Sgranò gli occhi con sorpresa quando aprii. «Oh, ehi, pensavo non volessi aprire.»

Inspirai a fondo e guardai ciò che aveva in mano. «Che hai lì?»

«Un segno di pace.» Disse e frugò in un sacchetto. «Caffè, muffin al cioccolato e pastiglie per il mal di testa che sicuramente avrai.»

Ora mi sentivo anche in colpa per quello che gli avevo detto.

«Scuse accettate.»

«Davvero?»

«Certo.» Sorrisi ancora stanca. «Entra, vado in bagno.»

Non sentivo le voci delle ragazze per cui supposi non fossero in casa. Andai in bagno e mi stropicciai il volto davanti allo specchio. I rimasugli del mascara mi facevano assomigliare ad un panda e sembrava che avessi un nido tra i capelli.

Mi feci una doccia molto rapida, lavandomi anche i capelli, e uscii dal bagno avvolta da un asciugamano. Quando tornai in camera, Chen si era accomodato sulla sedia della scrivania.

Girò la testa e i suoi occhi scrutarono le mie gambe nude fino al mio volto ora meno sciupato di prima. «Mi fai uno spogliarello privato?»

«Ah-ah, molto simpatico.» Schioccai, aprendo l'armadio.

Recuperai delle mutandine e una felpa larga. Una volta vestita, lasciai cadere l'asciugamano a terra.

«Come sei entrato?» Domandai, andando verso la scrivania e mi sedetti sopra.

Aprì la bocca ma non rispose. Inarcai un sopracciglio, fermandomi dal prendere la pastiglia e lo guardai sospettosa.

«Seth mi ha detto i codici.» Confessò infine con un pizzico di colpevolezza.

Ovviamente. Annuii e ingoiai la pillola con un sorso di caffè. Era ancora caldo ed era dolce come piaceva a me. Appena diedi un morso al muffin quasi gemetti per il piacere, era troppo delizioso.

«Grazie.» Dissi a bocca piena.

Sorrise. «Felice che il mio gesto di pace sia stato accettato.»

«Ti avrei perdonato comunque.» Ammisi. «Mi dispiace essermi arrabbiata con te.»

«Be', era comprensibile la tua rabbia.»

Staccai un pezzo di muffin con le dita e scossi la testa. «No. Tu non hai fatto niente. Ti ho accusato ingiustamente...anche perchè le volte che siamo stati insieme, te l'ho chiesto io.»

Mi osservò in silenzio per un po'. «Mi dispiace per come ti ha trattata.»

Deglutii a fatica quel pezzo di muffin e abbozzai un sorriso. Avevo già pianto prima di andare a letto, avevo già pianto troppo in quella settimana, dovevo trattenermi almeno in quel momento.

«Anche a me.» Deglutii. «Ma è sempre stato onesto e mi ha davvero avvertita più volte sul fatto che mi avrebbe ferita. Non ho voluto ascoltarlo.»

«È stato un coglione e non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto.»

Alzai le spalle e sospirai. «È che...non so. Pensavo si fosse instaurata una sorta di amicizia, capito? Che non stesse con me solo per avere quello.»

La tristezza mi colpì ancora e una lacrima sfuggì al mio controllo ma la asciugai in fretta. Affogai il dispiacere in quel muffin.

Appoggiò una mano sul mio ginocchio nudo. «Non eri solo quello.»

Tirai su col naso e sorrisi triste. «Non hai sentito quello che ha detto.»

«So cosa ti ha detto ma lo conosco meglio di chiunque altro. L'ha detto solo per allontanarti.»

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