Prologo

457 22 3
                                    

Era circa mezzanotte e io ero seduta nella mia cameretta, intenta a pettinare i capelli della mia bambola.

Udii improvvisamente un rumore strano in lontananza e, con un sospiro, misi la bambola sotto le coperte sul mio lettino, alzandomi in piedi.

Lentamente mi avvicinai alla porta, stringendo la maniglia fredda e girandola prima di uscire dalla stanza.

Quella sera faceva particolarmente freddo, così strinsi le braccia per scaldarmi mentre mi dirigevo di fronte alla rampa di scale che portava al piano inferiore.

I rumori di oggetti caduti a terra e altri che si rompevano continuarono ad aumentare mentre scendevo i primi scalini.

Sentii la voce di un uomo che cantava lentamente, pronunciando parole inventate che non riuscii a capire.

Giunsi a metà della rampa di scale, incrociando lo sguardo di un uomo con una bottiglia in mano e un sorriso sul volto.

Mi porse la sua mano invitandomi a raggiungerlo e io obbedii, scendendo gli ultimi gradini delle scale. Avanzai verso di lui a passi lenti, sentendo un vuoto nel petto che mi provocò un brivido lungo la schiena.

L'uomo si abbassò alla mia altezza, stringendomi le braccia e inclinando leggermente la testa. Poi, con dolcezza, accarezzò la mia guancia con il dorso della mano.

Sorrise mentre si alzava, stringendomi la mano e reggendosi per un attimo alla parete per non perdere l'equilibrio.

Prese la bottiglia di liquore che aveva appoggiato per terra e mi condusse con sé in salotto, accendendo le luci.

Si sedette sul divano e bevve un sorso di liquore, poi con un gesto mi invitò a raggiungerlo e a sedermi sulla sua gamba.

Storsi il naso per l'odore di alcol che emanava. Lui sorrise, posando un bacio sulla mia guancia e mi guardò per un attimo prima di appoggiare la testa sulla mia spalla, respirando il mio profumo. Poi, con gesti delicati, mi lasciò una serie di baci sulla pelle mentre posizionava la sua mano sulla mia coscia.

<Papà? Papà, cosa stai facendo?> chiesi, iniziando a provare disagio per dove mi stava toccando. <Papà, mi fai male...> aggiunsi con voce tremante, trattenendo a stento le lacrime e cercando di alzarmi, ma lui mi fermò, passando la lingua sul mio collo e invitandomi a tacere.

<Papà!> urlai, con le lacrime agli occhi, cercando disperatamente di liberarmi dalla sua presa. Tentai di alzarmi dalla sua gamba, ma lui mi trattenne, stringendomi sempre di più a sé. Mi dimenai con tutte le forze per liberarmi, ma ogni mio movimento sembrava solo alimentare la sua presa.

Presa dalla rabbia, lo colpii con forza sul collo e mi alzai immediatamente prima di correre via, lasciandolo alle mie spalle.

<Mamma?> dissi, asciugandomi le lacrime. Lei era posizionata sulla soglia del salone, che mi guardava incredula, con gli occhi lucidi e una mano sul cuore.

Deglutì a vuoto mentre si avvicinava con passo lento. <Torna in camera.> disse senza distogliere lo sguardo da mio padre ancora seduto sul divano. Non ribattei e obbedii alla sua richiesta, correndo su in camera.

Mi chiusi a chiave nella stanza e tornai sul letto. Con mano tremante, toccai la mia intimità, che ancora pulsava lievemente.

Mi misi sotto le coperte e abbracciai la mia bambola. Chiusi gli occhi, sperando di dormire e cercando di ignorare le urla provenienti dal piano inferiore.

The Promise 3Kde žijí příběhy. Začni objevovat