panino al tonno» dico e, solo quando Colin paga il conto, riesco a riprendere il mio portafoglio.

Ci sediamo ad un tavolo del centro commerciale. Certo, quando mi aveva invitato fuori per cena non mi immaginavo di dover mangiare un panino al centro commerciale ma... L'importante è l'essere qui con Colin.

«Allora...» comincio, solo per interrompere l'imbarazzante silenzio «... Colin. Dimmi, quali sono i tuoi interessi?»

«Leggere, prevalentemente, poi mi piace anche giocare a scacchi» si sistema gli occhiali ed il mio corpo ha un fremito. Come fa ad essere così carino anche con gli occhiali?

«Certo, ovvio.» Mi schiarisco la voce. Ora di cosa posso parlare? «Avevo una domanda da porti.»

«Dimmi.» Colin si sporge in avanti, gomiti sul tavolo, interessato.

«Mi stavo chiedendo perché tu mi abbia fatto fare quel sondaggio... Insomma, le domande mi sembravano così... stupide. Banali. Non penso che agli studenti interessi più di tanto sapere le risposte, no?»

Colin ridacchia. «Ma guardati. Arrivata da un giorno al giornale e già critichi ciò che il tuo capo ritiene un buon articolo.»

«Ho solo esposto il mio punto di vista.»

«Sì, ma... nessuno l'aveva mai fatto. Immagino per timore, anche se credo che pensassero tutti all'inizio che quelle domande fossero stupide. Ma tu sei stata l'unica a venirmelo a dire in faccia.»

«Aspetta, aspetta. Sono confusa. Altre persone hanno fatto il mio stesso sondaggio?»

Colin sorride e si avvicina un po' di più a me col viso «Non solo "altre persone" ma tutti i componenti che adesso sono nel giornale. Diciamo che è una specie di rito di passaggio, se lo superi sei dentro, altrimenti...»

«Ah. Quindi tutto il lavoro di questo pomeriggio è stato...» deglutisco, nervosa.

«Inutile? Più o meno sì. Puoi anche strappare i fogli dei sondaggi perché ora sei una dei nostri. Comincerai a lavorare seriamente per il giornale.»

Rimango un attimo in silenzio. Sinceramente ci sono rimasta un po' male... Mi sono impegnata così tanto ed alla fine non è servito a niente. Ho persino coinvolto Thomas... non che lui non si sia divertito, alla fine.

«Capisco» rispondo, ed addento il panino. «E quale sarà il primo articolo serio che dovrò fare?»

«Ho già lo spunto, sarà qualcosa di fantastico!» fa Colin, con una strana luce che gli brilla negli occhi. «Però devi essere pronta a tutto per questo articolo.» Mi sfiora il naso con un dito e sorride. «Lo sei?»

«Beh, certo! Insomma, se non si tratta di cose illegali.» arrossisco.

Colin ride. «Ma no, figurati!»

Continuiamo a parlare ancora per circa venti minuti, finché Colin si alza dalla sedia.

«Vieni, ti accompagno a casa» dice.

«A casa? Sei sicuro? Abito piuttosto lontano» rispondo, alzandomi.

«Non preoccuparti, ho il motorino nel parcheggio.»

«Come mai? Non lo parcheggi davanti a scuola?»

«Davanti a scuola non è detto che si trovi parcheggio, e poi ci sono più probabilità che qualcuno rubi la moto. Quindi dalle sette e mezzo fino a sera il mio motorino è sempre qui.»

«Okay, ma... questo non è vietato? Il parcheggio si dovrebbe pagare.»

Sorride. «Diciamo che ho il mio metodo per passare inosservato.»

Cominciamo a camminare. «E sarebbe?» chiedo.

«Ci sono due controllori che si alternano ogni due giorni. Uno sono riuscito a convincerlo che ho l'abbonamento al parcheggio, mentre il secondo mi fa passare senza una parola: è mio amico.»

Sorrido. Un altro lato di Colin che non conoscevo. Lui non segue sempre le regole alle lettera, allora.

****************

«Il casco» fa Colin, infilandomi un casco scuro in testa, poi lo allaccia e si allontana.

«Potevo anche mettermelo da sola» bofonchio, rossa in viso.

Colin sale sulla moto, ed io dopo di lui.

«Sei mai stata su una moto?» mi chiede.

«Veramente no. Un mio ex ragazzo aveva uno scooter, ma non ci sono mai salita.».

«Ex ragazzo, eh?» Fa una piccola pausa. «Beh, basta solo che ti aggrappi forte.»

Mi guardo un attimo attorno «A cosa?»

Colin ride ed accende il motore della moto per poi partire.

Presa alla sprovvista, mi aggrappo all'appiglio posteriore facendomi sfuggire un sottile grido dalla bocca.

«Ti avevo detto di reggerti» mi dice Colin.

«Stupido!» gli rispondo dandogli una leggera botta sulla schiena.

Lo sento ridacchiare ma subito dopo frenare di colpo. «Cavolo!» esclama.

«Che succede?» domando, preoccupata.

Colin torna qualche metro più indietro, nascondendosi dietro ad una macchina.

«Lo vedi quell'uomo allo sportello?» e lo indica con un cenno della testa. «Non lo conosco. È nuovo.»

«Cosa?! E quindi cosa facciamo?»

«Ci sto pensando» fa Colin, ma il suo sguardo non è rivolto a me bensì ad un'auto che si sta dirigendo verso l'uscita, al passaggio a livello.

Il proprietario dell'auto abbassa il finestrino e da una manciata di monete all'uomo dello sportello.

Poi la sbarra del passaggio a livello si solleva e il volto di Colin si illumina. Sorride.

«Reggiti» mi dice.

«C-cosa vuoi fare?» rispondo.

«Tu...» mi prende entrambe le mani e le appoggia sui suoi fianchi «...pensa solo a reggerti forte.»

Non faccio tempo neanche ad arrossire che Colin ha già messo in moto il motore.

Mi avvinghio a Colin, tremante di paura, mentre lui, ad elevata velocità, sfreccia verso il passaggio a livello.

Vedo la sbarra cominciare a riabbassarsi. «Colin! Non ce la facciamo!» gli urlo.

Lui non risponde, e accelera ancora di più.

Ci siamo quasi.

In questo momento il tempo sembra scorrere sempre più lentamente..

Vedo la sbarra che minaccia di cadermi in testa, Colin piegato in avanti, avverto una voce dire di fermarci ma è troppo tardi.

Riusciamo a passare appena prima che la sbarra del passaggio a livello ci caschi in testa.

Tutta Colpa di un Pezzo di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora