EPILOGO

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Shane restava stoicamente impassibile, ma Suncer ormai aveva imparato a decifrare ogni dettaglio del suo viso, dal leggero inarcarsi di un sopracciglio, al contrarsi della mascella, alla piccola vena che si gonfiava tra la tempia e lo zigomo. E in quel momento, nel freddo e imperturbabile cipiglio si agitava una tempesta.

Gli aveva già chiesto scusa quella mattina, quando dopo una notte di sesso, per quanto si fosse sforzato di non farlo muovere, entrambi si erano resi conto di aver davvero esagerato. Shane gli aveva detto che non era colpa sua, semmai avrebbe dovuto capire da solo che dopo sei giorni dall'incidente non avrebbe mai dovuto pretendere tanto dal proprio corpo.

Nonostante ciò lui si sentiva decisamente in colpa: sì, era stata una notte fantastica, avevano scopato come non succedeva da mesi, ma ogni volta che il suo sguardo si poggiava sul viso pallido dell'amante e sul suo stringere silenziosamente i denti a ogni più piccolo spostamento si sentiva male come se avesse anche lui una gamba rotta.

«Potrei andare al Tempio e chiedere a Elaij di darmi altra polvere di Papavero, cosa ne dici?» domandò, lanciando un'occhiata preoccupata alla coltre bianca e fitta che scendeva senza sosta oltre i vetri della finestra della loro cucina.

Shane tentò di accomodarsi meglio sulla poltroncina che Suncer gli aveva imbottito con tutti i cuscini che avevano in casa, la sua voce uscì con una nota lievemente stonata prima di riprendere il consueto suono baritonale. «Non dire sciocchezze, ci sarà almeno mezzo metro di neve per strada, ti ci vorrebbe un giorno intero ad andare e tornare.»

«Potrei ugualmente tentare.» Si offrì. Sarebbero potuti restare bloccati in casa anche per settimane, l'inverno di Vaeqa era impietoso.

«Suncer, sto bene,.»

Suncer si avvicinò, gli prese il viso tra le mani e lo guardò dritto negli occhi. «Non stai bene per niente, my love, e io non avrei dovuto spingerti a tanto.»

Shane sospirò. «Non mi hai spinto a fare nulla che non volessi, piantala con questa storia. Per il resto è un dolore sopportabile e passerà.» All'improvviso sorrise, uno squarcio azzurro nella tempesta. «Tu, piuttosto, tutto bene lì sotto?»

«Cos...?» Suncer avvertì un improvviso calore risalire dal collo fin a infiammargli le guance. «Tutto bene, sì, insomma, non è che sia stato così...» blaterava?

Il sorriso di Shane assunse una sospettosa sfumatura trionfale. «Non ti sei seduto spesso da quando ci siamo alzati.»

«Oh, in realtà...» Suncer gli puntò contro l'indice e assunse un'aria oltraggiata. «Tu! Razza di impudente!» Eppure era bello vederlo sorridere.

Il Sacerdote sollevò le spalle. «Era solo una costatazione. Sono lieto che stai bene, perché, visto il tuo entusiasmo di stanotte, non mi dispiacerebbe ripetere di tanto in tanto l'esperienza.»

Suncer scosse il capo e poi scoppiò a ridere. «Così sia, ma non occorre che tu ti rompa una gamba per ripetere, anzi non devi mai più mettere a rischio la tua vita, siamo intesi?»

Shane gli afferrò una mano e lo attirò piano vicino a sé. «Intesi.» Gli baciò il palmo e poi il polso. Dietro quei baci il suo sorriso si affievolì. «Mi spiace, era mio dovere tentare il tutto per tutto, ma mi rendo conto che ora c'è qualcuno che potrebbe sentire la mia mancanza.»

Suncer si curvò e gli avvolse il capo tra le braccia, appoggiando il viso contro la chioma nera. «Proprio così, non mi dispiacerebbe se qualche volta ti preoccupassi di essere un po' meno Sacerdote e un po' più egoista.»

«Lo terrò presente.»

«Bravo ragazzo. Ora, hai bisogno di altri cuscini?»

«Non ho bisogno di nulla.»

Suncer lanciò un'occhiata alla finestra, la neve cadeva così fitta che era difficile intravedere l'esterno. «Direi proprio che la festa è finita.» Sentì la testa di Shane premersi contro il suo petto e sorrise. «L'inverno è arrivato, puntuale come ogni anno e io l'adoro.»

La Festa di Inizio InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora