🌻~2 Trasparente ~ 1° parte ~🌻

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Perciò, imbronciata e con la testa china sfilai l'anello dall'indice per portarlo all'anulare.

Perché è su quel dito che mamma e papà si erano scambiati il loro amore.

Il dito del cuore.

'Promesso.'

Continuavo a guardare quel sigillo d'amore sapendo che non avrei mai smesso di specchiarmi nel suo sguardo.

E nei suoi occhi che dello zaffiro non avevano più nulla.

Che avevano preso il colore della sua malattia.

Giallo.

Lo stesso della stanza dove non avrei più dormito.

E quello degli occhi che ricordo guardarmi per l'ultima volta.

«Etciù!»

Mi voltai di scatto verso quell'infarto sonoro.

Non ero sola.

«Malachi mi hai fatto...»

E mi bloccai.

Di nuovo.

Il ragazzo d'ambra dalle lunghe trecce aveva lasciato la sala d'attesa del mio incubo, per trafficare nell'angolo della cucina che preferivo: un piano in rovere incorniciato dal bianco di due colonne, come fossero le corde di un'altalena. Mi piaceva quell'angolo, era il degno sostituto di un tavolo che non sarebbe mai potuto entrare in quella casa, una finestrella su quel piccolo mondo. E forse la amavo proprio per questo, come fosse una spremuta di sentimenti in un bicchiere riempito fino all'orlo.

Era intima, il luogo ideale per una chiacchiera sussurrata sul vapore di un caffè alla luce fioca del mattino, ornato da un vaso di girasoli trasparente ora vuoto.

Quello su cui Malachi stava concentrando tutta la sua attenzione come un sarto col suo metro.

Ma in quel caso il vestito su cui stava lavorando, era decisamente troppo stretto per i miei gusti.

Mi alzai.

Ma mi mancava l'aria, come un corpetto stretto a morte che mi comprimeva il petto ogni volta che l'elastico attorno ai bastoncini davanti a lui si faceva più stretto.

E a ogni strattone, mi fermavo cauta, come fosse un due tre stella, finché non arrivai indenne davanti a lui.

Il sangue nelle orecchie mi ribolliva allo stesso tempo di quella musica che sentivo pompargli alta nelle cuffie.Ero bollente di rabbia.

«Ma.la.chi.» Strinsi i denti fin quasi a spaccarli.

Gli rivolsi lo sguardo indignato di un volpino incazzato e chiaramente non risultai neanche lontanamente convincente di fronte alla sua stazza.

Perchè non mi stava guardando.

I suoi occhi erano coperti dalle trecce afro, mentre si beava della vista del suo lavoro, come stesse osservando un pesciolino muoversi nel suo acquario nuovo di zecca.

«MALACHI!»

E alla fine mi guardò.

Dovevo aver urlato parecchio.

«Mh?» Il salvia del suo sguardo incontrò il mio, mentre io ero a tanto così da spaccare lo schienale dello sgabello davanti a me per la tensione.

«Cosa sono... quelli

«Fiori» disse con un sorriso innocente, che rese il celeste dell'occhio sinistro più luminoso. Aveva gli occhi diversi e non me n'ero mai accorta.

«Fiori.» La mia voce si irrigidì diventando marmo.

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