Capitolo 5 - PRIMA PARTE

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“C’è sempre un dopo che, prima o poi, ti spiega il prima”

William

Oggi è Venerdì e sono passati tre giorni da quando, per colpa della mia possessione, avversione e prepotenza, ho fatto perdere le staffe a Cassandra. Mi accorgo di quanto sia vero il detto “le parole feriscono più di una spada”, perché ogni parola taglia come un coltello affilato, lasciando una cicatrice dolorosa che non guarirà mai completamente. Ha ragione, merito la solitudine, merito che lei mi tratti in questo modo, merito che mi ignori, come se io non esistessi. É da quel momento che appena mi vede cambia strada, distoglie lo sguardo quando si incrocia con il mio, evita i posti che frequento di solito, va in palestra in orari in cui sa di non trovarmi e quando ho cercato di avvicinarmi, in risposta ho ricevuto un dito medio, per poi defilarsi a passo svelto.

Non faccio altro che pensare a quello che mi ha detto e ai suoi occhi infuocati, che sprigionavano puro odio. Ithan non si è fatto vedere, sa che gli aspetta una bella chiacchierata. Ammetto che non posso dargli tante colpe, perché non era a conoscenza del mio rapporto con lei. Però, cazzo, mi ha fucilato con quel tono di voce, nel momento in cui mi sono unito al loro tavolo. E come se non bastasse, dopo la sfuriata, ha seguito lei come un cagnolino, senza un minimo di considerazione nei miei confronti. Poteva approfittarne per chiedermi qualche dettaglio o farmi una ramanzina sul perché non gli avevo detto niente di noi due. Quindi, quella reazione, conoscendolo, mi ha fatto capire che è interessato a lei.

Questo vuol dire anche che in mia assenza chissà quante volte ci avrà provato. Lei ha ricambiato? É successo qualcosa di più tra di loro? Sono andati a letto? La mia mente è diventata una prigione di domande, dove ogni risposta che trovo sembra aprirne altre, creando un circolo vizioso dal quale non riesco a liberarmi. Del resto non è una novità, la mia testa ha sempre agito così: pensando all'infinito, senza una via d'uscita. Ma una cosa è certa: Ithan può star tranquillo, gli farò passare tutto e subito, senza nessun problema. Così si che posso riprendere a dormire sogni sereni. É il mio migliore amico, ma in questo momento non mi passa neanche per l'anticamera del cervello, ha superato una soglia a cui non doveva neanche accostarsi.

Giuro, che se lo ribecco a parlarci con malizia farà i conti con il mio destro. Per lui le ragazze sono solo una stanghetta nella sua lista di scopate e Cassandra non sarà di certo uno di quei nomi. Non ho raccontato niente a Thomas di quello che è successo, non mi va né di vedere né di parlare con nessuno. In questi giorni, che ho passato da solo, girando per l'università, ho notato un corso di scrittura creativa. Volevo entrare, seguire, ma prima che aprissi la porta, che era socchiusa, dallo spiraglio ho notato il corpo di una persona che conosco fin troppo bene. Quelle curve così generose, dalla forma matura e spigolosa.

Non ho potuto fare a meno che rimanere lì impalato, come un coglione, a guardarla imbambolato. Ha sempre lo stesso effetto su di me: un turbinio di emozioni mi travolgono come un fiume in piena, un fuoco arde con intensità nel mio petto, il battito accelera frenetico, il mondo intorno a me si trasforma in un luogo più luminoso, più vivo, mi sento come se fossi in volo e riuscissi a toccare le stelle, la mia esistenza prende colore con la sua presenza. Questo ha un solo nome: Cassandra. Allorché ho fatto dietrofront e sono andato in cortile a fumare una sigaretta, non volevo che per colpa mia non seguisse o dovesse rovinarsi l'umore alla mia vista.

Come me, anche lei ha sempre avuto questa passione per la scrittura, però io lo vedo come un hobby, invece in lei l’ho sempre vista come una passione, come io la vedo nei miei occhi quando disegno un progetto. Ha sempre cercato di reprimere questo suo desiderio per il volere dei genitori, per renderli felici e si è iscritta a medicina. Una figlia modello insomma.
Stamattina non ho avuto lezione e per questo mi sono svegliato giusto in tempo per pranzare. Rinchiuso nel mio alloggio, mentre rimugino sul letto a pancia in su e con le mani dietro la testa, intento a guardare il soffitto, sto per prendere una brutta decisione.

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