{ Finally, My Revenge. }

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MAIA'S POV

Perché doveva succedere sempre tutto al momento sbagliato?
Se solo Percy avesse ritardato di qualche minuto, non avrebbe visto nulla e non avrebbe sofferto. Beh, come ormai abbiamo capito tutti, ero buona solo a creare grattacapi a mio fratello. Congedai immediatamente Nico con un bacio sulla guancia, prima di partire all'inseguimento di quella cocciuta Testa d'alghe. Non perdersi in quei mille corridoi tutti uguali era impossibile ma, dopo qualche vicolo cieco di troppo, riuscii a raggiungere la stanza che il direttore dell'Istituto aveva assegnato a Percy.

Bussai con decisione, sperando con tutta me stessa che lui si decidesse a comportarsi da persona matura e aprisse la porta. Di tutta risposta ricevetti solamente dei singhiozzi, resi ovattati dalla pesantissima porta in legno scuro.

- Percy! Ti prego! -

Dopo qualche imprecazione e una dozzina di suppliche, il figlio di Poseidone si degnò di aprirmi la porta. La conversazione verteva su Nico, ovviamente. I sensi di colpa iniziarono a tartassarmi senza sosta , facendomi sentire un essere orribile. Per un secondo pensai di darla vinta a Percy, lasciandogli campo libero con Nico, ma più ci riflettevo, più capivo che non potevo ignorare i sentimenti che erano ormai sbocciati per quel nano dai capelli scuri. Perdi il sorriso e donalo a lui, mi dicevo nella mente, ma il mio cuore me lo vietava categoricamente.

- A me va bene, sorellina. Non farti problemi per nulla. -

Lui mi scompigliò i capelli, in un gesto fraterno che da sempre avevo collegato solamente ad Alex. Alex.. Dii Immortales, quanto mi mancava il mio fratellone.
La chiacchierata tra fratelli si concluse con uno di quegli abbracci spacca-ossa , tanto forti da distruggerti e ricostruirti in un colpo solo. Percy aveva accettato quello che provavo, anche se sarebbe stato geloso per un bel po', ma prima o poi ci avrebbe fatto l'abitudine.

- Ti auguro il meglio, sorellina. Però... Quando lo farete, evita di portarlo nello nostra cabina! Io voglio dormire! -

Quella frase mi fece scoppiare a ridere e , al contempo, arrossire. L'amore, nel senso più fisico del termine, mi aveva sempre attratta e respinta. La classica timidezza e vergogna nei confronti di qualcosa di sconosciuto, tutte quelle aspettative che si tramutano in film mentali. Gli tirai un giocoso pugno sul braccio e , dopo averlo salutato, mi apprestai ad uscire dalla sua stanza. Però Percy mi afferrò per il polso prima che potessi dileguarmi.

- Domani andiamo a cercarla, dobbiamo mettere una fine a questa storia e tornarcene a casa. Preparati alla tua prima caccia, sorellina. -

Mi ero abituata ormai all'idea di dover combattere quella sirena, che faceva parte del nostro stesso albero genealogico , a quanto mi pareva di aver capito. La cosa strana venne dopo.

- Non avvisare Nico, né Will , né gli altri due cacciatori. Ce la sbrighiamo da soli, intesi? -

Anche se non era pienamente d'accordo, annuii. Scappai in camera mia e iniziai subito a radunare le mie cose e a metterle nello zaino che mi stava facendo da casa ultimamente, dato che conteneva tutti i miei affetti e i miei effetti personali. Del tessuto lucido nero, ben piegato sul letto, attirò la mia attenzione, piuttosto sviata dai mille pensieri che percorrevano la mia mente. Era una tenuta da cacciatrice, la prima di una lunga serie. C'era anche un biglietto , appuntato con uno spillo all'interno di una tasca.

" Una Cacciatrice non combatte senza tenuta. P.B. "

Meno male che Peter era riuscito a procurarmela in tempo per la Caccia del mattino seguente. Durante quella nottata non riuscii a chiudere occhio. Rimasi tutta la notte a fissare il paesaggio notturno al di fuori della finestra. Mi ero rannicchiata sul piccolo davanzale , schiacciando la parte destra del mio corpo contro il vetro freddo della finestra. Tutto sembrava così calmo ed in perfetta armonia. Le stelle brillavano di una luce pallida e delicata, come la luna, che sembrava fissarmi da lontano.

Il mattino dopo fu Percy a scrollarmi giù dal davanzale, rischiando di farmi cadere a terra come un sacco di patate. Gli ordinai di andare fuori ed aspettarmi all'uscita , per avere un minimo di privacy mentre mi cambiavo, anche se i miei intenti erano di tutt'altra natura. Presi un piccolo foglietto e , con precisione certosina , scrissi esattamente cosa stavo per fare insieme a Percy. Se avessimo dovuto aver bisogno di aiuto, Nico e gli altri dovevano avere almeno una vaga idea di dove trovarci. Dopo essermi strizzata in quella tenuta talmente attillata da farmi sentire soffocata ed essermi legata i capelli in una coda alta e stretta, mi diressi verso l'uscita, facendo attenzione a non perdermi lungo il tragitto. Feci scivolare il biglietto sotto la porta della stanza di Nico, dopo aver aggiunto le sue iniziali come firma.

Più andavamo camminando sulla riva del Tamigi, più la sensazione di aver trovato la ladra si faceva forte in entrambi. Ormai avevamo le coordinate esatte, bisognava solo raggiungere quel punto e riprenderci ciò che apparteneva a nostro padre.
Ci eravamo allontanati un bel po' dalla città e i grandi, lussuosi palazzi del centro sembravano un grandissimo ricordo. Avevamo raggiunto una zona piuttosto paludosa, dove le varie bonifiche effettuate negli anni avevano avuto un effetto minimo, quasi impercettibile.
All'improvviso, un rumore mi distolse dai pensieri che stavo coltivando.
Una figura iniziò ad emergere lentamente dall'acqua. Era terribilmente bella, quel genere di bellezza che ti turba nel profondo e ti fa squagliare le viscere nel ventre. Lunghissimi capelli viola erano per metà della lunghezza immersi nell'acqua paludosa ed inquinata di quel fiume, mentre due fiammeggianti occhi gialli vagavano sui nostri ignari visi. La cosa più sconvolgente fu vedere la sua coda, un insieme di scaglie dalle mille sfumature di verde, ocra e violetto, lucenti nonostante la sporcizia.

- Finalmente ci incontriamo, mia cara. Il mio nome é Arabella, ma bada bene di lavarti la bocca prima di pronunciarlo. -

Il suo sguardo si posò su di me, perforandomi in un tempo record. Mi sentivo come sotto accusa e la sensazione si intensificò quando le labbra della sirena, simili a vermi, si contrassero in un sorriso maligno, somigliante ad un ghigno crudele.

- Avevo già provato ad avvicinarti tempo fa , quando eri ancora una bambina. Ti ricordi quella volta al parco, vero? -

La sua voce melodiosa mi stava portando in uno stato di trance , soporifero ma allo stesso tempo pieno di vita. Con qualche potere a me ancora oscuro, mi mostrò un'immagine. C'ero io, avevo all'incirca nove anni, con un gelato in mano davanti ad uno dei laghetti del parco vicino a casa McBright. Due occhi d'un inteso colore giallastro mi fissavano da sotto il pelo dell'acqua. La figura era decisamente più brutta di quella che in questo momento mi si parava davanti, ma quello sguardo era inconfondibile. Mio fratello Alex mi aveva trascinata via, spaventato da quella creatura, proibendomi di giocarci. Me lo ricordavo come se fosse ieri.

- Volevo dirti tutta la verità ma, come credo avrai notato, sono costretta ad attirare l'attenzione per poter aver la tua, mia cara Maia. Una piccola vendetta per una semplice sirena esiliata, non credi? Ma è tutta colpa tua se sono stata costretta a lasciare gli Stati Uniti e tornare qui, lo sai? -

Fece una pausa teatrale, sguazzando in quell'acqua stagnante con la sua immensa coda squamata.

- Io sapevo di tua madre e tuo padre, li avevo visti insieme varie volte. Sapevo della tua imminente nascita, sapevo che tuo padre aveva rotto il patto dei Pezzi Grossi per l'ennesima volta. -

Il suo sguardo andò a posarsi su Percy, sempre con quel ghigno appena accennato sulle labbra.

- Due figli semidivini in una decade, bel colpo, no? No. Appena tuo padre scoprì che ero a conoscenza della tua esistenza, venne a parlarmi, intimandomi il silenzio. Ma io volevo essere giusta e onesta, pensavo di informare il Re degli Dei. Tuo padre mi esiliò, proibendomi di abitare nella sua reggia o nei pressi di essa, come facevo da tempo immemore.
Devi pagare. -

A quel punto , con uno schiocco di dita , fece apparire il mastodontico tridente di mio padre, rigirandoselo abilmente tra le mani.

- Tutto il suo potere risiede qui dentro, sapete? Il vostro potere é legato a quello di vostro padre, quindi se distruggessi questo bel gioiellino ucciderei anche voi. Ora, io non voglio essere crudele con dei poveri giovani innocenti , ma qualcuno deve pur pagare per l'ingiustizia di vostro padre, quindi voglio proporvi un bello scambio. -

Quando udii le parole che seguirono il suo monologo, il sangue mi si gelò nelle vene. Percy iniziò subito a discutere con la sirena, ottenendo solo ringhi e sibili.

- La tua vita in cambio del tridente. -


Daughter Of PoseidonWhere stories live. Discover now