Ovatta nera

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Quando usciamo dal locale, Ruslan ci sta già aspettando fuori con la macchina accesa.

Edo mi apre lo sportello perché mi vede storto.

«Ce la fai?»

«Ce la faccio» rispondo infastidito, ma mica lo so. Invece ce la faccio. Edo entra subito dopo di me e mi trascino carponi dall'altra parte del sedile. Ok, ci sono.

Morelli sembra lucido e presente, ma boh, che cazzo ne so, io sto fuori come un balcone.

La mancanza di musica e di luce mi fa esplodere l'ovatta nera in testa. Ruslan parte. Ma per andare dove? Io voglio attraversare la notte.

«Vieni qui» mormora Edo, tirandomi piano per mano, ma cado lo stesso con la faccia sopra di lui e devo aggrapparmi alla sua gamba.

«Mi piace che non perdi tempo» scherza, mentre mi rimetto seduto, vicino a lui.

Lui appoggia il palmo aperto sulla mia coscia. Mi accarezza avanti e indietro, premendo un po'. Guardiamo entrambi il movimento delle sue belle dita che scivolano sopra i jeans. La testa formicola leggera.

«Dove vuoi andare, Jannik?»

Dove voglio andare? Mi piace il suo anello scuro e sottile sulla mano destra. Le sue dita spariscono sotto la mia coscia e mi agganciano la gamba, me la stringe. Ha le dita forti.

«All'Artemisia?» propone.

Penso alla 38. Mi viene in mente Filippo. Scuoto la testa.

«Ok, allora andiamo a casa mia» decide. Edo decide. Prende in mano la situazione. E' determinato. Sa sempre quello che vuole e lo vuole subito.

«Ci hanno scopato Valerio e Filippo.» Ah, ecco, dico tutto quello che penso.

«Beh, allora è perfetto. Per riallineare le lune.»

Ha lo sguardo diretto, le intenzioni chiare. Tutto l'alcol del mondo non può bastare per sostenere lo sguardo esplicito di Edo Morelli. E mi agito. Il cuore pompa forte. Lui sorride chinandosi sul mio orecchio, mentre i brividi mi pungono pure i piedi.

«Cazzo, mi fai impazzire, Jannik» mi stringe la gamba. Sto letteralmente scoppiando. Non pensare, non pensare, non pensare, Jannik.

«Portaci al Poggetto» dice Edo.

«Se hai da bere, però» preciso.

Edo mi prende per i capelli, ma senza farmi male - da quanto moriva dalla voglia di farlo? - mi tira verso di lui e mi dà un bacio sulla bocca, veloce.

«Tutto quello che vuoi.»

Poi mi dà un morso sul collo e poi di nuovo un bacio.

Le sue labbra sono più dure rispetto a quelle di Filippo. Che sono morbide e gentili, le labbra di Fili ti fanno innamorare sempre. Smettila, Jannik. La bocca di Edo è qui, adesso, e vuole solo la tua. E' esperto, non perde tempo. E ora voglio sentire il piercing sulla mia lingua. Perché non mi bacia per davvero? E' troppo intimo? Se è così però, m'incazzo.

La macchina si ferma davanti alla casa di Edo e Ruslan se ne va. Il selciato è assassino e inciampo tre volte, ma non cado. Arrivo alla porta e ci appoggio i palmi aperti. Un punto fermo, il resto galleggia. Appena entriamo, si accendono le luci soffuse e avverto quell'odore di solvente, ma molto meno intenso. La casa è in disordine, e mi piace, mi piace, mi piace, perché assomiglia alla mia testa. Arrivo davanti al divano e mi sorreggo con le mani alla spalliera. Che cazzo, sono in una centrifuga.

Edo mi abbraccia da dietro, mi sfila il piumino, mi stringe contro di lui per farmi sentire quanto ha voglia di me, wow, parecchia, mi morde il collo e chino la testa indietro sulla sua spalla. Non voglio pensare più a niente.

GabbianiWhere stories live. Discover now