89 Sono il vostro dio

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Oggi vorrei tanto dirti quello che è successo, vedere la tua reazione.

Ho atteso, atteso, atteso, ma stamattina ho avuto la conferma.

E non sei qui.

Però ti vedo, almeno quello.

Non ho mai smesso di sentirti dentro, e anche se la tua assenza è più ingombrante di una montagna, la sto sopportando.

Mi avevi detto che non mi avresti fatta sentire sola. Voglio crederti, Trevor. Aspetto  che tu mantenga le tue promesse, e mi aggrappo alla convinzione di non crollare sotto il peso delle mie perdite. Spero di non essermi mantenuta in equilibrio solo grazie alla consapevolezza che oggi ti avrei visto in Tv. 

Le telecamere ti inquadrano in continuazione, sai? Da te piove troppo, la gara non può partire e quella disgraziata di una regia non sa più che inventare per intrattenere il pubblico, evidentemente.

Si parla tanto di te, mio re. Si parla di noi. Te ne sei accorto? Probabilmente no, il gossip non ti piace. Ma tu piaci al gossip.

Qualche giornalista ha provato ad avvicinarti, ai box. Volevano solo farti qualche domanda, dare un senso a questa diretta durante la quale non accade nulla, ma tu hai risposto con un grugnito e ti sei girato dall'altra parte.

Sei proprio uno stronzo.

Sui social dicono che sei incazzato per quello che è successo a me, per il rogo del Sweety e per il fatto che sono sparita.

Tutti si chiedono dove io sia. Aleksandr Volkov ha fatto il minimo indispensabile per risolvere la questione in Italia, sai? Si è limitato a fornire un alibi a te e a far sparire i cadaveri sia dal mio locale che da quello di Alan. In un qualche modo è riuscito anche a far passare l'incendio per accidentale.

Stop.

Della notizia di un morto ammazzato nel mio appartamento non c'è traccia, ma non si è premurato di dare un senso alla mia sparizione che, guarda caso, coincide con il rogo.

In giro ho letto un sacco di ipotesi strampalate su quello che può essere accaduto tra noi, a noi. Ma nessuna è abbastanza strampalata da assomigliare alla realtà.

E sei inavvicinabile, incazzato.

Dicono che alle prove del circuito hai litigato con il pilota della Red Bull, che hai licenziato due meccanici e che sei arrogante e spocchioso con il pubblico.

E probabilmente è tutto vero.

Ma le tue quotazioni salgono. Hai ceduto una parte consistente del comparto produttivo per investire nuovi capitali sullo sviluppo delle intelligenze artificiali.

Hai sempre preferito finanziare le idee, per poi abbandonarle e affidarne il realizzo ad altri.

La compravendita dei pacchetti azionari di questi giorni ti ha fruttato due milioni di Sterline.

Andranno tutte in fumo tra poche ore e tu lo sai. Ma lo hai fatto lo stesso. Perché ti piace giocare. Ti piace vincere. Sei un sadico stronzo che non vuole sconfiggere l'avversario. Tu vuoi umiliarlo.

Non ti sarai neanche impegnato per dimostrare che non importa quanto tu sia ricco: sarai sempre più scaltro che ricco.

Sul circuito invece devi impegnarti, eh? Lì non sei il migliore, Trevor Baker.

A me non importa che tu lo sia.

Voglio solo che finisca, che finisca tutto in fretta. Così puoi tornare da me e io posso dirti quello che ho scoperto oggi.

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