Zoe - Interludio I - 2/2

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Annuisco e lascio che la scatola finisca nelle tue mani. Il peso, sproporzionato rispetto al volume, ti fa vacillare per un breve attimo.

«Hai per caso un taglierino? Voglio aprirlo subito» affermo con sicurezza, la stessa che mi spinge a compiere il primo passo verso la tua stanza. Un odore di cannella e vaniglia mi avvolge. Mi guardo intorno e il troppo ordine salta subito all'occhio. Sento la delusione bruciare: speravo di cogliere qualsiasi altro elemento che potesse raccontarmi di te prima che sia tu stesso a farlo. Invece l'appartamento è la copia speculare del mio, ma sembra tu non ci abbia vissuto affatto. 

Mi volto e noto che hai poggiato la scatola sul piano cottura accanto il bollitore, che è già acceso e rilascia un borbottio gradevole, decorando così il silenzio in cui siamo tornati senza che questo ci faccia sentire in imbarazzo. 

«Prima volta a Tokyo?» mi chiedi mentre sei di spalle e con un movimento deciso tagli la parte superiore del cartone. 

«Sì, è per il Mineral Show; il mio relatore voleva che rappresentassi l'università dell'Arizona e lo studio che ho elaborato per la tesi del mio master». 

Mi avvicino in punta di piedi guardando oltre le tue spalle. Una nuvola di profumo mi avvolge: è il tuo odore, un misto di resina e legna. È dolce, sembra miele. Ma c'è una nota un po' stonata che lo rende ancora più intenso e voluttuoso. 

«Ecco perché risiedi qui all'isola di Odaiba» ribatti in un sussurro, sollevando lo strato di cartone ormai ridotto a una semi poltiglia a causa della pioggia. Il residence studentesco è il più vicino al luogo in cui si terrà l'evento e a giudicare dal quartiere ultra moderno, anche di recente costruzione. L'interno della scatola è sommerso di minerali di varie forme e dimensioni, alcuni dal taglio netto, altri dai contorni più smussati. 

«Perfetto, è tutto integro».

Mi lascio andare a un sospiro di sollievo. 

«Mi pare proprio il contrario, sembrano tutti frammenti e schegge» farfugli mentre ti pieghi alla ricerca delle tazze e della scatola del tè in un ripiano del mini angolo cottura. 

«Credimi, ho avuto a che fare con questi minerali così a lungo che ognuno di loro nella mia testa ora ha un soprannome, quindi direi di conoscerli fin troppo bene». 

«Tipo?».

«Quel pezzo di quarzo rosa è Babe».

«Come il maialino coraggioso?».

Annuisco, serissima. 

Le tue spalle sussultano ancora, sei incapace di frenare una risata e sono felice di ciò: voglio vedere il tuo volto illuminarsi ancora, a costo di rendermi ridicola più e più volte. 

«Parlami del tuo studio: di che cosa si tratta?». 

La tua voce ha cambiato tonalità, ora è più bassa. Ti osservo immergere la bustina di tè nero nell'acqua bollente che hai versato in due tazze di ceramica bianca, le stesse che ho trovato io nel mio appartamento. Viviamo in due stanze speculari, con lo stesso mobilio e la stessa vista sul Rainbow Bridge, eppure non ci conosciamo affatto. Questo pensiero mi dà un senso di smarrimento. 

«Prima tu, Theo. Di che cosa ti occupi?». 

Sollevi un sopracciglio, colpito dalla mia abilità di spostare l'attenzione su di te. 

«Studio psicologia». 

Con questa risposta sprofondi di nuovo in un alone di mistero. Mi allunghi una delle due tazze e quando l'afferro le nostre dita si sfiorano. La mia mente imprime la sensazione dell'averti toccato per la prima volta e ciò ha il potere di imbambolarmi. È l'ovulazione, è decisamente quella. O magari il fatto che io non esca con un ragazzo da più di sei mesi a causa dello studio di questi stramaledetti minerali a cui sono legata in modo quasi anomalo. 

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora