CAPITOLO 4

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Doveva essersi addormentato perché a un certo punto aprì gli occhi e dalla finestra strisciava una luce grigiastra e le lampade erano state spente. Quando era successo? Per quanto tempo aveva dormito? L'ultimo ricordo era lui che parlava a Shane, blaterando una marea di sciocchezze mentre gli stringeva la mano, e Naysh che sembrava una statua con le mani protese e le pupille dilatate.

Aveva addirittura pregato un Dio di cui non ricordava nemmeno il nome.

Qualcosa gli scivolò dalle spalle, abbassando gli occhi notò una coperta. Chi gliela aveva messa addosso? Si guardò attorno e notò che Niko era ancora nella stanza e stava bendando la gamba di Shane, mentre invece dov'era finito il giovane Sacerdote della Telecinesi? Dov'erano finiti tutti?

Con un brivido si voltò a guardare Shane. Respirava piano, ma in maniera più regolare, sembrava dormire. «Oh, thanks God!» bisbigliò. E la gamba era ancora al suo posto.

No, non grazie a Dio, grazie a quel mingherlino dagli occhi enormi! Avrebbe dovuto trovare il modo di sdebitarsi.

Si spostò lentamente, aveva ancora la mano agganciata a quella di Shane, ci volle un po' per separare le loro dita. Si sentiva completamente intorpidito per aver passato tutta la notte seduto scomodamente sul pavimento. Si alzò con cautela, si stiracchiò, poi si chinò per poggiare le labbra sulla fronte del suo amante e rimase in quel modo per qualche istante. «It's ok, sweety, it's all ok,» mormorò, ma non si sentiva del tutto tranquillo, la notte appena trascorsa aveva lasciato gli stessi strascichi di un orribile incubo e lui doveva accertarsi che le cose fossero davvero andate per il verso giusto. «Ehi? Niko, dov'è andato Naysh?»

«Il nobile Naysh sta riposando, era esausto.» Il servo non staccò gli occhi dal suo operato e solo quando fu soddisfatto della fasciatura pose su Shane una coperta e ricambiò lo sguardo di Suncer. «Non perderà la gamba. Ora, se volete scusarmi, devo andare a lavarmi. Manderò qualcuno a sistemare qui.» Prese la bacinella piena di pezze sporche di sangue e uscì, senza dire altro.

Sistemare? In effetti quella stanza somigliava più a un campo di battaglia che a una camera da letto.

Rimasto solo, Suncer si disse che, oltre a parlare con Naysh, sarebbe stato opportuno portare via Shane da lì.

Incerto se andare in cerca di qualcuno o rimanere per non lasciare solo Shane, attese quanto bastava a che la porta si aprisse di nuovo. Entrarono dei servi con una barella, preceduti da Elaij. Il cerusico del Tempio del Vento gli fece appena un cenno di saluto e si avvicinò a controllare la fasciatura e la gamba di Shane e poi invitò gli altri ad accostarsi.

Suncer si spostò davanti alla porta, osservando il Sacerdote di fronte a sé. «Dove pensate di portarlo?»

«In una stanza pulita con un letto comodo.» Elaij lo scrutò con la perplessità di chi ha risposto a una domanda ovvia.

«Solo questo?» insistette Suncer, senza muoversi.

Elaij lo guardò corrucciando le sopracciglia. «Che intendete?»

«Dovete fare delle medicazioni particolari alla ferita?»

«No, il Sacerdote della Telecinesi ha riconnesso i tessuti, ma deve stare a riposo fino a quando l'osso non si sarà rinsaldato e ci vorranno alcune settimane.»

«Allora, devo chiedervi di riportarlo a casa.»

Elaij gli si fece davanti, non aveva un fare minaccioso, quanto meno non ancora, ma iniziava a essere diffidente. «Questa è casa sua.»

Suncer scosse la testa. «Shane è un Senza Compagno, non vive più al Tempio da anni. Credo che starebbe meglio a casa propria. Posso occuparmi io di lui fino a quando non recupererà completamente l'uso della gamba.» Lanciò un'occhiata a Shane, al viso esangue in cui si vedeva ancora chiara la traccia della sofferenza, si umettò le labbra e aggiunse: «Per favore.»

La Festa di Inizio InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora