{ Unexpected. }

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NICO'S POV

Quel posto era un dannatissimo labirinto. Mi sarò perso almeno una ventina di volte solo il primo giorno, tentando di trovare la strada giusta che portava dalla mia stanza all'infermeria. Erano passati due lunghissimi giorni e Maia non si era ancora ripresa. Anche gli altri due Cacciatori , Chase e Peter, ne erano preoccupati, visto che era piuttosto insolito. Al riguardo avevo una mia personale teoria: se il sangue d'angelo, o così avevo capito dalle loro lunghe e noiose discussioni, era meno presente in Maia che in loro, forse le loro cure facevano meno effetto. Il tempo passava lento, sgocciolando tra le nostre mani e lei non ne voleva sapere di riprendere conoscenza.
All'insaputa di tutti passavo ogni notte in quella stanza insieme a lei, tenendole la mano ghiacciata sperando in un minimo movimento, un segnale che mi desse la certezza che fosse ancora viva.
In quei giorni avevo imparato moltissime cose su questi " Nephilim" , ma tutte le storie che i due ragazzi raccontavano mi sembrano tante frottole. Lo stesso effetto faceva loro il sentir parlare di noi semidei, considerati più leggende estinte dei vecchi racconti greci che persone reali. Scoprii inoltre che i due ragazzi erano Parabatai , cioè legati da questo vincolo di devozione eterna, molto più forte dell'essere semplicemente fratelli di sangue. Si vedeva da come si guardavano e prevedevano l'uno le mosse dell'altro. Anche quando ci avevano salvato , e mi dava fastidio ammettere che saremmo stati spacciati senza di loro , combattevano come fossero un'unica entità, ma con due corpi distinti. Ci avevano mostrato anche le rune, come quelle parabatai che avevano disegnate sul petto, ma anche un Iratze, quella che era stata disegnata a Maia tempo prima e anche dopo la battaglia, proprio da Peter.
Raggiunsi nel frattempo la grande sala da pranzo, così grande quando vuota, visto che gli abitanti di quel luogo erano ridotti al minimo storico.
La stanza sarebbe stata vuota, se non per la presenza di Percy e Peter, che discutevano animatamente, seduti a tavola. Non mi interessai nemmeno alla loro conversazione, tirando dritto verso il corridoio, dove speravo di non perdermi nuovamente. Le stanze erano tutte uguali e spoglie, con grossi mobili in legno massiccio, intarsiato con cura, che però rendevano l'ambiente pesante, insieme alle spesse tende di velluto. Tutto in quel posto aveva un'aria ottocentesca, quasi vittoriana, se non mi sbaglio.
Il giorno prima, mentre erravo per quella specie di castello senza fine , mi ero imbattuto in una iscrizione nel cortile.

" Pulvis et Umbra sumus "

Le mie conoscenze del latino erano davvero limitate a quel poco che avevo appreso al Campo Giove, mentre mi fingevo l'ambasciatore di Plutone. In seguito ero stato nella biblioteca e ne avevo trovato il significato: non siamo che polvere e ombra . Beh, il concetto di essere un' ombra mi si addiceva particolarmente, ma non riuscivo a cogliere nel dettaglio la filosofia dietro quella frase.
Finalmente, dopo essermi smarrito per altre tre o quattro volte, giunsi davanti alla porta dell'infermeria e la spalancai, volgendo subito gli occhi al letto dove dormiva Maia.

Vuoto.

No, questo non era davvero possibile. Fino a qualche ora prima era lì, distesa inerme tra quelle anonime lenzuola bianche, e ora?
La paura iniziò ad assalirmi pian piano, devastandomi il cuore. E se le fosse successo qualcosa?
Quel timore prese possesso di me, portandomi a vagare per le stanza vuote, questa volta di mia spontanea volontà.
La ricerca continuò per ore e , dopo aver informato anche Peter e Percy, dal quale mi beccai addirittura qualche insulto, corsi fuori nel cortile per prendere una boccata d'aria fresca.
Il cielo era grigio e coperto di nuvole d'ovatta, che si mischiavano allo smog della città inglese. Una pioggia persistente batteva contro il lastricato, producendo un ticchettio dall'aria rilassante. Volsi lo sguardo all'iscrizione, ma prima che potessi concentrarmi di nuovo su quelle parole, notai una figura sullo sfondo del cortile. I vestiti erano completamente fradici e aderenti al corpo , sul quale l'acqua scorreva , con le goccioline illuminate dalla luce rosata di quell'ora particolare. Il tramonto si stava avvicinando e il cielo iniziava a tingersi lentamente di mille sfumature di arancio e di rosa, quel grande capolavoro che le Esperidi compivano ad ogni vespro. Afferrai un ombrello , il più vicino , e mi avvicinai alla ragazza, convinto che fosse proprio la persona che stavo cercando.

Daughter Of PoseidonWhere stories live. Discover now